Paesaggio e sviluppo regionale, una sfida che porta frutti

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
La beauté et la spécificité du paysage constituent un facteur économique central dans de nombreuses régions rurales ou de montagne de la Suisse mais aussi dans les agglomérations. Elles constituent la base existentielle de nombreux sites. La question qui s’impose est de savoir jusqu’à quel point ces régions peuvent se développer économiquement sans que leurs paysages ne perdent leurs qualités naturelles et architecturales. La Confédération propose un mode de gestion respectueux du paysage avec les parcs d’importance nationale. Au cours des dernières années, des projets porteurs d’avenir ont aussi été lancés dans le cadre de la Nouvelle politique régionale (NPR), des Projets modèles pour un développement territorial durable et d’autres instruments de promotion, étatiques ou privés. Mettre le paysage en valeur est toutefois une tâche exigeante qui impacte à long terme les domaines les plus divers de la vie et de l’économie.
Stefan Steuri, guardia del parco naturale di Gantrisch © regiosuisse

La regione del Gantrisch, oggi molto apprezzata dagli escursionisti, solo un decennio fa era poco conosciuta. Quest’area prealpina, con i suoi fitti boschi, le gole naturali formate dai fiumi Sense e Schwarzwasser, la catena del Gantrisch e del Gurnigel, le zone paludose e le torbiere, il lago Schwarzsee e il paesaggio della Brecca, è diventata nel 2012 un parco naturale regionale insignito del marchio «Parco naturale regionale Gantrisch» (RNG). Come altre 18 regioni, è sottoposta all’ordinanza sui parchi (OPar), strumento che permette alla Confederazione di sostenere finanziariamente la creazione e la gestione di parchi in aree di alto valore naturale e paesaggistico. L’area del RNG è considerata una regione modello per lo sviluppo sostenibile.

Offerte interessanti

Ramona Gloor, portavoce del RNG, conferma che la creazione del parco ha innescato una serie di progetti nella regione. Le offerte turistiche hanno permesso di valorizzare la regione facendola conoscere come paesaggio alpino ideale per le attività outdoor, le escursioni in mountain bike o in bicicletta o ancora come parco avventura. Un’altra attrazione è il «Gäggersteg», una passerella sopraelevata in legno appena ristrutturata dalla quale i visitatori possono osservare da vicino la ricrescita del bosco dopo la terribile tempesta Lothar del 1999.

Ramora Gloor definisce la creazione e la gestione del parco un compito impegnativo, nel quale la ricerca del giusto equilibrio ha spesso un’importanza determinante. Nei weekend di bel tempo, per esempio, le torbiere e i paesaggi fluviali prossimi allo stato naturale sono presi d’assalto. Grazie a un team di ranger, il team del parco naturale di Gantrisch gestisce in modo mirato i visitatori, indirizzandoli verso i percorsi e i sentieri previsti e tracciati. Gloor spiega che l’obiettivo non è attirare sempre più visitatori con sempre più offerte: «Il turismo deve essere basato su principi di sostenibilità e corrispondere ai valori del nostro parco».

Parco naturale, un marchio e un esempio

A beneficiare del parco naturale dal punto di vista economico sono l’agricoltura, la silvicoltura e le aziende locali: oltre 300 prodotti sono commercializzati con il marchio «Parchi svizzeri». Infine, aspetto altrettanto importante, l’organizzazione che gestisce il parco è un importante committente e datore di lavoro. Funge inoltre da piattaforma di networking per gli attori coinvolti. «Da quando il parco del Gantrisch è stato creato, nella nostra regione regna uno spirito di ottimismo. Grazie al parco la regione ha sviluppato un’identità propria», rileva Gloor. L’area prossima allo stato naturale situata nelle Prealpi bernesi e friburghesi si è affermata come regione unica e inconfondibile e come marchio turistico. È diventata un esempio di come il paesaggio possa essere valorizzato in modo sostenibile e di come si possa nel contempo rafforzarne la qualità.

A questa conclusione sono giunti gli esperti del Centro interdisciplinare per lo sviluppo sostenibile e l’ambiente (CDE) dell’Università di Berna nel rapporto di valutazione che hanno elaborato per il Cantone di Berna, responsabile del parco. Il rapporto fornisce cifre che documentano il contributo al rafforzamento e alla promozione dell’economia regionale: nel 2018 il valore aggiunto turistico indotto dal parco naturale si è attestato a circa 7,3 milioni di franchi. In termini di occupazione, si tratta di 87 posti a tempo pieno. Nel periodo compreso tra il 2012 e il 2018 il valore aggiunto turistico generato dai prodotti regionali ha sfiorato i 9 milioni di franchi. Questi importi non tengono conto delle prestazioni di valorizzazione della natura e del paesaggio fornite dagli agricoltori e dalle organizzazioni private nel parco, come il mantenimento dei prati e dei pascoli aperti (pulizia), la manutenzione e la cura delle siepi, le nuove piantumazioni, la cura dei siti di nidificazione, la ristrutturazione dei muri a secco ecc. Gli esperti intravedono però un ulteriore potenziale di sviluppo economico per il RNG, p. es. nella creazione di valore con il legno o la gastronomia.

Si può trarre una conclusione altrettanto positiva per la maggior parte dei 18 parchi svizzeri d’importanza nazionale, che insieme coprono più di 5200 km2, circa un ottavo del territorio svizzero. L’obiettivo perseguito dalla Confederazione con questi parchi – ossia conservare e migliorare la qualità della natura e del paesaggio in armonia con uno sviluppo economico regionale sostenibile – coincide in larga misura con gli obiettivi della Nuova politica regionale (NPR).

Naturpark Gantrisch: Senseschlucht Copyright: Priska Ketterer / Regiosuisse

Concezione «Paesaggio svizzero» come filo rosso

Nelle aree densamente popolate il paesaggio si configura per lo più come spazio modellato dall’uomo e utilizzato per gli scopi più svariati – spazio di vita, di lavoro, di svago, spazio per attività fisiche, spazio culturale, spazio economico e base per la biodiversità. Si tratta di paesaggi che si sono sviluppati nel corso dei secoli e che sono stati profondamente trasformati, soprattutto negli ultimi decenni. Nella nostra società, caratterizzata dalla crescita e dalla mobilità, devono soddisfare tutta una serie di esigenze. La versione aggiornata della Concezione «Paesaggio svizzero» (CPS)1, adottata nel 2020 dal Consiglio federale, rappresenta il filo rosso per la ponderazione degli interessi e fornisce il quadro per uno sviluppo del paesaggio coerente e orientato alla qualità. Secondo la visione del Consiglio federale, la bellezza e la diversità dei paesaggi svizzeri, con le loro caratteristiche naturali e culturali regionali, devono offrire alle generazioni presenti e future un’elevata qualità di vita e uno spazio per sviluppare attività economiche. Per realizzare questa visione, la CPS definisce sette obiettivi generali e sette obiettivi di qualità paesaggistica specifici come pure obiettivi coordinati per le politiche settoriali rilevanti per il paesaggio. La CPS funge da strumento di coordinamento delle leggi e degli strumenti che riguardano il paesaggio. Questo vale per la protezione della natura e del patrimonio culturale e per la pianificazione territoriale, così come per la politica agricola, la difesa nazionale, la politica regionale e il turismo. In quest’ottica lo sviluppo regionale dovrebbe considerare maggiormente la diversità dei paesaggi, con i loro valori naturali e culturali regionali tipici, come un’importante fattore di attrattiva e di differenziazione (unique selling proposition) e dovrebbe contribuire sia alla loro salvaguardia che allo sviluppo economico sostenibile.

