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Mobilità sostenibile nelle regioni

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
La mobilità svolge indubbiamente un ruolo importante per lo sviluppo regionale. Nella nostra economia basata sulla divisione del lavoro, l’accessibilità delle aree urbane – ma anche di quelle rurali – è un fattore di localizzazione decisivo.
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Con i Programmi di sviluppo strategico per le strade e le ferrovie nazionali e i rispettivi fondi di finanziamento, la politica dei trasporti garantisce le infrastrutture di base ma promuove al tempo stesso lo sviluppo di soluzioni di trasporto e mobilità sostenibili. A sostenere queste soluzioni sono però anche altri strumenti, come il Programma Traffico d’agglomerato (PTA), la Nuova politica regionale (NPR), Interreg, i Progetti modello Sviluppo sostenibile del territorio (MoVo), Innotour o l’Ufficio di coordinamento per la mobilità sostenibile (COMO). Questo numero di regioS analizza le sfide legate allo sviluppo di soluzioni sostenibili per i trasporti e la mobilità e presenta gli strumenti di finanziamento disponibili, in particolare per gli attori regionali.

Nell’odierna società globalizzata, un sistema di trasporti efficiente e accessibile rappresenta un vantaggio competitivo fondamentale. Senza collegamenti efficienti, intere aree rischiano di trovarsi rapidamente isolate. In virtù dell’obiettivo politico di favorire un’occupazione decentralizzata del territorio sancito dalla legge federale sulla pianificazione del territorio (LPT), l’accessibilità delle regioni riveste un’importanza politica e sociale particolare e contribuisce alla coesione nazionale al di là delle barriere culturali e sociali. Secondo il Piano settoriale dei trasporti, che delinea la strategia del Consiglio federale in materia di mobilità, tutte le regioni devono potersi sviluppare in modo adeguato.

In Svizzera, puntare su una mobilità che garantisca pari opportunità non è un obiettivo di facciata, ma un’esigenza nazionale, sia che si parli di centri urbani, di agglomerati, di aree rurali dell’Altopiano o di regioni di montagna. Secondo Nicole A. Mathys, capa della sezione Dati di pianificazione dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE), non è un caso che la Svizzera disponga di una delle reti di trasporto più fitte al mondo con circa 83 300 chilometri di strade e 5200 chilometri di linee ferroviarie. Non c’è praticamente luogo nel Paese che non sia servito dai trasporti pubblici. Persino a Juf (GR), il paesino più alto d’Europa che conta una trentina di abitanti, c’è un servizio di autopostale giornaliero con cadenza bioraria.

La popolazione svizzera fa largo uso di quest’ampia offerta: otto lavoratori su dieci sono pendolari e in media impiegano circa un’ora per i tragitti casa-lavoro. Il traffico del tempo libero è ancora più importante: secondo il microcensimento mobilità e trasporti (MCMT) è responsabile di quasi la metà delle distanze giornaliere percorse (44 %). Che si tratti di lavoro o di attività di svago, la mobilità è intrinseca alla società moderna. Le strade, le ferrovie, i percorsi ciclabili e pedonali e i mezzi di trasporto che utilizziamo non sono però spuntati dal nulla, ma sono stati costruiti nell’arco di decenni. Sono il risultato di innumerevoli sforzi promossi all’intersezione tra territorio, tecnica, scienza, società e politica.

Un compito estremamente complesso

Sviluppare i trasporti e la mobilità in un’ottica di sostenibilità è un compito estremamente complesso. Da un lato, le «Prospettive di traffico 2050» elaborate dal Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni (DATEC) si basano su almeno sette tendenze determinanti, una trentina di fattori di influsso e un centinaio di variabili. Dall’altro, la progettazione di soluzioni di trasporto e di mobilità coinvolge molti attori della Confederazione, dei Cantoni, delle regioni e dei comuni, come evidenzia Nicole A. Mathys dell’ARE. Questo richiede conoscenze e competenze in diversi ambiti, per esempio quelli dei trasporti, dello sviluppo territoriale, dell’ambiente, dell’edilizia residenziale e dell’energia. A livello nazionale la responsabilità delle infrastrutture di trasporto spetta al DATEC. Tuttavia, anche i Cantoni e i comuni hanno obblighi in questo campo, in particolare per quanto riguarda la costruzione e la manutenzione delle strade cantonali e comunali, il trasporto pubblico locale e regionale e lo sviluppo della mobilità lenta. Nel progettare una mobilità sostenibile e in linea con le esigenze economiche, sociali ed ecologiche, questi attori sono chiamati a coordinare per quanto possibile gli interessi della società e dell’economia tenendo conto dello sviluppo degli insediamenti e del rispetto dell’ambiente.

Le Prospettive di traffico 2050 delineano, sulla base di quattro scenari, l’evoluzione possibile della mobilità e dei trasporti fino al 2050 (cfr. riquadro). Dall’analisi emerge chiaramente che in generale il traffico continuerà ad aumentare, ma a un ritmo più lento rispetto alla popolazione. Già oggi, i limiti di capacità sono stati raggiunti in diverse località. Per questa ragione, il Piano settoriale dei trasporti prevede che in futuro le capacità di trasporto di merci e passeggeri dovranno essere utilizzate con maggiore efficienza ed essere potenziate in modo mirato. Inoltre, in tutti i sistemi di trasporto sono necessari miglioramenti in termini di efficienza energetica in modo da ridurre le emissioni di gas serra e azzerarle entro il 2050. Questo obiettivo può essere raggiunto solo attraverso un processo di trasformazione. Nicole A. Mathys pensa che in futuro le offerte di mobilità dovranno essere maggiormente sostenibili, trasparenti, flessibili, interconnesse, comode, facilmente fruibili e a zero emissioni di CO2. Inoltre, il trasporto individuale motorizzato dovrà essere ridotto, mentre il trasporto pubblico andrà ulteriormente potenziato.

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Migliorare la mobilità riducendo il traffico

In Svizzera i progetti nel settore della mobilità sostenibile possono usufruire di numerose possibilità di finanziamento, come illustra la panoramica dei programmi di promozione. A livello regionale, gli sforzi si concentrano non tanto sui grandi progetti infrastrutturali – come la galleria del Rosenberg sull’A1 a San Gallo, l’ampliamento della linea ferroviaria lungo il versante sud del Giura o l’acquisto di nuovi mezzi di trasporto – che rientrano nella politica dei trasporti di competenza della Confederazione, quanto piuttosto sulla promozione di nuove soluzioni di mobilità e di offerte di servizi che ottimizzano i sistemi esistenti e riguardano per esempio il traffico pendolare o professionale, il traffico turistico e quello del tempo libero. Secondo Nicole A. Mathys, sono necessarie iniziative che favoriscano la riduzione del traffico in generale e il cambio di comportamento degli utenti della circolazione e che vadano nel senso di un potenziamento della rete di piste ciclabili e vie pedonali promuovendo il passaggio al trasporto pubblico. Servono inoltre misure di pianificazione del territorio che contribuiscano a migliorare la qualità e l’attrattiva degli insediamenti e consentano agli abitanti di coprire la maggior parte delle loro esigenze quotidiane nelle immediate vicinanze. I bisogni di mobilità, che continuano malgrado tutto ad aumentare di pari passo con il benessere, andranno soddisfatti in modo non solo più efficiente, ma anche più ecologico e meno inquinante.

La sfida più grande a livello di pianificazione sta nel far convergere gli interessi di tutte le parti interessate e nell’unire le forze per uno sviluppo coerente. Oltre alla pianificazione generale dei trasporti della Confederazione attraverso il Piano settoriale dei trasporti, i Programmi di sviluppo strategico per le strade nazionali (PROSTRA) e per l’infrastruttura ferroviaria (PROSSIF) e i programmi d’agglomerato – finanziati attraverso il Fondo per l’infrastruttura ferroviaria (FIF) e il Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA) – tutti i Cantoni dispongono di strategie di mobilità, piani direttori e strumenti di pianificazione propri. Lucerna, per esempio, basa l’attuazione sul programma di costruzione delle strade cantonali, sul rapporto relativo al trasporto pubblico e sulla pianificazione cantonale della ciclomobilità. Tutti questi strumenti verranno riuniti in un nuovo programma integrato della mobilità che permetterà al Cantone di coordinare la sua azione con le regioni e i comuni. Nicole A. Mathys osserva che tra gli enti, gli organismi e i livelli di intervento considerati si sta facendo strada una visione condivisa di quelli che devono essere i contenuti della pianificazione di una mobilità sostenibile e lungimirante: ossia evitare il traffico, trasferirlo e renderlo più sostenibile e interconnesso.