Il Cantone, coordinatore e pioniere

Sviluppare progetti che soddisfino le richieste della società in termini di elevata qualità del paesaggio e che funzionino dal punto di vista economico – cioè siano globalmente sostenibili – pone una serie di sfide per i promotori. Occorre definire il raggio d’azione nel quale il dispendio e il ritorno economico più o meno si equivalgono, ma anche orientarsi tra le molteplici prescrizioni, possibilità di finanziamento e livelli d’azione. Esempi di buona prassi, ausili e offerte di sostegno forniscono già indicazioni utili. Il Canton Ticino, per esempio, ha istituito la Piattaforma paesaggio che fa capo alla Sezione dello sviluppo territoriale. Essa coordina i progetti e opera come una sorta di sportello unico per i promotori di progetti (Comuni, cooperative, associazioni o federazioni). Gli esperti aiutano a trovare i finanziamenti, forniscono consulenza e accompagnano i richiedenti, indirizzandoli se necessario verso possibili alternative, come organizzazioni private e fondazioni. «L’impegno finanziario del Cantone è spesso un presupposto decisivo per ottenere un ulteriore sostegno», spiega Paolo Poggiati, presidente della piattaforma. Dal 2008 al 2018 la Piattaforma paesaggio, che raggruppa anche i compiti di tutti gli uffici cantonali coinvolti (economia, foresta e agricoltura, conservazione della natura e del patrimonio, tutela dei monumenti ecc.), si è occupata di 57 progetti per un volume totale di investimenti pari a circa 30 milioni di franchi. «I progetti sono estremamente importanti soprattutto per le piccole valli periferiche e le aree di montagna», sottolinea Poggiati. «Le iniziative hanno ridato vita a catene di valore locali e innescato nuove forme di cooperazione».

Buone prassi di sviluppo regionale legate al paesaggio

Su incarico dell’UFAM, la società PLANVAL AG ha analizzato tutta una serie di esempi pratici per capire se e come il paesaggio possa rappresentare un potenziale per lo sviluppo regionale sostenibile e come le regioni possano concretamente trarre vantaggio dal paesaggio, inteso come tema prioritario per lo sviluppo. Lo studio2 pubblicato da PLANVAL copre un centinaio di progetti paesaggistici e classifica le strategie di valorizzazione del paesaggio in tre categorie: mercato (luogo di residenza, turismo, energia), rimunerazione dei servizi paesaggistici e mista (parchi, agricoltura). Infine, lo studio approfondisce dodici esempi modello, che coprono un ampio spettro di ambiti di attività. Il modo migliore per valorizzare un paesaggio è riconoscere il potenziale specifico, utilizzarlo in modo mirato e preservarlo. Questo richiede generalmente l’interazione di diversi settori quali il turismo, l’agricoltura e la conservazione della natura. Una caratteristica fondamentale degli esempi modello è la presenza di un organismo responsabile della gestione e del coordinamento a lungo termine. Le strategie regionali si sono dimostrate molto utili in questo senso (cfr. regioS 17). Ai fini dell’implementazione lo studio propone un modello con percorsi di sviluppo che possono essere suddivisi in sei fasi. Evidenzia inoltre l’importanza di un orientamento a lungo termine. È raro che gli attori coinvolti ottengano rapidamente risultati: sono quindi d’obbligo perseveranza, determinazione e pazienza.

© regiosuisse Sulla base: «Landschaft als Leitthema für eine nachhaltige Regionalentwicklung». Eine Analyse von Musterbeispielen. Schlussbericht. PLANVAL, sotto il mandato dell’UFAM. Berna, 2019 © regiosuisse

100% Valposchiavo

Ne è un esempio eloquente lo sviluppo del paesaggio in Valposchiavo, dove è in corso la seconda tappa del progetto «100% Valposchiavo», che punta a creare entro il 2028 una catena del valore biologico integrata. Gli agricoltori non solo gestiranno le loro aziende in base ai metodi dell’agricoltura biologica ma trasformeranno anche tutti i loro prodotti (latticini, carne, farina di grano saraceno, erbe, frutta ecc.) e li commercializzeranno con il marchio «100% Valposchiavo»®. Il progetto riscontra successo. «Ci sono già un centinaio di prodotti commercializzati con il marchio», spiega Cassiano Luminati, direttore del Polo Poschiavo. Dal 2015, la maggior parte dei ristoranti della valle hanno incluso nel loro menu piatti preparati esclusivamente con ingredienti locali. La Confederazione contribuisce con 10,7 milioni di franchi al finanziamento della seconda tappa (2021-2028) nell’ambito del programma Progetti di sviluppo regionale (PSR) dell’Ufficio federale dell’agricoltura. Lo sviluppo della Valposchiavo verso una bio smart valley è stato pianificato da tempo. Luminati ricorda che la valle è stata una delle prime ad adottare l’agricoltura biologica e che oggi il 95% delle superfici agricole è coltivato in modo biologico, una percentuale ineguagliata in Svizzera. Un passo decisivo per lo sviluppo è stato il riconoscimento della linea ferroviaria del Bernina quale patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 2008. «Abbiamo sviluppato in modo partecipativo una strategia regionale che si focalizza sulle risorse materiali e immateriali del nostro territorio», spiega Luminati, «con l’obiettivo di fare della Valposchiavo la base economica fondamentale per lo sviluppo regionale». La strada per raggiungerlo passa per una simbiosi tra agricoltura biologica e turismo sostenibile con un paesaggio unico a fare da sfondo. Si tratta di un progetto a lungo termine che la popolazione locale sta realizzando passo dopo passo. A tal fine, viene fatto un uso intelligente dei numerosi strumenti messi a disposizione dalla politica. Con l’ultimo progetto avviato (progetto modello «Salvaguardare nel tempo i valori paesaggistici per le generazioni future»), la Valposchiavo si prefigge di definire il proprio futuro partendo da una prospettiva comune (Prospettiva 2040). La memoria storica, la conoscenza tradizionale del paesaggio e i valori della popolazione locale devono essere integrati maggiormente nei processi di sviluppo regionale.

Vista su Poschiavo dalla Valposchiavo © regiosuisse

Sulle tracce dei primi turisti

Circa due terzi dei progetti di valorizzazione del paesaggio esaminati nello studio realizzato da PLANVAL riguardano il turismo. Non è una coincidenza, se si considerano la densità unica di paesaggi attrattivi che conta la Svizzera e l’evoluzione storica. La scoperta delle Alpi dal punto di vista turistico la si deve essenzialmente agli inglesi e ai loro viaggi di studio. In analogia al «Grand Tour» organizzato per la prima volta da Thomas Cook nel 1858 sotto forma di pacchetto turistico attraverso la Svizzera, Svizzera Turismo ha lanciato nel 2015 il progetto «Grand Tour of Switzerland» che ha come punto focale la diversità paesaggistica. Si tratta di un itinerario su strada che si snoda su 1640 km e attraversa i paesaggi più spettacolari e le città più belle della Svizzera. Collega 5 passi alpini, 22 laghi, 12 siti del patrimonio mondiale dell’UNESCO e 45 luoghi di interesse. L’offerta fa capo a infrastrutture esistenti (trasporti, ristorazione e settore alberghiero). L’unico intervento nel paesaggio è rappresentato da 650 cartelli discreti e da 48 postazioni (foto spot) che incorniciano squarci particolari del paesaggio e invitano i visitatori a scattare fotografie. «Con essi, mettiamo al centro dell’esperienza turistica immagini iconografiche del paesaggio e degli insediamenti», spiega Matthias Imdorf della Erlebnisplan AG, che è stato coinvolto nel progetto in qualità di consulente. Imdorf è convinto che la valorizzazione del paesaggio offra un potenziale quasi infinito.

© regiosuisse

Benefici economici difficili da quantificare

I casi di studio esaminati da PLANVAL illustrano chiaramente che un uso e una gestione del paesaggio sostenibili, orientati alla qualità e diversificati possono dare buoni risultati. Un presupposto importante è la conoscenza del quadro giuridico complesso e il coordinamento mirato dei partecipanti in un’ottica di good governance.

Per molti casi di studio i benefici ecologici e paesaggistici sono altrettanto evidenti dei benefici intangibili quali il guadagno di immagine, la cultura della cooperazione o nuove reti socio-economiche. C’è però una sfida da vincere: il valore aggiunto concreto che può essere effettivamente ottenuto con i prodotti e i servizi legati al paesaggio rimane spesso poco chiaro a causa della mancanza di dati e il beneficio economico che una regione perde rinunciando alla valorizzazione del paesaggio può essere determinato solo indirettamente. È quindi necessario elaborare le opportune basi. «Anche se i benefici diretti del paesaggio per l’agricoltura e la silvicoltura, oppure per una regione e una questione specifica, possono di solito essere calcolati abbastanza precisamente, i servizi culturali e turistici forniti dal paesaggio sono difficili da quantificare globalmente», rilevano gli economisti della HES-SO di Ginevra in un metastudio3.

Non sussiste necessariamente una relazione diretta tra il valore ecologico di un paesaggio (p. es. come hotspot di biodiversità) e il suo valore economico. Un parco cittadino molto frequentato dai residenti può avere un valore economico superiore a quello di un’area naturale periferica. Per rilevare il valore di un paesaggio e le prestazioni che questo fornisce, gli economisti utilizzano metodi indiretti che permettono, per esempio, di valutare con l’ausilio dei valori immobiliari la vista lago o il panorama montano. Uno studio dell’UFAM4 del 2012 ha stimato il valore ricreativo dei boschi svizzeri a due-quattro miliardi di franchi svizzeri all’anno, mentre uno studio5 del Politecnico di Zurigo e dei Parchi Svizzeri ha stimato il valore aggiunto turistico del Parco paesaggistico di Binntal a 22 milioni di franchi svizzeri e quello del Parc Ela a 106 milioni di franchi svizzeri all’anno.

Gli elementi oggettivi per una valutazione economica del paesaggio sono tuttora insoddisfacenti. La misurabilità del valore aggiunto creato dal paesaggio sarebbe tuttavia un prerequisito importante per un approccio più mirato allo sviluppo regionale legato al paesaggio. L’esperto di turismo Jürg Schmid vede opportunità di crescita superiori alla media soprattutto nel turismo rispettoso della natura, che potrebbe essere sviluppato senza compromettere la qualità del paesaggio. «I parchi naturali regionali e i siti del Patrimonio mondiale presentano l’essenza della natura svizzera e della diversità regionale». Secondo l’esperto, mancano offerte attrattive orientate alle esigenze degli ospiti così come, in particolare, esperienze turistiche per i turisti con maggiore capacità di spesa, grazie alle quali è possibile trasformare in valore aggiunto il grande potenziale esistente (vedi anche Tavola rotonda virtuale «La bellezza del paesaggio è fondamentale per il turismo.»

Le potenzialità, gli strumenti e gli esempi di buona prassi per sfruttare e nel contempo promuovere l’alta qualità del paesaggio nelle regioni della Svizzera ci sono. Servono ora persone impegnate che abbiano buone idee e perseveranza, che sappiano riconoscere il potenziale esistente e ispirino altri attori ad impegnarsi a loro volta.

Quadro giuridico e strumenti di finanziamento

Legislazione rilevante per il paesaggio: Costituzione federale (Cost.), legge sulla pianificazione del territorio (LPT), legge federale sulla protezione della natura e del paesaggio (LPN), ordinanza sui parchi (OPar), legge sull’agricoltura (LAgr), legge sulle foreste (LFo), legge sulla protezione delle acque (LPAc), legge federale sui percorsi pedonali ed i sentieri (LPS), legge sulla caccia (LCP), legge sulla pesca (LFSP), legge sull’energia (LEne), legge sulle strade nazionali (LSN), legge sulle ferrovie (Lferr), Concezione Paesaggio svizzero, ecc.

Strumenti di finanziamento federali: Nuova politica regionale (NPR), politica federale in materia di parchi, accordi programmatici per la protezione della natura e del paesaggio, aiuti finanziari ai sensi dell’art. 13 LPN (vie di comunicazione e siti storici/conservazione di monumenti), progetti di sviluppo regionale (PSR), progetti di qualità del paesaggio (PQP), Progetti modello sviluppo sostenibile del territorio, promozione turistica (Innotour), Fondo svizzero per il paesaggio, ecc.

gantrisch.ch

valposchiavo.ch

grandtour.myswitzerland.com

regiosuisse.ch/npr

progettimodello.ch

ufam.admin.ch/parchi

parks.swiss 

blw.admin.ch/psr

regiosuisse.ch/aiuti-finanziari

Bibliografia e ulteriori informazioni

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«La bellezza del paesaggio è fondamentale per il turismo.»

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Per molte regioni rurali e di montagna il paesaggio rappresenta l’elemento fondamentale del benessere e della qualità della vita. Come si possono valorizzare questi paesaggi nell’ambito dello sviluppo regionale rafforzando nel contempo le loro qualità intrinseche? Di questo tema hanno discusso Dominique Weissen Abgottspon, direttrice della Rete dei parchi svizzeri, Marie-France Roth Pasquier, consigliera nazionale nonché consigliera comunale di Bulle (FR) e presidente dell’associazione di agglomerato «mobul», e Jürg Schmid, ex direttore di Svizzera Turismo, presidente di Graubünden Ferien e comproprietario di un’agenzia di marketing e comunicazione.

Secondo Dominique Weissen Abgottspon, grazie alla creazione di parchi di importanza nazionale avviata da una decina di anni, lo sviluppo regionale è sulla strada giusta per valorizzare il paesaggio con la dovuta attenzione e cura. Quest’opinione è condivisa anche da Jürg Schmid, che individua nei parchi anche un notevole potenziale di crescita turistica. La cooperazione, la stretta collaborazione e il lavoro in rete tra le organizzazioni che gestiscono i parchi e le organizzazioni turistiche locali e regionali potrebbero e dovrebbero essere migliorati. Schmid ritiene peraltro che nella progettazione e nell’allestimento delle offerte manchi un po’ di capacità d’innovazione. La grande sfida è trasformare un bel paesaggio in un’esperienza turistica. Inoltre, è del parere che i parchi debbano profilarsi in modo più mirato anche nel segmento del lusso.