Priorità diverse

In sede di attuazione le priorità variano a seconda della regione e del tipo di traffico. Nelle città e negli agglomerati l’accento è posto sulle misure per contrastare i picchi di traffico e i tempi di attesa in colonna, mentre in molti comuni dell’Altopiano come Niederbipp (BE), Obergösgen (SO) o Winznau (SO) le sfide principali sono rappresentate dal traffico pendolare e dalla pianificazione degli insediamenti. Secondo uno studio di Pricehubble, una società specializzata nell’analisi dei dati immobiliari, l’evoluzione osservata in questi tre comuni è sintomatica di quella riscontrabile in molte altre località svizzere: pur essendo in piena campagna, stanno diventando «comuni dormitorio» per via degli alloggi relativamente più convenienti e della vicinanza alla città di Zurigo (al massimo un’ora di tragitto in auto). Ancora più economico è lavorare a Basilea e abitare nel Giura, per esempio a Haute-Sorne, Moutier o Develier. Anche i comprensori di alcuni centri intra-alpini, come Visp o St. Moritz, sono confrontati a dinamiche di mobilità e di insediamento simili. Nei periodi di alta stagione, le grandi destinazioni turistiche alpine devono affrontare problemi analoghi a quelli degli agglomerati e delle città: ingorghi e parcheggi sovraffollati. Nelle regioni di montagna periferiche e nelle valli laterali discoste, le sfide sono molto diverse: si tratta di lottare contro lo spopolamento e di mantenere i collegamenti di trasporto pubblico.

Per ora non è possibile prevedere quali scelte politiche future potranno accelerare la trasformazione della mobilità rendendola più sostenibile. La leva più importante è senza dubbio il traffico stradale, responsabile di circa un terzo del consumo totale di energia. In Svizzera, il tasso di motorizzazione è elevato e si attesta a circa 550 auto ogni 1000 abitanti, mentre l’efficienza energetica è estremamente bassa. Ciò è dovuto principalmente all’alto numero di auto di grossa cilindrata in circolazione, la maggior parte delle quali utilizzate per tragitti con un solo occupante. Le emissioni medie di CO2 prodotte dalle auto nuove in Svizzera sono tra le più alte d’Europa. Secondo Nicole A. Mathys non vi sono alternative: bisogna rendere il trasporto su strada più efficiente dal punto di vista energetico e meno inquinante. Con la Roadmap mobilità elettrica la Confederazione punta a fare in modo che la quota di veicoli con spina di nuova immatricolazione (auto elettriche pure e ibride plug-in) raggiunga il 50 % entro la fine del 2025. Un altro potenziale ampiamente inutilizzato è la gestione del traffico basata sui dati al fine di permettere un uso più efficiente dei mezzi di trasporto e delle infrastrutture. 

A detta di Nicole A. Mathys, nel settore del trasporto individuale motorizzato, che attualmente rappresenta il 70 % dei costi esterni generati dal traffico, ovvero 14 miliardi di franchi all’anno, sussiste un potenziale di ottimizzazione considerevole. L’elettrificazione del parco veicoli rappresenta, nel migliore dei casi, solo una soluzione parziale al problema: anche i veicoli elettrici possono rimanere bloccati negli ingorghi, occupano spazio e consumano elettricità che non è sempre prodotta in modo ecologico.

Promuovere soluzioni di mobilità innovative

I principali strumenti di pianificazione per le infrastrutture di mobilità sono i programmi di sviluppo strategico PROSSIF (infrastruttura ferroviaria) e PROSTRA (strade nazionali). Entrambi i programmi sono finanziati da un lato dal Fondo per l’infrastruttura ferroviaria (FInFer), che prevede un volume di investimenti pari a 19,3 miliardi di franchi per le due fasi di ampliamento fino al 2025 e fino al 2035, dall’altro dal Fondo per le strade nazionali e il traffico d’agglomerato (FOSTRA), che prevede uno stanziamento di 11,6 miliardi di franchi per le strade nazionali (PROSTRA-SN) fino al 2030, di 7,18 miliardi di franchi per le prime tre generazioni di programmi d’agglomerato (dal 2008 al 2023) e di circa 1,6 miliardi di franchi per la quarta generazione di programmi (dal 2024). Questi strumenti contribuiscono in modo significativo all’accessibilità delle regioni e al tempo stesso sostengono gli sforzi degli attori per accelerare il processo di transizione verso la mobilità sostenibile e sviluppare soluzioni innovative.

Gli strumenti di politica dei trasporti basati sulle infrastrutture sono integrati da strumenti e programmi di promozione che perfezionano e sostengono questo processo a livello regionale. Su questi strumenti e programmi si focalizza il nuovo numero di regioS.

Programma Traffico d’agglomerato (PTA)

Con questo programma, la Confederazione sostiene finanziariamente progetti per migliorare il traffico nelle città e negli agglomerati. Il programma si concentra sul potenziamento delle capacità di trasporto pubblico, sull’elettrificazione dei vettori di trasporto, sul miglioramento dell’interconnessione grazie a piattaforme e su un’infrastruttura sicura e attrattiva per la mobilità ciclopedonale. Per quanto riguarda il trasporto individuale motorizzato, l’accento è posto su misure di moderazione del traffico in generale e nelle strade dei quartieri in particolare, sulle zone di incontro e su interventi mirati per decongestionare i centri urbani. Il perimetro di promozione comprende i comuni aventi diritto ai contributi organizzati in enti responsabili, tra cui gli agglomerati intra-alpini di Coira, Davos, St. Moritz, Altdorf, Glarona, Briga-Visp-Naters (Alto Vallese), Sion (Vallese centrale), Martigny (Coude du Rhône) e Chablais (Monthey-Aigle-Bex), nonché le aree del programma Interreg nelle regioni di confine.

Il PTA è il programma di promozione finanziariamente più importante. Nell’ambito della procedura di consultazione in merito alla quarta generazione di progetti, la Confederazione si è pronunciata a favore dello stanziamento di 1,6 miliardi di franchi (cofinanziamento pari al 37%). I Cantoni, le città e i comuni contribuiranno con altri 2,7 miliardi di franchi (63 %). Il PTA esplica i suoi effetti soprattutto nelle aree urbane, ma promuovendo soluzioni di mobilità per il traffico pendolare o per il tempo libero ha un impatto di vasta portata anche nelle aree rurali e di montagna e nei Paesi limitrofi. I progetti PTA dimostrano che, in un piccolo Paese come la Svizzera, gli effetti delle misure adottate in materia di trasporti oltrepassano spesso il perimetro di pianificazione.

➜ Esempi di progetti (periodo di programmazione attuale):

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Nuova politica regionale (NPR)

Sotto la direzione della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e in collaborazione con i Cantoni, la NPR sostiene progetti di trasporto e mobilità che contribuiscono concretamente a migliorare la competitività delle regioni, per esempio nel settore del turismo. La Confederazione e i Cantoni contribuiscono al finanziamento dei progetti in misura paritaria (50 % ciascuno). Molti progetti di mobilità vengono avviati nell’ambito di una politica che punta a migliorare l’accessibilità e che è parte integrante della strategia di sviluppo della regione interessata.

➜ Esempi di progetti:

Programmi Interreg

Interreg, a cui la Svizzera partecipa nel quadro della NPR, promuove la cooperazione transfrontaliera e persegue obiettivi simili a quelli della NPR. I progetti di trasporto e mobilità sono una chiara priorità, soprattutto nelle quattro regioni di confine caratterizzate da una crescente cooperazione: Svizzera nordoccidentale / Germania / Francia, Ginevra / Svizzera occidentale / Francia, regione del Lago di Costanza / Germania / Austria, Ticino / Grigioni / Vallese / Italia.