Il paesaggio è diventato un importante fattore di attrazione anche nell’agglomerato di Bulle (FR), che negli scorsi anni ha conosciuto un vero e proprio boom. «Grazie alla qualità del nostro paesaggio, possiamo offrire un’elevata qualità di vita. Molte persone che vivono in altre città vorrebbero venire ad abitare nel nostro agglomerato ricco di verde», dice Marie-France Roth Pasquier. Tuttavia, la vicinanza del grande parco naturale regionale Gruyère Pays-d’Enhaut sembra svolgere un ruolo solo marginale nel rapido sviluppo dell’agglomerato, ma le cose dovrebbero cambiare. Nel tentativo di valorizzare anche turisticamente il paesaggio della regione Gruyère, la pianificazione regionale punta tra l’altro sulla conservazione del patrimonio culturale e architettonico che, secondo Marie-France Roth Pasquier, rappresenta una grande attrazione turistica. Dominique Weissen Abgottspon preconizza uno sviluppo regionale che guardi al lungo periodo e si orienti effettivamente alla valorizzazione del paesaggio. «Il paesaggio è il vero capitale; tutto ciò che viene distrutto non sarà più disponibile per le prossime generazioni» sottolinea. In questo senso e alla luce delle tendenze in atto, Jürg Schmid evidenzia come si debba ancora passare attraverso un processo di apprendimento e allontanarsi da un turismo finora molto incentrato sulla pratica dello sci e sugli impianti di risalita per andare verso forme più dolci, orientate alla natura. Un turismo consapevole che il suo futuro a lungo termine dipende dalla protezione del paesaggio. E conclude «Il turismo può ‹abbracciare› i parchi, e può perciò anche chiedere qualcosa in cambio».

parks.swiss

mobul.ch

La versione integrale in tedesco francese

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Le aree alpine sopra il limite della vegetazione arborea sono considerate ufficialmente improduttive. Eppure, cime, creste e pareti rocciose offrono possibilità sportive e di svago importanti ai fini turistici e sono molto ambite dagli alpinisti. Rita Christen, guida alpina e presidente dell’associazione svizzera di categoria (SBV/ASGM), spiega il fascino dell’alpinismo d’alta montagna.

Le aree alpine sopra il limite della vegetazione arborea sono considerate ufficialmente improduttive. Eppure, cime, creste e pareti rocciose offrono possibilità sportive e di svago importanti ai fini turistici e sono molto ambite dagli alpinisti. Rita Christen, guida alpina e presidente dell’associazione svizzera di categoria (SBV/ASGM), spiega il fascino dell’alpinismo d’alta montagna.

«Ho da sempre la passione per la montagna. Sono cresciuta a Urnäsch (AR) ai piedi del Säntis. Mio padre era il direttore delle funivie locali. Da bambini andavamo spesso in montagna con i nostri genitori ma le cime non hanno avuto subito un ruolo importante nella mia vita. Mi interessavano di più i paesaggi incontaminati. Da ragazza ho viaggiato molto. Ho attraversato l’Islanda in bicicletta e ho trascorso parecchio tempo in Alaska da sola. Sono arrivata all’alpinismo solo più tardi, quando ho conosciuto mio marito. Entrambi cercavamo nuove sfide. La professione di giurista da sola, a lungo andare, mi sembrava troppo noiosa, in più non ero riuscita a trovare il lavoro dei miei sogni nel servizio diplomatico o nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Così, insieme a mio marito, ho deciso di seguire la formazione per diventare guida alpina. Seppur con sentimenti contrastanti, 25 anni fa ci siamo trasferiti nella Surselva. Una valle che nel frattempo è diventata la mia casa a tutti gli effetti.

Ai miei clienti offro scalate o escursioni con le pelli di foca soprattutto nei Grigioni o nel Cantone di Uri. La mia meta preferita è il Salbitschijen nella Göschenertal. È una montagna che sa veramente conquistare il cuore degli alpinisti: pareti impegnative con diverse vie, granito rosso-oro, creste vertiginose e un panorama mozzafiato con cime di 3000 metri ricoperte dai ghiacci. Naturalmente nell’alpinismo conta soprattutto l’aspetto sportivo, ma anche il paesaggio ha la sua importanza. Il mix di bellezza, pericoli e rischi è adrenalinico. A questo si aggiunge l’emozione che solo la conquista di una cima ti regala, trasmettendoti un senso di vastità quasi spirituale che crea dipendenza. Comunque sia, non potrei rinunciarci a lungo.

Per motivi ecologici organizziamo le nostre escursioni private quasi esclusivamente nelle regioni più vicine. Visiteremmo volentieri regioni più lontane, ma i cambiamenti climatici sono troppo evidenti anche nelle nostre montagne. Di pareti tradizionalmente ghiacciate non sono rimasti che mucchi di materiale detritico, alcune vie non sono più praticabili, la messa in sicurezza dei passaggi è sempre più onerosa. Questi cambiamenti mi preoccupano molto. L’alpinismo come tale non lascia praticamente tracce nella natura se chi lo pratica si comporta correttamente. Tuttavia, l’impronta ecologica dell’alpinista può risultare più o meno importante, a seconda del mezzo di trasporto scelto per il viaggio e del materiale utilizzato. Nel nostro settore si discute molto dell’utilizzo dello spazio alpino. In qualità di presidente dell’Associazione delle guide alpine, mi impegno per trovare un compromesso adeguato tra utilizzo e protezione per consentire alle guide alpine di mantenere per quanto possibile il libero accesso alle montagne. Tutte le parti coinvolte sono concordi nell’affermare che nelle montagne non dovrebbero mai crearsi situazioni simili a quelle dell’Altipiano svizzero oggetto di uno sfruttamento eccessivo. Lì faccio perfino fatica a percepire il paesaggio. Riesco a respirare di nuovo liberamente solo quando torno in montagna».

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Il paesaggio come capitale

Lukas Denzler

Lo Zürcher Berggebiet è un’area collinosa seminaturale attorno al monte Tössstock. Con le sue elevate qualità naturalistiche e paesaggistiche, fa da contrappeso al denso agglomerato di Zurigo. L’associazione Pro Zürcher Berggebiet ne ha riconosciuto le potenzialità e in collaborazione con il Cantone punta a valorizzare questo territorio di elevato valore estetico nell’ambito della Nuova politica regionale (NPR).

Il sentiero parte dalla stazione di Fischenthal. Costeggia per un tratto il fiume Töss prima di inerpicarsi attraverso ripidi prati e fattorie isolate fino a raggiungere l’Hüttchopf, da dove la vista si apre sulle cime dello Schnebelhorn e del Tössstock. Quest’area boschiva è stata inserita nelle zone di protezione della fauna e della flora del Cantone di Zurigo già nel 1912. Dall’Hüttchopf il sentiero prosegue fino all’alpe Scheidegg, che offre un panorama mozzafiato sulle Alpi glaronesi e sui due denti del Grosser Mythen fino al Rigi e al Pilatus. Sullo sfondo, incastonato armoniosamente nel paesaggio, si scorge il lago di Zurigo con il suo ponte-diga.

L’Oberland zurighese e la Tösstal sono il punto di partenza ideale per escursioni di media o lunga distanza. Facilmente raggiungibili da Rapperswil, Wetzikon, Uster, Zurigo e Winterthur, fanno da contrappeso al denso agglomerato di Zurigo. Le loro elevate qualità naturalistiche e paesaggistiche trovano conferma non da ultimo dal fatto che una parte preponderante dello Zürcher Berggebiet è inserita nell’Inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali (IFP n. 1420 Hörnli-Bergland).

Qualità paesaggistiche alla base del programmacantonale NPR

L’associazione Pro Zürcher Berggebiet e l’agenzia di management regionale Zürioberland ad essa associata hanno riconosciuto questo atout e in collaborazione con il Cantone puntano a valorizzarlo nell’ambito della Nuova politica regionale (NPR). All’associazione hanno aderito 13 comuni di tre Cantoni: dieci dell’Oberland zurighese e della Tösstal, due turgoviesi (Bichelsee-Balterswil e Fischingen) e uno sangallese (Eschenbach). Per la sua topografia, i suoi punti di interesse turistico e le catene di approvvigionamento e di valore, questo territorio è considerato uno spazio funzionale ed è per questo che anche il perimetro rilevante per la NPR si estende a più Cantoni. Il Cantone di Zurigo è responsabile dell’attuazione del programma; i Cantoni di Turgovia e di San Gallo vi partecipano finanziariamente.

© regiosuisse

Nel Cantone di Zurigo l’attuazione della NPR è stata affidata all’Ufficio della natura e del paesaggio (ALN) che fa parte della Divisione delle costruzioni. Questa scelta inconsueta è dovuta al fatto che lo Zürcher Berggebiet, che fino all’anno scorso costituiva da solo l’area di impatto nel Cantone, è caratterizzato da paesaggi naturali intatti di elevato valore paesaggistico e naturalistico e che fin dall’inizio l’orientamento di fondo della NPR è stato quello di aumentare la creazione di valore regionale partendo dalle qualità paesaggistiche.

Qualità della vita come principale fattore di attrattiva

Per il polo economico di Zurigo, con le sue università e le sue aziende internazionali che dipendono da una forza lavoro altamente qualificata, la qualità della vita rappresenta un fattore di attrattiva di grande rilevanza per la piazza economica. Da qui l’importanza crescente di disporre di aree naturali facilmente accessibili. Le persone hanno un grande bisogno di compensare i ritmi frenetici della vita quotidiana fruendo di paesaggi intatti e di una natura idilliaca. Secondo Daniela Waser, direttrice dell’agenzia di management regionale Zürioberland, è proprio questo bisogno a far crescere l’importanza del capitale paesaggistico e culturale dello Zürcher Berggebiet. Con offerte mirate, questo capitale potrebbe contribuire allo sviluppo qualitativo di tutta la regione. D’altronde, già nel periodo programmatico NPR 2016–2019 era stato definito un obiettivo in tal senso (Ruhelandschaft) nell’intento di promuovere l’area come oasi di quiete, che favorisce il riposo, la conciliabilità tra lavoro e famiglia e la salute fisica e mentale. Un obiettivo che completa in modo ottimale altre priorità della NPR, come la promozione del turismo e dei prodotti regionali.

Un elemento fondamentale in questo contesto è lo studio di fattibilità condotto dall’Istituto per l’ambiente e le risorse naturali della Scuola universitaria di scienze applicate zhaw di Wädenswil sulle potenzialità dello Zürcher Berggebiet quale oasi di quiete, tempo libero e promozione della salute. Lo studio ha concluso che la scelta degli aspetti «riposo», «tempo» e «salute» è pertinente poiché include i bisogni sociali di svago, rallentamento e riequilibrio. Inoltre, il potenziale per integrare i valori esistenti nelle catene di valore regionali è enorme. «Il rapporto ha confermato che l’obiettivo npr è molto promettente e rappresenta una solida base per sviluppare progetti concreti» afferma Franziska Heinrich dell’Ufficio ALN.

Vista da Scheidegg bei Wald (ZH) sull’Obersee e sulle Prealpi © regiosuisse

Raggruppare le offerte e ottenere maggiore visibilità

Per molte persone il paesaggio è una fonte di ispirazione. I luoghi energetici e la spiritualità suscitano sempre più interesse. A nordest dello Zürcher Berggebiet si trova il convento benedettino di Fischingen, che offre anche possibilità di pernottamento. È un’oasi tranquilla per corsi e seminari e una piccola perla dove si possono organizzare eventi culturali.Nell’attuale periodo programmatico npr si punta a realizzare progetti concreti. «Vogliamo raggruppare in pacchetti le offerte esistenti e quelle nuove e dar loro visibilità» afferma Daniela Waser dell’agenzia di management regionale. «Per riuscirci, dobbiamo valutare bene come proporre le diverse offerte nell’ottica dell’obiettivo che ci siamo prefissati e in questo senso dobbiamo rendere visibile agli attori regionali e alla popolazione locale il potenziale rappresentato dall’oasi di quiete».

© regiosuisse

Per sviluppare l’Oberland zurighese come uno spazio complementare a quello urbano, occorre non da ultimo migliorare la conciliabilità tra lavoro e vita privata, per esempio creando spazi di co-working. Daniela Waser spiega che il corporate volunteering è un’opportunità per la regione: le offerte sono destinate alle aziende che favoriscono la partecipazione dei loro collaboratori ad attività di pubblica utilità.

L’agenzia responsabile del management regionale ha riconosciuto le potenzialità del paesaggio. Ora la palla passa agli attori locali che dovranno sviluppare offerte concrete.

prozb.ch

regiosuisse.ch/npr-it

La strategia di sviluppo del Cantone

Con la strategia di sviluppo territoriale a lungo termine (Langfristige Raumentwicklungsstrategie, LaRES) il Cantone di Zurigo punta a offrire anche in futuro uno spazio di vita ed economico attrattivo. La strategia di sviluppo distingue cinque ambiti di intervento, tra cui quello dedicato ai paesaggi culturali e naturali e nel quale rientra lo Zürcher Berggebiet. Poiché in futuro lo sviluppo insediativo si concentrerà principalmente negli spazi urbani e in quelli residenziali urbani, l’area seminaturale può puntare a posizionarsi a lungo termine come spazio complementare agli agglomerati urbani della regione.

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Coronavirus, prova di forza per le regioni

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
L’emergenza Covid-19 ha scatenato una grave crisi globale che, lungi dall’essere alle nostre spalle, affligge tutti i settori economici e gli aspetti della vita, in primo luogo l’assistenza sanitaria. In Svizzera, a trovarsi in particolari difficoltà sono il comparto turistico e l’industria orologiera, che costituiscono la spina dorsale dell’economia di diverse regioni rurali e di montagna. Molte di queste sono confrontate a una dura prova dall’esito incerto.
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Il lockdown imposto a metà marzo ha avuto ripercussioni traumatiche sul turismo. Nell’intera Svizzera, i pernottamenti sono crollati praticamente da un giorno all’altro: -62 per cento in marzo, -80 per cento in aprile e -78 per cento in maggio rispetto ai corrispondenti periodi dell’anno precedente. A giugno, a seguito dell’allentamento delle restrizioni, i dati sono leggermente migliorati e, pur facendo segnare ancora un -62 per cento rispetto al 2019, hanno ritrovato il livello del mese di marzo. A disertare in massa le destinazioni turistiche svizzere non sono stati solo gli ospiti stranieri, ma anche quelli residenti in Svizzera. In luglio e agosto, l’occupazione alberghiera ha dato segni di ripresa: secondo l’Ufficio federale di statistica (UST) nei due mesi estivi la variazione dei pernottamenti ha oscillato, in media, tra il -26 e il -28 per cento.