➜ Esempi di progetti:

Attila Kartal nell’officina di Rent a Bike AG a Willisau (LU). I servizi che l’azienda offre promuovono la bici come mezzo di trasporto per le necessità quotidiane ma anche per le attività del tempo libero.© regiosuisse

Progetti modello per uno sviluppo sostenibile del territorio

Attraverso questi progetti otto servizi federali promuovono, sotto la guida dell’ARE, nuovi approcci e metodi per uno sviluppo territoriale sostenibile, tra cui nuove soluzioni per la mobilità. Nell’attuale quarto periodo di programmazione (2020–2024), la Confederazione sostiene 31 progetti per un totale di 3,9 milioni di franchi. Di questi, otto progetti riguardano esplicitamente la mobilità e puntano a promuovere percorsi brevi, movimento e luoghi di incontro.   

➜ Esempi di progetti in corso o da poco conclusi:

Innotour

La Confederazione sostiene finanziariamente il programma Innotour che promuove l’innovazione, la cooperazione e lo sviluppo delle conoscenze nel settore del turismo. Per il periodo 2020-2023 ha stanziato 30 milioni di franchi. Il programma, coordinato dalla SECO, si concentra sui nuovi servizi turistici nel settore dell’alloggio, della ristorazione e dell’accoglienza, ma anche sul trasporto dei bagagli e sul traffico. In definitiva, le soluzioni di mobilità turistica sostenibile contribuiscono a decongestionare il sistema svizzero dei trasporti, nel quale il traffico del tempo libero assume notoriamente un ruolo preponderante.

➜ Esempi di progetti:

Ufficio di coordinamento per la mobilità sostenibile (COMO)

L’ufficio di coordinamento, che ha sede presso l’Ufficio federale dell’energia, finanzia ogni anno una dozzina di progetti per soluzioni di mobilità sostenibile. Le risorse finanziarie provengono dal programma SvizzeraEnergia. I progetti sono cofinanziati da sei uffici federali: ARE, UFAM, UFE, UFSP, UFT e USTRA. I finanziamenti sono destinati a soluzioni di trasporto rispettose dell’ambiente e volte a favorire il risparmio di risorse e la promozione della salute. I progetti sostenuti spaziano dalle app per facilitare la gestione dei parcheggi alle misure per promuovere il trasporto pubblico e la mobilità lenta.

➜ Esempi di progetti in corso:

Potete trovare altri progetti nella banca dati di regiosuisse: https://regiosuisse.ch/it/banca-dati-dei-progetti

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Prospettive di traffico 2050

Le Prospettive di traffico 2050 delineano quattro possibili scenari di sviluppo, tra cui quello di base su cui si fonda la pianificazione futura. Secondo questo scenario, entro il 2050 il traffico passeggeri in Svizzera aumenterà dell’11% (in passeggeri-chilometro) considerate tutte le categorie di trasporto. Nello stesso periodo la popolazione crescerà di oltre il 20%, raggiungendo i 10,4 milioni di persone. Il DATEC prevede aumenti nettamente maggiori per il traffico del tempo libero, che già oggi è responsabile del 44% di tutte le distanze giornaliere percorse. Rispetto a oggi, le distanze percorse per fare acquisti dovrebbero aumentare del 15%, mentre i tragitti casa-lavoro dovrebbero diminuire del 13%. I fattori che determinano questo sviluppo sono l’invecchiamento demografico e la connessa diminuzione della quota di popolazione attiva sul totale degli abitanti e, soprattutto, la riduzione del traffico pendolare dovuta all’espansione del telelavoro.

Si prospettano cambiamenti anche nella ripartizione modale: con la progressiva urbanizzazione e il potenziamento del trasporto pubblico, chi vive in città avrà tendenza a utilizzare meno la propria auto. Basti pensare che già oggi, nelle grandi città, circa la metà delle famiglie non possiede un veicolo a motore. Nelle aree rurali e periferiche, invece, l’auto resterà indispensabile. Secondo le prospettive, il trasporto individuale motorizzato dovrebbe diminuire del 5% entro il 2050, ma rappresenterà pur sempre il 68% del traffico viaggiatori totale. Il trasporto pubblico potrebbe far segnare una progressione dal 3 al 24% entro il 2050 e sono attesi progressi significativi nel traffico ciclistico: le distanze percorse in bicicletta, pur continuando a rappresentare una minima parte degli spostamenti, potrebbero raddoppiare e passare dal 2 al 4% del totale.

Il DATEC prevede una forte crescita del traffico merci (+31%) che raggiungerà 36 miliardi di tonnellate-chilometro. Entro il 2050 la ferrovia dovrebbe guadagnare 2 punti percentuali attestandosi al 39% del traffico merci totale. Nel 2050 la maggior parte delle tonnellate-chilometro sarà comunque ancora trasportata su strada.

Comportamento di mobilità della popolazione 2021

Nel 2021, il 43% circa delle distanze percorse in Svizzera dalla popolazione residente era riconducibile alle attività del tempo libero, che rappresentano di gran lunga lo scopo di mobilità più importante, seguite dal lavoro e dagli acquisti. Complessivamente, sono stati percorsi 30,0 km al giorno per persona, 6,8 km in meno rispetto a sei anni prima. A causa della pandemia, si è osservata per la prima volta da decenni una flessione della mobilità. L’e-bike è stato l’unico mezzo di trasporto a registrare un aumento dell’utilizzo nonostante la pandemia.

Il comportamento di mobilità varia in funzione dei gruppi sociali, in alcuni casi anche in misura considerevole. Nel 2021 a essere particolarmente mobili erano i giovani adulti tra i 18 e i 24 anni, con una distanza media giornaliera di 40,2 km pro capite. Gli abitanti delle aree rurali hanno percorso il 25% di chilometri in più rispetto alle persone residenti in città.

Per la popolazione i miglioramenti nel trasporto pubblico e la riduzione dell’impatto ambientale dei trasporti sono più importanti dei miglioramenti nel traffico ciclistico, stradale o pedonale.

Bibliografia

UST/ARE (2023): Comportamento della popolazione in materia di trasporti. Risultati del microcensimento mobilità e trasporti 2021, Neuchâtel.

Müller-Jentsch Daniel, Avenir Suisse (2020): Zentrumstäler. Die Haupttäler als Entwicklungsachsen des Berggebietes (Valli centrali. Le valli principali come assi di sviluppo delle regioni di montagna).

Wüest Partner (2021): Berggebiete: Sozioökonomische Analyse, eine empirische Grundlagenstudie, su mandato della SECO (in tedesco con riassunto in francese).

Infrastrutture e servizi per una mobilità del tempo libero sostenibile

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Progettare una mobilità sostenibile è uno degli obiettivi fondamentali della politica svizzera dei trasporti. Bisogna però provvedere affinché anche il traffico escursionistico e del tempo libero, che rappresenta una componente essenziale dell’economia di molte regioni rurali e di montagna, possa adempiere questo obiettivo. Secondo Vincent Kaufmann, professore di analisi della mobilità al Politecnico di Losanna e direttore scientifico del «Forum Vies Mobiles» di Parigi, la questione va esaminata in modo differenziato. La mobilità del tempo libero nelle città è infatti molto diversa dal turismo nelle zone rurali di prossimità con funzione ricreativa e nelle destinazioni turistiche alpine. Inoltre, le esigenze da soddisfare sono diverse a seconda delle regioni e delle fasce di età. Infine, le nuove soluzioni di trasporto e mobilità devono essere sostenibili e neutrali dal punto di vista climatico (emissioni di CO2).

Vincent Kaufmann © regiosuisse

I partecipanti alla tavola rotonda sono unanimi: comfort e servizio sono due concetti chiave per convincere la popolazione ad adottare comportamenti più sostenibili a livello di mobilità. Le possibilità sono tutt’altro che esaurite. Nel Giura, per esempio, molte strutture ricettive si trovano in località prive di collegamenti con i mezzi pubblici. Secondo Emilie Moreau, responsabile dello sviluppo delle offerte e membro della direzione di Jura Tourisme, i turisti che scelgono una di queste destinazioni sanno che per percorrere l’ultima parte del viaggio devono prendere l’auto. Nel Giura, come in tutta la Svizzera, le infrastrutture ciclistiche sono ancora molto carenti. Purtroppo, il Cantone non dispone dei fondi necessari per investire in piste ciclabili nuove e sicure nel prossimo futuro, afferma Moreau.