Vacanze (quasi obbligatoriamente) in Svizzera

Le differenze tra una regione e l’altra sono tuttavia considerevoli. Alcune hanno tratto vantaggio dal fatto che gli svizzeri hanno in genere rinunciato a recarsi all’estero e scelto di trascorrere le vacanze nelle località montane svizzere. In Val Poschiavo, ad esempio, gli alberghi hanno rapidamente annunciato il tutto esaurito. Nel mese di luglio, nel distretto di Surselva i pernottamenti sono aumentati del 40 per cento rispetto all’anno precedente, nella Bassa Engadina del 43 per cento e in Val Bregaglia addirittura del 53 per cento. In queste destinazioni la ripresa è proseguita per tutta la stagione estiva fino all’autunno. Tuttavia, anche nelle regioni che hanno fatto registrare un boom di presenze, non tutti hanno motivo di soddisfazione. «Penso soprattutto ai ristoratori, che durante il lockdown sono stati costretti a sospendere del tutto la propria attività e che in seguito, in ragione delle misure di protezione, hanno dovuto fare i conti con importanti restrizioni», spiega Martina Schlapbach, operatrice dello sviluppo regionale della Regiun Engiadina Bassa/Val Müstair.

Anche in Appenzello, Ticino e certe regioni del Giura, il numero di pernottamenti registrato in estate ha superato nettamente quello dello stesso periodo dell’anno precedente. Nella destinazione Saignelégier-Le Noirmont i pernottamenti sono quasi raddoppiati. Alcuni siti come la Vallemaggia o la Val Verzasca e la piscina di Porrentruy sono stati letteralmente presi d’assalto nei giorni di bel tempo. L’Appenzello ha faticato a tenere testa all’invasione di escursionisti provenienti da ogni angolo della Svizzera, che ha provocato situazioni sulle quali i media non hanno esitato a puntare il dito. Andreas Frey, responsabile di Appenzellerland Tourismus AR, relativizza e non vuole assolutamente sentir parlare di «overturismo»: «Nei giorni di picco abbiamo cercato di dirigere i gruppi di escursionisti verso percorsi meno battuti e penso che ci siamo riusciti».

Non possono lamentarsi nemmeno i locatori di appartamenti di vacanza. Le abitazioni in luoghi isolati sono state quelle maggiormente richieste. In ottobre, ad esempio, quando in altre regioni il picco estivo era ormai un lontano ricordo, sulla piattaforma di Grigioni Turismo, che propone circa 3000 oggetti in locazione in dieci diverse destinazioni, le prenotazioni risultavano superiori di oltre il 70 per cento rispetto all’anno precedente.

Nuvole scure all’orizzonte per il turismo urbano

In campo turistico, le grandi perdenti sono state senza dubbio le città. Gli ospiti internazionali hanno disertato i centri urbani e il turismo d’affari e congressuale ha subito una paralisi pressoché totale. Zurigo (-77%), Ginevra (-75%), Lucerna (-66%), Basilea (-63%) e Berna (-59%) sono state le destinazioni che nei mesi estivi hanno maggiormente perso in termini di pernottamenti. Dopo un lieve miglioramento nei primi giorni di autunno, in ottobre la situazione è tornata a farsi critica e grosse nuvole scure si sono nuovamente addensate all’orizzonte. Secondo un’indagine condotta da Hotelleriesuisse, due terzi degli alberghi dei centri urbani si apprestano a licenziare il loro personale e molti di quelli più grandi rischiano di fallire.

Oltre alle città, anche le regioni di montagna fortemente orientate al turismo internazionale, in particolare in provenienza dall’Asia, risentono fortemente della crisi. Tra queste figura ad esempio la destinazione Engelberg/Titlis. Nei mesi estivi, il fatturato delle Titlis Bergbahnen si è ridotto del 20-30 per cento rispetto all’anno precedente. Pur avendo immediatamente reagito con rigorose misure di riduzione dei costi, il direttore Norbert Patt è stato nel frattempo costretto ad annunciare un taglio di posti di lavoro. Anche la ferrovia della Jungfrau, i cui clienti provenivano per il 70 per cento dall’Asia, ha sofferto il crollo improvviso del turismo internazionale. I responsabili marketing della società hanno cercato di porre rapidamente rimedio alla situazione con iniziative come lo «Jungfrau Corona Pass», che consente di accedere in modo illimitato all’intera rete di trasporti della regione. Nel giro di pochissimo tempo, la proporzione si è invertita e il 95 per cento dei visitatori dello Jungfraujoch provengono ora dalla Svizzera. A differenza dei turisti asiatici, questi spendono però in media meno e la loro presenza è fortemente condizionata dalla meteo.

Tra le destinazioni e gli alberghi che se la sono cavata meglio nell’Oberland bernese vanno annoverati, come nella maggior parte delle regioni svizzere, quelli che puntano soprattutto al mercato interno o europeo. «Hanno tratto particolare beneficio i campeggi, come anche la sottoregione di Haslital-Brienz, tradizionalmente meno orientata al turismo internazionale», sottolinea Stefan Schweizer, direttore della Conferenza regionale Oberland Ost. Nonostante gli spiragli apertisi in estate, anche nell’Oberland bernese il bilancio turistico resta nel complesso negativo. Nella regione di Interlaken, una destinazione a vocazione principalmente internazionale, in luglio i pernottamenti si sono ad esempio dimezzati, malgrado un aumento del 192 per cento degli ospiti provenienti dalla Svizzera. Situazione analoga anche per altre località famose come Wengen, Davos nei Grigioni o diverse destinazioni in Vallese, prima fra tutte Zermatt.

Appenzell © regiosuisse

I brutti ricordi del Giura

L’industria orologiera sta al Giura come il turismo alla maggior parte delle regioni di montagna svizzere e, proprio come quest’ultimo, è stata duramente colpita dalla crisi provocata dal coronavirus. Nel secondo trimestre del 2020, il fatturato dell’industria orologiera si è ridotto del 35 per cento. Anche se nel terzo trimestre il settore ha dato segni di ripresa, la Federazione dell’industria orologiera svizzera prevede che l’esercizio si chiuderà con un calo compreso tra il 25 e il 30 per cento. Nei primi dieci mesi dell’anno, le esportazioni di orologi si sono contratte di oltre un terzo rispetto al 2019.