Emilie Moreau © regiosuisse

Stefan Maissen, direttore di Rent a Bike AG, un’azienda che offre un servizio di noleggio bici nelle stazioni ferroviarie di tutta la Svizzera, è dello stesso parere: per valorizzare ulteriormente il cicloturismo servono piste ciclabili sicure e ben separate dal traffico motorizzato. Con la creazione di Rent a Bike, Maissen ha realizzato diversi progetti sostenuti dai programmi di promozione nazionali, tra cui il progetto NPR «Herzschlaufe rund um den Napf» e il progetto Innotour «Bikepark Jura» nella Val de Travers. Se da un lato considera i programmi di promozione molto utili per sostenere progetti locali o regionali, dall’altro auspica un migliore coordinamento dei vari programmi di finanziamento e maggiori risorse per le infrastrutture ciclistiche. Secondo Vincent Kaufmann, i punti di forza dei programmi di promozione risiedono soprattutto nella possibilità di sperimentare approcci nuovi e di lanciare progetti pilota. Quello che manca, però, è la capacità di pensare su una scala più ampia e la volontà di promuovere una politica di mobilità veramente nazionale.

Stefan Maissen © regiosuisse

La versione integrale in tedesco.

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Alla ricerca di un nuovo equilibrio turistico

Pirmin Schilliger

La legge sulle abitazioni secondarie (LASec) tocca da vicino dieci degli undici comuni della regione di Prettigovia/ Davos. L’economia non ne ha risentito particolarmente, né sul fronte del turismo né su quello dell’edilizia, che può vantare un volume più che sufficiente di commesse nel segmento delle ristrutturazioni.

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Sull’onda dell’andamento generale e dell’aumento dei prezzi per le residenze secondarie, anche i costi delle abitazioni primarie hanno registrato un marcato rincaro. Klosters e Davos cercano di invertire la tendenza promuovendo miratamente la costruzione di abitazioni primarie attraverso la concessione in diritto di superficie di particelle di proprietà comunali e la partecipazione a progetti di edilizia abitativa. L’obbligo di annunciare la trasformazione di abitazioni primarie realizzate in virtù del diritto previgente in residenze secondarie dovrebbe inoltre permettere di individuare per tempo sviluppi non auspicati del mercato immobiliare.

Region Davos Klosters. Davos wäre mit seinem reichen Angebot an kulturellen Aktivitäten und dem dichten Busnetz ideal für ältere Leute. Davos, den 28.10.2021 Copyright: Regiosuisse / Priska Ketterer

Con contratti di diritto edilizio o misure di pianificazione del territorio, i comuni appoggiano i progetti turistici di nuovi alberghi e alloggi secondari sfruttati a scopi turistici. Si cerca di ottimizzare l’occupazione delle strutture turistiche con approcci innovativi. Ne è un esempio il progetto sostenuto dalla Nuova politica regionale (NPR) «Alles-auseiner-Hand» lanciato da una giovane impresa per rinnovare e affittare alloggi di vacanza di cui i proprietari hanno ceduto l’usufrutto. L’iniziativa «Alpine Sabbatical» è invece un modello che si rivolge alle persone che vogliono prendersi un periodo sabbatico dalla loro realtà professionale. Include 20 alloggi e propone pacchetti specifici per i suoi ospiti. Il progetto «Wohnraumstrategie für Senioren und andere Neustarter», dal canto suo, è stato promosso dalle regioni Prettigovia/Davos e Albula per invogliare i proprietari di abitazioni secondarie a partecipare maggiormente alla vita sociale e, perché no, trasformarli in residenti permanenti.

progettimodello.ch

alpinesabbatical.ch

neustarter.info

regiosuisse.ch/npr-it

La versione integrale in tedesco.

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Hasliberg e i suoi «residenti secondari»

Jana Avanzini

Sull’onda di preoccupazione generata dall’approvazione nel 2012 dell’iniziativa sulle abitazioni secondarie, molte località turistiche svizzere si sono attivate. Tra le numerose iniziative lanciate, figura un progetto che richiama gli ospiti alle loro responsabilità: l’associazione Netzwerk Hasliberg raggruppa circa 250 persone originarie del luogo e proprietari di residenze secondarie che vogliono impegnarsi per una buona qualità di vita nel comune.

È stato uno shock per Hasliberg, soprattutto per il settore della costruzione, quando nel marzo 2012 è stata approvata l’iniziativa «Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!» con il 50,6 percento dei voti. All’epoca le residenze secondarie nel comune erano oltre il 60 percento. A Hasliberg l’iniziativa è perciò stata sonoramente bocciata, come in molti altri comuni alpini. La decisione non ha mancato di suscitare grande incertezza per le sue implicazioni concrete.

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«La discussione ha permesso di capire che non si poteva semplicemente aspettare di vedere che impatto avrebbero avuto le nuove disposizioni», afferma Alex Willener che aveva acquistato il suo chalet proprio in quel periodo. Esperto di scienze sociali e docente alla Scuola universitaria di Lucerna, è impegnato attivamente in diversi progetti sia a Lucerna che a Hasliberg ed è stato cofondatore di «Zukunft Hasliberg», un progetto lanciato dal comune bernese dopo l’approvazione dell’iniziativa e cofinanziato dalla Nuova politica regionale (NPR).

Pro invece che contro il Comune

Nell’ambito del progetto sono stati istituiti ben dodici gruppi di lavoro, ad esempio per l’agricoltura, la mobilità e la gioventù. Nel 2016 il gruppo di lavoro riguardante i proprietari di abitazioni secondarie ha dato vita a Netzwerk Hasliberg, un’associazione che figura oggi tra i 16 «buoni esempi» in Svizzera nell’ambito dell’analisi degli effetti della legge sulle abitazioni secondarie.

«Ci sono anche cattivi esempi», ricorda Willener. In alcune località turistiche i proprietari di residenze secondarie si sono uniti per difendere i loro interessi contro quelli del comune. «Questo è l’esatto opposto di quello che vogliamo raggiungere noi», prosegue. «Si tratta soprattutto di creare una rete per restituire qualcosa al luogo del quale beneficiamo».

«Per il comune la rete è una manna», afferma Arnold Schild, sindaco di Hasliberg. «Approfittiamo a piene mani di questo impegno». Lo scambio tra il comune e il comitato è molto proficuo, tanto che l’associazione è riuscita a conquistarsi i favori della popolazione, per natura piuttosto riluttante se non diffidente.

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Donare e lavorare

Maja Bachmann è cresciuta a Hasliberg. Il piccolo e luminoso chalet nel quale sta preparando il caffè si trova esattamente dove un tempo sua nonna coltivava l’orto. Dalla finetra si scorgono l’Eiger, le cime degli Engelhörner e il Wetterhorn. Una vista imprendibile.

Maja potrebbe essere l’emblema dell’associazione: spirito turistico, origini locali ma a lungo lontana e ora «residente secondaria», una definizione che usa volentieri e che esplicita bene le intenzioni dell’associazione: fare in modo che i proprietari di abitazioni secondarie si distinguano dalla massa anonima di ospiti. Per dirla altrimenti, attraverso l’associazione i proprietari vogliono impegnarsi sul posto per promuovere Hasliberg e favorire la messa in rete.

Netzwerk Hasliberg sostiene la località e il suo sviluppo sia in sul piano finanziario che su quello concettuale e dei valori. Ciò significa nel concreto sostenere finanziariamente progetti locali tramite la quota sociale o, spesso, con donazioni supplementari. «Abbiamo potuto sostenere il parco di freestyle, il Waldspielgarten (un’iniziativa extrascolastica che offre ai bambini la possibilità di svolgere attività ludiche nel bosco), un bus serale, una pumptrack per bike, varie settimane a tema nelle scuole, il progetto Generationenhaus Hasliberg o i cacciatori tramite l’acquisto di droni per individuare e salvare i cuccioli di capriolo», racconta Maja.

I membri dell’associazione collaborano inoltre alla manutenzione e alla pulizia della rete di sentieri escursionistici, del laghetto, delle piste da sci e dei pascoli alpini.

Residenti secondari danno una mano in piccoli lavori di manutenzione e ripristino; da sinistra Beat Kiser, Jos Willi (municipale di Hasliberg), Vreni Haefeli, Brigitta Kiser© regiosuisse

Dare per avere

Inizialmente l’associazione contava 61 soci, oggi sono 250 (Maja ha appena spedito la documentazione per l’iscrizione del 250° socio). Una cifra ragguardevole se si considera che le abitazioni secondarie sono alcune centinaia, ma l’obiettivo rimane 300.

«Poco più del 20 percento dei soci sono abitanti di Hasliberg», afferma Maja. «Anche questo dato potrebbe essere migliorato, magari coinvolgendo persone attive nell’edilizia e nella ristorazione». Oltre a persone che si impegnano attivamente, cercano lo scambio e partecipano alle iniziative, l’associazione accoglie anche persone che versano la quota sociale per ottenere semplicemente delle informazioni.

Molte di loro possiedono la loro casa da generazioni e tornano a Hasliberg regolarmente. Spesso le si sente affermare: «Vorremmo restituire qualcosa alla regione perché di fatto prendiamo senza dare».

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Realtà turistica

Naturalmente le critiche non mancano. Molti si lamentano dei turisti, dei loro rifiuti e del loro modo di fare. «A volte ho però anche l’impressione che molte persone nelle regioni uristiche svizzere non si rendano conto di quanto siano dipendenti dal turismo, nell’edilizia tanto quanto nella ristorazione o in inverno dalla stazione sciistica», osserva Maja.

Lei stessa conosce questa dipendenza per esperienza diretta: «Quando ero piccola, ogni primavera ci trasferivamo con con armi e bagagli nella casetta adiacente per affittare la casa grande ai turisti. Con quei soldi potevamo comperare cose che altrimenti non avremmo mai potuto permetterci».

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Letti caldi

Per Maja a Hasliberg i famigerati letti freddi non sono un tema d’attualità e tanto meno costituiscono un problema. L’occupazione di case e appartamenti è buona. Maja svolge un’attività indipendente e ha addirittura trasferito il suo posto di lavoro a Hasliberg: «In settimana sono qui e trascorro i finesettimana o il tempo libero a casa, a Koppigen».

Alex Willener passa almeno un finesettimana su due a Hasliberg e non condivide l’opinione di Maja Bachmann: «La maggior parte degli appartamenti di vacanza svizzeri sono occupati solo cinque settimane l’anno». La questione è tuttavia delicata. Si potrebbe per esempio segnalarne la disponibilità oppure raccontare che anche amici e parenti usano lo chalet. In questo modo si incoraggerebbe anche altri a seguire l’esempio: «La questione è una sola: condividere lo spazio», sintetizza Willener. 

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Un piano direttore intercomunale al servizio dello sviluppo turistico

Nathalie Jollien

I comuni tra loro confinanti di Crans-Montana, Icogne e Lens, nelle Alpi vallesane, presentano un tasso di abitazioni secondarie del 62 %. Dall’entrata in vigore, nel gennaio 2016, della nuova legge federale sulle abitazioni secondarie (LASec), nota anche come Lex Weber, sul territorio di questi comuni non sono praticamente più state costruite residenze secondarie. Thomas Ammann, responsabile di Arcalpin, ufficio di pianificazione specializzato nelle regioni di montagna, si esprime a nome dei tre comuni: «Dopo una difficile fase di adattamento, ora le amministrazioni comunali gestiscono piuttosto bene la maggior parte degli aspetti legati alla LASec, in particolare chiedono prove di domicilio agli acquirenti di residenze principali in costruzione. Per gli alberghi e le abitazioni utilizzate esclusivamente per soggiorni di breve durata, ritengo invece che la LASec ponga ancora seri problemi ai comuni turistici di montagna. La possibilità di trasformare vecchi alberghi in abitazioni secondarie è considerata un incentivo a cessare definitivamente l’attività.»

Strumento di pianificazione e di coordinamento, il piano direttore intercomunale adottato dai tre comuni costituisce un mezzo efficace per gestire le conseguenze della nuova LASec. Ha permesso alle amministrazioni comunali di chiarire l’applicazione della legge e di fissare condizioni quadro precise per favorire la costruzione di nuove strutture alberghiere e salvaguardare quelle esistenti. Sono stati mappati i fabbisogni in termini di nuovi alberghi e le ubicazioni ideali ad accoglierli sono state determinate e indicate sui piani di zona dei comuni. In futuro le aree individuate potranno ospitare esclusivamente strutture alberghiere. Gli alberghi esistenti che hanno una certa importanza per la stazione turistica sono preservati mediante misure di pianificazione del territorio e la loro ristrutturazione viene agevolata.

cransmontana.ch

La versione integrale in tedesco.

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Un villaggio come albergo

Peter Jankovsky

Reception centralizzata e camere sparse in un intero villaggio: questo è il concetto di «albergo diffuso» nato in Italia negli anni Settanta dopo il terribile terremoto del Friuli. L’idea è quella di riutilizzare abitazioni abbandonate ma in buono stato, contribuendo quindi a rivitalizzare i villaggi. Oggi il modello è interessante soprattutto per le regioni periferiche dove i villaggi rischiano di spopolarsi ed essere abbandonati. In Italia esistono attualmente circa 150 alberghi decentrati che occupano edifici storici ristrutturati con gusto. L’offerta soddisfa l’esigenza di autenticità di molti ospiti e permette loro di vivere fianco a fianco con la gente del posto fruendo al contempo di servizi alberghieri.

Vacanze a Corippo (TI) © regiosuisse

La pandemia di coronavirus ha favorito e favorisce lo sviluppo di questa proposta alberghiera. Gli ospiti apprezzano le piccole abitazioni o camere dotate di angolo cottura sparse in un centro abitato: si sentono più liberi e al tempo stesso maggiormente protetti dal rischio d’infezione. Il concetto di «albergo diffuso» ha preso piede anche in Svizzera. Nel 2017 è stato aperto un albergo di questo tipo, cofinanziato dalla NPR, nel centro storico della cittadina giurassiana di Porrentruy; dal mese di aprile 2021, il suo tasso di occupazione risulta particolarmente elevato e la durata di permanenza degli ospiti è aumentata. Due altri alberghi diffusi si stanno sviluppando in Ticino. La struttura di Scudellate, nella Valle di Muggio, funziona già a titolo sperimentale dalla fine del mese di giugno 2021 e suscita un notevole interesse turistico. L’altro albergo si trova in Val Verzasca, a Corippo, un tempo il più piccolo Comune svizzero; aprirà le sue porte nella primavera del 2022 e ha già ricevuto un premio quale iniziativa particolarmente innovativa. 

albergodiffuso.com

alberghidiffusi.it

corippoalbergodiffuso.ch

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La versione integrale in francese.

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Swiss Alpine Hotels

Nel 2015 una dozzina di alberghi della regione del Frutigland hanno avviato una cooperazione per ottimizzare la gestione delle attività e risparmiare tempo e soprattutto denaro («regioS 13»). Per quanto si sia ridimensionata, la cooperazione ha permesso di superare la pandemia.