Nelle cosiddette «città orologiere» dell’Arco giurassiano, la situazione evoca brutti ricordi. Anche se, a seguito della crisi attraversata dal settore negli anni ‘70, città come Le Locle hanno diversificato la propria struttura economica, la dipendenza di molte località dall’industria orologiera resta marcata. Emblematico è il caso della Vallée de Joux: nella parte alta della valle, al confine con la Francia, vivono 7000 persone e vi sono 8000 posti di lavoro, legati in stragrande maggioranza all’orologeria. «La pandemia di coronavirus ci ha colpito duramente», si rammarica Eric Duruz, direttore dell’ADAEV (Association pour le Développement des Activités Economiques de la Vallée de Joux). Le fabbriche della regione hanno tempestivamente adottato misure di protezione per il personale, prima ancora che la Confederazione le rendesse obbligatorie, ma durante il lockdown la maggior parte di esse è stata costretta a chiudere per circa un mese e mezzo. Nella Vallée de Joux, anche dal punto di vista sanitario, la pandemia non è stata peraltro una semplice minaccia, ma ha provocato un numero di vittime superiore alla media. Le autorità ai diversi livelli hanno coordinato gli interventi nell’intento di garantire alla popolazione adeguata assistenza sanitaria anche nelle fasi più critiche del contagio. «Per la nostra economia e per l’assistenza sanitaria i frontalieri hanno un’importanza capitale», sottolinea Duruz. Di conseguenza è stato fondamentale che la frontiera con la Francia sia rimasta aperta per i lavoratori pendolari.

Malgrado la crisi sia lungi dall’essere del tutto superata, nella Vallée de Joux sta prendendo forma la speranza di evitare una situazione tragica come quella degli anni ‘70, quando più di un quarto degli abitanti furono costretti a lasciare la valle. «Da allora, abbiamo fatto il callo alle crisi e siamo molto più resilienti», ribadisce Duruz, dicendosi convinto che la regione uscirà addirittura rafforzata da questa prova «grazie alla capacità d’innovazione, alla solidarietà, a una buona dose di caparbietà e allo spirito battagliero della popolazione».

Un bilancio intermedio

Come si concluderà il 2020, l’anno segnato dal coronavirus? Quanto ci metterà l’economia a riprendersi? Già il 12 ottobre gli economisti della Segreteria di Stato dell’economia (SECO) hanno fatto una previsione da considerarsi attendibile, calcolando per l’anno in corso un calo del prodotto interno lordo del 3,8 per cento. Si tratta di una stima nettamente più ottimistica rispetto a quelle primaverili che, nel peggiore degli scenari, non escludevano un crollo fino al 10 per cento. Tuttavia, ammesso che la previsione di ottobre si realizzi, le ripercussioni della pandemia resterebbero molto gravi: un calo del PIL del 3,8 per cento costituirebbe la più pesante recessione dai tempi della crisi petrolifera di metà degli anni ‘70.

Effetti dell’emergenza Covid-19 sull’economia delle regioni
Nel quadro del monitoraggio delle regioni, regiosuisse osserva lo sviluppo economico regionale e segnatamente le ripercussioni della crisi provocata dal coronavirus. I risultati delle ultime analisi sono pubblicati sulla pagina web regiosuisse.ch/crisi-del-corona  

La seconda ondata, intervenuta nel frattempo, ha scompigliato le carte. In questo momento fare un bilancio è difficile e ogni previsione è rapidamente superata dall’evolversi della situazione. A fine ottobre, al momento della chiusura di questo numero, quattro quinti delle imprese attive nel turismo si attendevano un ulteriore peggioramento nella stagione invernale che, notoriamente, è di gran lunga più importante della stagione estiva soprattutto per le destinazioni sciistiche. Secondo Martin Nydegger, direttore di Svizzera Turismo, il settore deve prepararsi ad affrontare una lunga traversata del deserto: «Per una ripresa completa bisognerà attendere il 2023 o il 2024». Il responsabile della promozione turistica nazionale teme una situazione particolarmente «pesante» per le città, mentre abbozza un quadro leggermente più ottimistico per le regioni tradizionalmente orientate agli sport invernali. Monika Bandi Tanner, co-responsabile del Centro di ricerca sul turismo presso il Centro per lo sviluppo economico regionale dell’Università di Berna, sottolinea che ora molto dipende da come evolverà la situazione sul fronte della pandemia e da quali misure e piani di protezione saranno adottati per le zone sciistiche. Attualmente, a causa dei numerosi elementi di incertezza, è dunque estremamente difficile prevedere come terminerà l’anno turistico 2020.

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Lavoro a distanza e ritiro in montagna

Ad accrescere la vulnerabilità di molte regioni non è stato solo il fatto di essere fortemente centrate su settori economici particolarmente colpiti dalla crisi, come il turismo o l’industria orologiera. Anche la dimensione delle imprese, a prescindere dal settore di appartenenza, ha svolto un ruolo in questo senso. Secondo un’indagine condotta dall’UBS, durante il lockdown hanno dovuto sospendere l’attività un’azienda su cinque tra quelle con meno di dieci addetti, una su dieci tra quelle da 10 a 49 addetti e «solo» il 3 per cento delle grandi aziende. Le ripercussioni sono state quindi particolarmente negative in Cantoni come Appenzello Interno, Grigioni e Vallese, nei quali l’incidenza delle piccole e delle micro imprese risulta elevata. Sulla base di diversi altri indicatori, l’UBS è giunta alla conclusione che, in generale, i Cantoni di montagna hanno sofferto maggiormente la crisi e che necessiteranno tempi di ripresa più lunghi.

La pandemia ha confermato che le crisi accelerano e rafforzano le tendenze in atto. Analizzando gli effetti dell’introduzione del lavoro a distanza, avvenuta un po’ ovunque, uno studio dell’Università di Basilea è giunto alla conclusione che tale trasformazione ha avuto maggiori ripercussioni sull’economia rurale che sull’economia dei centri urbani. Lo studio non prende però in considerazione il fatto che, durante il lockdown, una parte dei lavoratori ha lasciato le città per ritirarsi in località montane. Le abitazioni di vacanza si sono trasformate rapidamente in luoghi di lavoro, anche se non è chiaro quante delle circa 500 000 residenze secondarie siano state effettivamente utilizzate a questo scopo durante la prima ondata di Covid-19. «Quest’estate la nostra regione è stata piuttosto animata, non da ultimo in ragione delle molte persone che l’hanno scelta per lavorare a distanza», sottolinea Rudolf Büchi, operatore dello sviluppo regionale nella Regiun Surselva. Un indizio della loro presenza è rappresentato dal forte aumento dell’utilizzazione della rete e dei minuti di conversazione telefonica nella regione. «In quest’ottica, un’eccellente infrastruttura in fatto di banda larga e abitazioni di vacanza gestite in modo imprenditoriale, combinate a un’offerta di spazi di coworking, come ad esempio presso il Rocks Resort di Laax, rappresentano eccellenti condizioni per il lavoro a distanza e costituiscono gli atout del distretto di Surselva», ribadisce Büchi.

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Anche se, dopo il lockdown, la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori a distanza sono tornati nei rispettivi luoghi di residenza in città, alcuni ci hanno preso gusto e si sono chiesti se il loro «rifugio» non possa diventare anche il loro luogo di lavoro abituale. Una riflessione perfettamente in linea con quella degli strateghi dello sviluppo, che vedono il futuro delle aree montane nell’economia residenziale, favorita da nuove forme di lavoro ibride e flessibili che consentono di coniugare vita privata e attività lavorativa lontano dai centri urbani (cfr. regioS 18).

In generale, gli attori NPR hanno dovuto imparare molto in poco tempo, ma l’organizzazione ha retto bene anche nei momenti più difficili.

La NPR in modalità di crisi

Come hanno reagito alla crisi provocata dal coronavirus i responsabili della NPR a livello regionale? Disponevano effettivamente di un margine di manovra? Stefan Schweizer mette in chiaro che il ruolo della NPR non è quello di mostrare un attivismo frenetico in situazioni straordinarie, gestendo interventi di crisi o addirittura aiuti di emergenza. Secondo il direttore della Conferenza regionale Oberland Ost, la politica regionale è orientata piuttosto al lungo periodo e il suo obiettivo è di accelerare e intensificare il cambiamento strutturale. Rudolf Büchi concorda: «Le nostre possibilità di intervenire direttamente per attutire gli effetti della crisi dovuta al coronavirus sono limitate». In effetti, nella maggior parte delle regioni svizzere si è rinunciato a lanciare progetti NPR volti a combattere la crisi.

Ciò non significa tuttavia che gli attori NPR siano rimasti con le mani in mano; anzi, al contrario: la regione Engiadina Bassa/Val Müstair, la Regiun Surselva nonché le regioni di Imboden e Viamala hanno ad esempio partecipato a un’iniziativa a livello cantonale che ha portato alla creazione di una piattaforma online per la commercializzazione dei prodotti regionali rimasti disponibili durante la crisi. «Questa piattaforma è stata e resta molto apprezzata. Stiamo ora valutando se è il caso di perennizzarla a prescindere dalla crisi in corso», spiega Martina Schlapbach, operatrice dello sviluppo regionale della Regiun Engiadina Bassa/Val Müstair. Piattaforme analoghe hanno visto la luce anche in molte altre regioni, come «mehr-uri.ch» nel Cantone di Uri, finanziata tramite la NPR, o «favj.ch/c19/» nella Valleé de Joux, per citare solo un paio di altri esempi.

Molte destinazioni turistiche – grazie in particolare all’aumento del budget di Svizzera Turismo – hanno lanciato in tempi brevi iniziative promozionali. Località e alberghi, che finora puntavano sui gruppi e sul turismo congressuale, si sono «riconvertite» al turismo individuale interno. Molti ristoratori hanno ampliato terrazze e plateatici, con le autorità che si sono mostrate decisamente più pragmatiche nel rilascio delle necessarie autorizzazioni, come sottolinea con soddisfazione Andreas Frey di Appenzellerland Tourismus AR. Sono state così rese possibili, ove necessario tramite supporti digitali, diverse prestazioni di servizi nel rispetto delle regole di distanziamento. In questa stessa ottica, a inizio maggio, il Cantone del Vallese e The Ark, una fondazione per la promozione economica, hanno lanciato l’iniziativa «Digitourism», alla quale hanno partecipato con le loro proposte una trentina di start-up. Una giuria ha selezionato in seguito otto progetti che sono stati realizzati con il sostegno di CimArk, l’antenna cantonale del RIS Svizzera occidentale (Sistemi regionali di innovazione). Il denominatore comune dei progetti è il rilancio del turismo vallesano con l’ausilio di soluzioni digitali. Un esempio: nel giro di poche settimane la start-up vallesana Guidos.bike ha sviluppato e lanciato sul mercato la guida turistica digitale e personalizzata «Guidos». Sostanzialmente si tratta di un GPS intelligente che viene montato sulla bici e accompagna l’utilizzatore lungo un itinerario personalizzato. Oltre cinquanta operatori outdoor, inclusa l’importante destinazione turistica di Verbier, hanno già adottato questo nuovo strumento.

La crisi quale opportunità

Nel mese di marzo, all’inizio del lockdown, i RIS hanno prontamente adeguato i loro programmi di coaching. Il RIS Mittelland ha attivato immediatamente un sito web sul quale sono state elencate le principali informazioni inerenti alle offerte di sostegno della Confederazione, del Cantone di Berna e di altre istituzioni. Nel giro di poco tempo, i RIS di tutte le altre regioni hanno seguito il suo esempio. I consulenti hanno convertito la loro offerta dal coaching dell’innovazione alla gestione di crisi. Hanno inoltre sostenuto alcune aziende, come ad esempio la Sensopro AG di Münsingen (BE), nei loro sforzi volti a sfruttare la crisi quale opportunità per ottimizzare i processi e realizzare progetti di trasformazione e innovazione. L’azienda, che da alcuni anni produce attrezzature per allenare la coordinazione senza carichi eccessivi sulle articolazioni, ha approfittato del periodo di tranquillità forzata dovuto alla crisi per sviluppare un nuovo prodotto che potrebbe essere lanciato sul mercato già quest’anno. Il progetto è stato portato avanti con il sostegno del coach RIS, Nicolas Perrenoud.

Durante la crisi, le prestazioni della NPR hanno aiutato molte aziende a superare la china. L’intervento decisivo, che ha consentito a molte di esse di evitare il peggio, è stato però quello del Consiglio federale, che ha predisposto uno speciale pacchetto di misure composto dalla concessione agevolata dell’indennità per lavoro ridotto, da indennità per perdita di guadagno e da crediti d’urgenza garantiti dalla Confederazione. Senza tale sostegno in molte regioni la situazione sarebbe decisamente più critica. In questo contesto, gli effetti delle misure NPR sono stati naturalmente solo complementari. Per alcuni promotori di progetti, tuttavia, la possibilità introdotta in tempi brevi di prorogare gli ammortamenti dei mutui NPR e di quelli assegnati in virtù della legge federale sull’aiuto agli investimenti nelle regioni montane (LIM), ha significato un aumento della liquidità e ridotto la pressione economica.

In considerazione delle molte persone che in questi tempi difficili non hanno lesinato energie a favore della NPR, è doveroso sottolineare come garantire semplicemente la continuità operativa dei progetti durante il lockdown sia stata una sfida enorme. Molti incontri, workshop e convegni si sono dovuti svolgere a distanza o sono stati annullati. Alcune iniziative sono state rinviate, dato che i canali digitali non si prestano a tutto. In generale, gli attori NPR hanno dovuto imparare molto in poco tempo, ma l’organizzazione ha retto bene anche nei momenti più difficili.

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Coronavirus, un acceleratore di innovazione

Auswirkungen der Corona-Krise auf Schweizer KMU, Sebastian Gurtner, Nadine Hietschold:BFH Wirtschaft, 2020 (in tedesco).

Pays de l’absinthe

Il numero 2 di «regioS» (dicembre 2009) si era interessato all’associazione Pays de l’absinthe, promotrice di un progetto di valorizzazione dell’assenzio nell’area compresa tra l’Haut-Doubs e la Val-de-Travers.

Turismo nel Pays de l’absinthe

Il principale progetto dell’associazione, la «Maison de l’absinthe», è stato inaugurato a Môtiers nel luglio 2014. Alla cerimonia aveva partecipato anche il Consiglio federale, che si trovava nella regione per la tradizionale gita estiva. La struttura, che accoglie 12 000 visitatori all’anno, presenta la storia travagliata del distillato fabbricato clandestinamente durante 95 anni, ossia dal 1910 (anno in cui fu vietato) al 2005 (anno della sua riabilitazione). Successivamente, è stata creata la «Route de l’absinthe», un percorso turistico che collega Pontarlier al sito di Creux-du-Van e permette di visitare alcune distillerie. Sono state inoltre organizzate manifestazioni come «Absinthe en fête» (l’equivalente di «Cantine Aperte») la cui terza edizione si sarebbe dovuta tenere nel mese di giugno 2020.

routedelabsinthe.com