Unire le forze

La gestione alberghiera sta diventando sempre più complessa e le piccole strutture a conduzione familiare sono messe a dura prova. Grazie alla collaborazione avviata sei anni fa che permette loro di raggruppare le ordinazioni, gli alberghi di Adelboden, Kandersteg e Frutigen possono beneficiare di buone condizioni di acquisto per beni e servizi. Questa soluzione offre sicurezza e invoglia a realizzare nuovi investimenti e cambiamenti. Il progetto, che inizialmente coinvolgeva undici alberghi, ora ne conta solo sette. La collaborazione è buona e particolarmente intensa nel settore del marketing e delle soluzioni digitali. Per quanto l’idea di impiegare il personale in varie strutture sia stata accantonata, il progetto continua ad incontrare vivo interesse anche oltre i confini regionali.

swissalpinehotels.ch

Strategia del turismo della Confederazione

Il 10 novembre 2021 il Consiglio federale ha adottato la nuova Strategia del turismo che definisce gli orientamenti futuri della politica della Confederazione in questo ambito. Gli obiettivi della precedente strategia (migliorare le condizioni quadro, promuovere l’imprenditoria, sfruttare le opportunità della digitalizzazione e perfezionare l’attrattiva e la visibilità dell’offerta turistica) hanno dato buone prove e saranno mantenuti, ma verranno completati dal nuovo obiettivo «contribuire allo sviluppo sostenibile». Per l’attuazione della strategia, la Confederazione continuerà a appoggiarsi sui quattro strumenti di promozione collaudati: lnnotour, Società Svizzera di Credito Alberghiero (SCA), Svizzera Turismo e Nuova politica regionale (NPR). Si punta inoltre ad aggiornare e rafforzare la promozione degli investimenti della Confederazione nel quadro della SCA e della NPR.

seco.admin.ch/turismo

Abitazioni secondarie tra sfide e opportunità

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
La legge sulle abitazioni secondarie (LASec) entrata in vigore cinque anni fa si sta dimostrando un valido strumento per lo sviluppo sostenibile del turismo, come dimostrano alcuni studi realizzati per conto della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) e dell’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (ARE). L’attuazione delle nuove disposizioni si sta tuttavia rivelando estremamente impegnativa. Per garantire un avvenire al turismo, le regioni e i comuni interessati dovranno necessariamente intraprendere processi di adattamento anche complessi e cercare nuove soluzioni. È quanto emerge dai numerosi progetti, molto diversi tra loro, lanciati di recente in questo ambito.
Atmosfera autunnale a Flims (GR) © regiosuisse

L’11 marzo 2012 il popolo svizzero ha approvato l’iniziativa volta a limitare le abitazioni secondarie e i «letti freddi», ossia le abitazioni utilizzate solo per brevi periodi di tempo. L’iniziativa, che proponeva di limitare la percentuale di abitazioni secondarie al 20 per cento dell’intero patrimonio immobiliare, interessa direttamente circa 400 comuni, situati quasi esclusivamente nello spazio alpino. Per questi comuni l’accettazione dell’iniziativa è stata un vero e proprio shock. Quelli con un’incidenza di residenze secondarie particolarmente elevata (hotspot) temevano un crollo della loro economia.

Meno grave del previsto

L’impatto non è stato però così catastrofico, se non altro perché, dopo l’accettazione di stretta misura dell’iniziativa, ci è voluto del tempo prima che l’attuazione facesse sentire i suoi effetti. Su incarico della SECO e dell’ARE, gli esperti delle società di consulenza BHP, IC Infraconsult e Rütter Soceco 1 nonché della Scuola universitaria di Lucerna (HSLU) 2 hanno studiato in modo approfondito l’evoluzione effettiva del mercato delle abitazioni secondarie nel periodo compreso tra il 2013 e il 2019. L’analisi ha fornito risultati significativi. Stefan Lüthi, professore all’Istituto di economia aziendale e regionale (IBR) della HSLU, che ha esaminato le ripercussioni sulle imprese, spiega che subito dopo l’accettazione dell’iniziativa in molte regioni di montagna si è osservato un boom edilizio, essenzialmente perché il divieto di costruzione non si applicava ai progetti approvati prima della fine del 2012. Ovunque, ci si è affrettati a realizzare i progetti già autorizzati. Parallelamente, durante il periodo di validità delle disposizioni transitorie sono state presentate nuove domande di costruzione. Così, in molte località un numero considerevole di nuove abitazioni secondarie è stato messo sul mercato nel 2013 e nel 2014.

Una legge efficace

Il numero di autorizzazioni a costruire è sceso solo a partire dal 2015, ossia quando l’attuazione della legge sulle abitazioni secondarie (LASec) e della relativa ordinanza (OASec) si è concretizzata, stabilizzandosi poi, dopo l’entrata in vigore delle nuove disposizioni, nettamente al di sotto della media storica. Nel 2019, l’anno che ha preceduto lo scoppio della pandemia di COVID-19, nei comuni maggiormente interessati dalla LASec sono state rilasciate circa 2000 licenze di costruzione per abitazioni secondarie, circa tre volte meno rispetto agli anni del boom, tra il 2006 e il 2008. Stefan Lüthi avanza una conclusione provvisoria: «Globalmente, la costruzione di case di vacanza è in forte calo dall’accettazione dell’iniziativa sulle abitazioni secondarie». L’iniziativa, quindi, non ha arrestato il consumo di superficie, ma lo ha ridotto in misura significativa e ha favorito un utilizzo più parsimonioso del suolo.

L’organizzazione di tutela dell’ambiente Helvetia Nostra non la pensa evidentemente allo stesso modo, come dimostrano i 1600 ricorsi che ha inoltrato tra il 2013 e il 2019 per opporsi a domande di costruzione. 687 di questi sono stati accolti in tutto o in parte, mentre 541 sono stati dichiarati privi di oggetto, per esempio perché nel frattempo la domanda di costruzione era stata ritirata. Inizialmente i ricorsi si sono focalizzati su progetti nel Cantone del Vallese. Con il passare del tempo il loro numero complessivo è diminuito nettamente grazie a una prassi di attuazione più consolidata e rodata.

Case di vacanza a Lenk (BE) © regiosuisse

Settore edilizio e immobiliare sotto pressione

Non si è verificata nemmeno la catastrofe economica paventata in seguito dell’entrata in vigore la LASec. La legge, infatti, non ha avuto ripercussioni evidenti sulla domanda nel settore alberghiero e paralberghiero. Stefan Lüthi rileva che ad essere più toccato dalla LASec è stato, senza grandi sorprese, il settore edilizio e immobiliare. Ma anche qui, il calo è stato inferiore alle previsioni. Se è vero che nei comuni contraddistinti da un forte mercato delle abitazioni secondarie l’attività edilizia ha subito un calo di circa il 20 per cento, è anche vero che le aziende più grandi e diversificate hanno resistito bene, sviluppando nuovi segmenti di mercato e ampliando il loro raggio d’azione alle aree di pianura. Inoltre, negli ultimi anni sono state investite maggiori risorse finanziarie nella manutenzione e nella ristrutturazione delle abitazioni secondarie esistenti. Il settore della costruzione ha beneficiato del boom di licenze e del boom edilizio – che hanno condotto addirittura a un’eccedenza di offerta – come pure delle deroghe concesse, che hanno permesso la costruzione di abitazioni secondarie in relazione con strutture ricettive organizzate. A questo si aggiungono molti progetti di risanamento avviati nel settore alberghiero nei quali è prevista, a determinate condizioni, la possibilità di convertire in abitazioni secondarie una percentuale della superficie utile principale della struttura ricettiva compresa tra il 20 e il 33 per cento.

Pacchetto di misure a effetto rapido

Il fatto che lo sviluppo economico nelle aree maggiormente interessate dalla LASec sia stato migliore rispetto alle previsioni è anche merito delle misure adottate dalla Confederazione, tra cui il pacchetto di misure in materia di politica del turismo approvato dal Parlamento nel 2015 con l’obiettivo esplicito di mitigare gli impatti negativi della LASec. Tra queste, il programma d’impulso turistico 2016‒2019 con il quale sono stati stanziati ulteriori 10 milioni di franchi in favore di Innotour, 38 milioni di franchi per la Nuova politica regionale (NPR) e un importo massimo di 150 milioni per crediti supplementari nell’ambito della NPR. Inoltre, il prestito supplementare di 100 milioni di franchi concesso nel 2011 alla Società svizzera di credito alberghiero (SCA) è stato prorogato fino al 2019.

Come precisa Lüthi, molti dei progetti di adeguamento avviati mirano a intensificare l’occupazione delle abitazioni secondarie e degli alberghi all’insegna del motto «Letti caldi anziché freddi». L’effetto collaterale auspicato è un’accelerazione del cambiamento strutturale in atto, ossia il passaggio da un turismo monostagionale a un turismo destagionalizzato. I nuovi modelli d’affari nati dal 2013 nell’economia privata, soprattutto nell’edilizia e nel settore immobiliare (vedi sotto), mostrano – parallelamente ai progetti di adeguamento sostenuti dalla Confederazione, dai Cantoni e dai comuni – che nello spazio alpino persistono reali possibilità, nonostante la LASec, di proseguire su una via promettente verso un futuro turistico sostenibile.

© regiosuisse

Nuove opportunità e possibilità grazie alla LASec

La società di consulenza IC Infraconsult ha cercato di classificare i progetti di adattamento e le nuove soluzioni secondo ambiti tematici e per ogni categoria ha selezionato esempi di buone pratiche che presentiamo qui di seguito 3.

  • Strumenti normativi e fiscali

Tassa di soggiorno a Grächen (VS) e Val de Bagnes (VS): il comune di Grächen ha modificato il regolamento sulla tassa di soggiorno con effetto dal 1° maggio 2018 e da allora riscuote un forfait annuale sulle abitazioni secondarie pari a 46 pernottamenti. Si tratta di una misura semplice dalla quale le autorità si aspettano un importante effetto leva, dato che la percentuale di abitazioni secondarie nel comune si attesta al 68 per cento. In caso di debole occupazione, infatti, il nuovo sistema comporta un forte rincaro della tassa, incitando i proprietari ad affittare le loro residenze secondarie il più spesso possibile. Finora, però, il nuovo modello di calcolo ha avuto solo parzialmente l’effetto sperato. Come previsto, i ricavi della tassa di soggiorno sono raddoppiati, ma il numero di pernottamenti è rimasto costante. Ciò nonostante, Roman Rogenmoser, CEO della società Touristische Unternehmung Grächen AG, stila un bilancio positivo. Il modello ha dato buone prove: il dispendio e i costi amministrativi legati alla fatturazione sono diminuiti progressivamente e l’organizzazione turistica dispone di entrate quasi costanti tanto nei periodi floridi quanto in quelli di crisi. Rogenmoser, tuttavia, rimane scettico sulla possibilità di una migliore occupazione delle abitazioni secondarie. Per molti proprietari affittare la propria abitazione a terzi è praticamente fuori questione, un modello comportamentale che potrebbe probabilmente essere cambiato solo ricorrendo a incentivi finanziari più importanti. È quanto sta cercando di fare il comune di Val de Bagnes, nel Basso Vallese, dove la tassa di soggiorno riscossa per i pernottamenti di terzi può essere dedotta dalla tassa forfettaria applicata alle abitazioni secondarie. Dall’introduzione del nuovo sistema tariffario, il tasso di occupazione delle seconde case in Val de Bagnes è aumentato.

  • Strumenti strategici e di pianificazione

Strategia territoriale «St. Moritz 2030»: la LASec, le direttive di pianificazione cantonali e la pressione ad agire hanno spinto il comune di St. Moritz a lanciare nel 2017 il progetto «St. Moritz 2030» con l’obiettivo di elaborare una visione e una strategia per lo sviluppo della destinazione attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto la popolazione e gli ospiti. Per la località engadinese la sfida principale è rappresentata dal livello dei prezzi del mercato immobiliare. Le numerose abitazioni secondarie (quota: 57 %), peraltro care, costituiscono di fatto il riferimento di mercato, contribuendo così a far aumentare anche i prezzi delle superfici residenziali e commerciali, che diventano sempre più inaccessibili per gli abitanti e le imprese locali. Dall’adozione di «St. Moritz 2030» nel 2019, il comune ha sostenuto attivamente i progetti di costruzione che offrono alloggi o spazi commerciali a prezzi ragionevoli: a livello di pianificazione e di procedura, ma anche con incentivi di tipo normativo e attraverso una politica immobiliare più attiva. Il comune sta anche cercando di far aumentare l’offerta di «letti caldi» cercando il dialogo con i proprietari e promuovendo modelli di marketing e di alloggio mirati. Il municipale Reto Matossi è convinto che i processi abbiano contribuito a inserire il tema degli alloggi a prezzi accessibili nell’agenda strategica. Si tratta ora di dimostrare la validità della strategia in sede di attuazione, per esempio attingendo a terreni di proprietà comunale e ad immobili di proprietà privata per la realizzazione di alloggi a prezzi accessibili.

  • Nuove strutture operative e di governance

Erni Bau AG a Flims (GR): dopo l’entrata in vigore della LASec, l’impresa di costruzioni, che ha sede in uno dei comuni «hotspot» maggiormente interessati dal fenomeno delle abitazioni secondarie, ha rafforzato la sua strategia di diversificazione sviluppando ulteriori segmenti di mercato (p. es. risanamento energetico, trasporto ferroviario), nuove aree di attività (in tutto il Cantone dei Grigioni, SG, VS) e nuovi modelli d’affari. Tra le altre cose, ha creato un portafoglio immobiliare che comprende attualmente un centinaio di appartamenti in affitto. Il CEO Marc Grünenfelder ritiene che, con la strategia adottata, l’impresa sia sulla buona strada, anche perché si era già diversificata in precedenza. La Erni Bau AG trae vantaggio anche dalla sua vicinanza al centro urbano di Coira, dove negli ultimi anni ha potuto consolidare la sua posizione di mercato.

Al contrario, piccole imprese di costruzione nelle destinazioni turistiche periferiche sono state parzialmente costrette a ridimensionare la loro attività. Per esempio, in seguito all’entrata in vigore della LASec, la Freidig Bau AG di Lenk (Simmental) ha visto crollare fatturato, profitti e numero di dipendenti del 20-30 per cento, un dato che non tiene ancora conto del calo registrato nel 2020 a seguito della pandemia di coronavirus.

  • Comunicazione e gestione della conoscenza

Progetto Innotour «Marketing di destinazione grazie ai proprietari di abitazioni secondarie» a Davos/Klosters (GR): il progetto, condotto dall’Institut für Systemisches Management und Public Governance (IMP-HSG) dell’Università di San Gallo sotto la direzione del professor Christian Laesser, mostra come i proprietari di abitazioni secondarie potrebbero contribuire maggiormente al marketing di destinazione attraverso un sistema di incentivi e di servizi associati. Le singole misure e proposte, che si basano su test di mercato e workshop in varie destinazioni turistiche, includono eventi regolari di informazione e di incontro, sconti per manifestazioni e infrastrutture per il tempo libero e supporto organizzativo per eventi privati e aziendali o voucher per nuovi proprietari.

  • Offerte di prestazioni, piattaforme digitali

Piattaforma WarmesBett.ch: il progetto di piattaforma, lanciato nella regione Surselva già nel 2010 dalla Derungs Quinter Immobilien AG di Lumbrein (GR), funge da modello per altre piattaforme regionali analoghe. Con WarmesBett.ch, la Derungs Quinter AG offre un servizio completo di gestione professionale dell’affitto di appartamenti e case di vacanza senza che i proprietari si debbano preoccupare di nulla. Il servizio comprende tutto, dalla prenotazione al contratto, dalla consegna delle chiavi alla pulizia. Oggi la piattaforma propone 80 oggetti. «Abbiamo scelto consapevolmente di non sfruttare fino in fondo le potenzialità del mercato poiché sul piano logistico e del personale non siamo in grado di gestire una crescita supplementare», osserva il direttore Gian Derungs. Una grande sfida è trovare sufficiente personale di pulizia affidabile per i numerosi impieghi di breve durata. Derungs sottolinea che i momenti più critici sono a febbraio e a inizio marzo di sabato, quando gli inquilini di 50 o 60 appartamenti escono e ne entrano di nuovi. Malgrado le limitate possibilità di crescita, Derungs traccia un bilancio positivo e sottolinea che il modello di business ha dimostrato nel complesso di essere valido. Il coronavirus ha impresso un ulteriore impulso: il numero di pernottamenti generati tramite WarmesBett.ch ha superato quota 19 000 nel 2020, il 40 per cento in più rispetto all’anno precedente con lo stesso numero di letti.

  • Progetti edili e immobiliari

Swisspeak Resort, Meiringen (BE): la LASec permette tuttora, a determinate condizioni, di costruire nuove abitazioni secondarie o appartamenti. Questa possibilità genera nuovi concetti ricettivi, come lo Swisspeak Resort di Meiringen. Il complesso, costato 30 milioni di franchi e realizzato in due anni, contiene 79 appartamenti e 426 posti letto ed è stato inaugurato alla fine del 2019. Il Resort è sorto su una zona turistica speciale creata negli anni 1990 e rimasta inutilizzata per 15 anni fino a quando la Resalpina GmbH ha preso l’iniziativa. Grazie al sostegno fornito dalla NPR in fase di concezione, la Resalpina GmbH ha sviluppato il complesso turistico fino alla costruzione, vendendolo poi al Mountain Resort Fund SICAV. Il fondo è gestito da Interhome AG, che ha già registrato un tasso di occupazione dell’80 per cento nel primo anno di attività. La società Resalpina GmbH sta progettando altri nove resort. Tuttavia, non è detto che nelle altre destinazioni i progetti vadano in porto così facilmente come a Meiringen: i quattro progetti più avanzati a Laxeralp (VS), Klosters, Arosa e Savognin (GR) sono attualmente bloccati da ricorsi.  

A manifestare un forte interesse per i nuovi concetti di resort sono soprattutto le ferrovie di montagna e le funivie, tanto che oltre il 40 per cento delle imprese di trasporto sono attive in questo settore. Se è vero che il concetto di integrazione verticale dove un operatore aspira a fornire un’offerta di vacanze completa non è nuovo, è anche vero che è stato ulteriormente incentivato dalla LASec. Uno dei pionieri in questo senso è il gruppo Weisse Arena di Laax (GR) con il suo «rocksresort».

© regiosuisse

Sulla strada giusta

Anche se la LASec non suscita entusiasmi ovunque, tutti gli attori del settore la giudicano positivamente sia nell’ottica della pianificazione del territorio che in quella ecologica. C’è un ampio consenso sul fatto che riuscirà a fermare la dispersione insediativa nei comuni interessati e a promuovere uno sviluppo sostenibile del settore paralberghiero, rafforzando e migliorando ulteriormente le qualità paesaggistiche e turistiche.

Alcune regioni e comuni, come Davos/Prättigau (GR) o la Val d’Anniviers (VS), hanno reagito in modo proattivo alla LASec; altri, come la località molto ricercata di Grindelwald, sono rimasti sorprendentemente calmi. Questo dimostra che la pressione e la disponibilità ad adattarsi variano molto da una regione all’altra. Le destinazioni turistiche che intendono continuare a crescere nel settore paralberghiero devono cercare nuove ricette. Ma è chiaro per tutti che non ci sono soluzioni facili: la strada verso un turismo di successo passa quasi sempre da un insieme composito di progetti e misure coordinati tra loro.

Intensificare le attività di comunicazione

Gli autori delle analisi di impatto hanno constatato che la conoscenza esistente sull’attuazione della LASec non sempre raggiunge i comuni interessati o i vari referenti. Raccomandano perciò di promuovere il livello di conoscenza tra questi attori e quindi di aumentare il più possibile la sicurezza a livello di programmazione. Gli esperti raccomandano inoltre alla Confederazione, ai Cantoni e ai comuni interessati di migliorare le condizioni di finanziamento dei progetti di adattamento con misure supplementari e prestazioni mirate in modo da aumentare la certezza della pianificazione.

Per accelerare l’adeguamento alla LASec e coordinare il cambiamento strutturale che ne consegue sfruttando nel contempo le opportunità, occorre ampliare le competenze delle autorità preposte alle autorizzazioni edilizie, dei promotori e dei committenti e svilupparne di nuove. Secondo gli studi di impatto, il modo migliore per farlo è utilizzare i canali di comunicazione consolidati delle associazioni di categoria e delle organizzazioni di promozione economica, avvalersi del sostegno degli Uffici federali coinvolti (SECO, ARE) e attivare gli strumenti di sviluppo regionale e turistico come Innotour, la NPR e la Società svizzera di credito alberghiero (SCA).

Dopo aver preso conoscenza del rapporto al Consiglio federale sulle analisi di impatto della LASec, la Confederazione ha riconosciuto che l’attuazione della legge e la base di conoscenze devono essere migliorate e sta pianificando le prime misure in tal senso. Tuttavia, non ritiene necessario modificare la legge, anche perché i processi di adattamento non si sono ancora conclusi.

In definitiva, tutti gli sforzi messi in campo dovrebbero favorire anche il cambiamento strutturale in atto da un turismo monostagionale a un turismo destagionalizzato e continuare così a sostenere il processo di trasformazione dei letti «freddi» in letti «caldi». Se questo processo si concretizzerà, le destinazioni diventeranno più sostenibili, maggiormente orientate al futuro e più resilienti.  

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Gli insegnamenti della legge sulle abitazioni secondarie

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Quali sfide sono chiamati ad affrontare comuni e regioni nell’attuazione della legge sulle abitazioni secondarie (LASec)? Il quadro legislativo offre anche nuove opportunità? Questi i temi su cui hanno dibattuto, in occasione della tavola rotonda regioS, Stefanie Lauber, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Zermatt (VS) e membro del gruppo di accompagnamento per l’analisi d’impatto della legge sulle abitazioni secondarie, Norbert Hörburger, docente alla Scuola universitaria professionale dei Grigioni e responsabile del perfezionamento professionale nel campo del turismo, e Heinrich Summermatter, presidente dell’Alleanza dei proprietari di residenze secondarie.

I tre esperti sono unanimi nell’affermare che, malgrado le limitazioni poste dalla LASec, le opportunità di sviluppo turistico sul mercato delle residenze secondarie restano intatte. Secondo il professor Hörburger, la LASec ha innescato un processo di riflessione sul tema delle abitazioni secondarie che sta già portando i suoi frutti. Sono stati introdotti incentivi per l’acquisto di vecchi appartamenti, che altrimenti sarebbero rimasti invenduti. Si cercano ora nuove idee e approcci innovativi, come per esempio modelli d’investimento per la costruzione di immobili sfruttati a scopi turistici. La loro implementazione richiederà tuttavia, a detta del docente universitario, grande perseveranza da parte di chi sviluppa i progetti. Il maggiore potenziale turistico sta nella trasformazione dei letti freddi in letti caldi ma i proprietari di residenze secondarie sono restii ad affittare i loro immobili nei periodi in cui non li utilizzano.

Norbert Hörburger Chur © regiosuisse

Heinrich Summermatter spera nel cambio generazionale e sottolinea: «La prossima generazione sarà molto probabilmente più aperta a un approccio diverso nell’utilizzo delle abitazioni secondarie». Il professor Hörburger è convinto che il tempo giochi a favore della locazione. A suo parere, è tuttavia fondamentale che ai proprietari di residenze secondarie venga offerto di affittare i loro immobili in modo semplice e conveniente, proponendo e impiegando nuovi modelli di gestione delle strutture. Dal canto suo, Stefanie Lauber attira l’attenzione sul numero crescente di proprietari di residenze secondarie che utilizzano i propri appartamenti per il telelavoro e si rammarica che manchi ancora un preciso status giuridico per questo tipo di situazione.

Heinrich Summermatter Lenk © regiosuisse

L’esperta auspica inoltre una legge più flessibile che tenga maggiormente conto delle particolarità comunali e regionali. A Zermatt suscitano preoccupazione per esempio l’andamento dei prezzi e la contrazione dell’offerta di residenze principali a prezzi ragionevoli. Nell’imminenza della stagione invernale, quando la popola­zione residente passa da 5700 a 7500 abitanti nel giro di poche settimane, la situazione risulta sempre particolarmente precaria. «Per molti lavoratori stagionali, trovare un alloggio a prezzi abbordabili è una vera e propria impresa», ribadisce Lauber. 

Stefanie Lauber Zermatt © regiosuisse

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