Forme di lavoro flessibili, un’opportunità per le aree rurali?

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
Il mondo del lavoro sta subendo un profondo cambiamento strutturale nel quale le forme di lavoro flessibili assumono un’importanza crescente. Queste nuove forme di lavoro, meno strutturate gerarchicamente, offrono grande autonomia, non sono vincolate a orari fissi o una data ubicazione e possono quindi essere praticate in modo decentrato. Il lockdown imposto da metà marzo a causa del coronavirus ha dato slancio a queste nuove forme organizzative, schiudendo opportunità di sviluppo economico per le aree rurali e periferiche. Per poter cogliere le opportunità, queste aree devono però dotarsi di un’infrastruttura efficiente con spazi di coworking, smart working e reti di comunicazione veloci, ma non solo. Devono anche aumentare la loro attrattiva territoriale come spazio abitativo e vitale migliorando l’offerta di prestazioni e servizi.
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In Svizzera, molte aree rurali e periferiche crescono a un ritmo nettamente più lento di quelle urbane. Alcune sono confrontate da decenni alla perdita di posti di lavoro e allo spopolamento. Quest’erosione più o meno graduale può essere fermata. Ci sono riusciti soprattutto le grandi destinazioni turistiche alpine, i centri regionali delle maggiori valli alpine e le aree attorno alle sedi delle grandi aziende. In certi casi, si può invertire la spirale negativa migliorando i collegamenti di trasporto. Tuttavia, se è vero che una migliore accessibilità rende i comuni periferici più attrattivi come luogo di residenza per i pendolari, i lunghi tragitti casa-lavoro non sono una soluzione sostenibile a lungo termine.

Nei villaggi e nei comuni in cui l’emorragia non può essere fermata, l’offerta di servizi si assottiglia di pari passo: i servizi pubblici e privati (ufficio postale, scuola, negozi) non possono più essere gestiti in modo economicamente redditizio a causa delle dimensioni ristrette e della domanda limitata. Si innesca così una spirale negativa: mancando i servizi di base, diminuisce anche l’attrattiva come luogo di residenza. Se troppi abitanti lasciano il territorio, anche la vita sociale si ferma.

Questo circolo vizioso è noto ormai da decenni e rientra nelle tematiche centrali dello sviluppo regionale. Ciò non vuol dire che sia ormai una causa persa: grazie al sostegno fornito dalla Nuova politica regionale (NPR) vengono ad esempio lanciati regolarmente progetti e strategie di sviluppo per tentare di spezzare la dinamica.

Regioni di montagna, luoghi di vita e di lavoro (flessibile)

Di recente, le nuove forme di lavoro flessibile che si sono sviluppate sulla scia della digitalizzazione hanno fatto nascere nuove speranze negli attori dello sviluppo regionale e nei comuni interessati. Finora adottate soprattutto dalle grandi aziende dell’informatica e dei servizi localizzate nelle aree urbane, potrebbero diffondersi capillarmente ad altri comparti, aiutando anche le zone periferiche più colpite dal declino economico a ritrovare slancio. È quanto per lo meno sperano molti attori che operano nello sviluppo regionale a tutti i livelli. Sebbene non ci sia ancora la prova definitiva che questa ricetta dello sviluppo funzioni davvero, nelle scorse settimane e mesi la cultura del telelavoro (smart working) adottata da molte aziende a causa dell’emergenza coronavirus sembra aver innescato una nuova tendenza.

Poiché la digitalizzazione elimina gli ostacoli spaziali, temporali e materiali, la distanza tra le aree periferiche e i centri urbani non rappresenta più un problema. Grazie alle forme di lavoro flessibili, il mercato del lavoro decentrato può raggiungere anche gli angoli più remoti. Tutto appare improvvisamente molto semplice, almeno nei settori in cui si lavora soprattutto al computer. Vivere e lavorare nelle regioni di montagna diventa possibile. Ma per farlo servono reti digitali, contatti virtuali, possibilità di lavorare al proprio domicilio, spazi di coworking e piattaforme di produzione 3D.

1000 spazi di co-working

I numerosi spazi di coworking creati negli ultimi anni anche al di fuori dei centri urbani dimostrano che questo scenario è più di un pio desiderio. Secondo un’indagine condotta dalla Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU), nelle aree rurali esistono già una cinquantina di spazi di questo tipo, che vengono utilizzati in modo flessibile da circa 2500 persone. Il numero può sembrare modesto, ma siamo ancora agli inizi.

Tra i promotori del coworking in Svizzera vi è la cooperativa VillageOffice, che ha già fornito supporto e consulenza per la creazione di quasi una quarantina di spazi di coworking nelle aree rurali, periferiche e alpine, otto dei quali nell’ambito di progetti NPR. Fabienne Stoll, responsabile della comunicazione di VillageOffice, si dice ottimista: «Oggi più di tre milioni di lavoratori potrebbero essere mobili, ma solo un milione usufruisce di questa opportunità e lavora occasionalmente da casa. Credo però che ci sarà una crescita importante, perché con la crisi coronavirus molte aziende e i loro collaboratori ne hanno capito i vantaggi». Stoll stima che a medio termine circa un terzo delle postazioni di lavoro tradizionali scomparirà ed è probabile che una parte significativa del lavoro venga svolta in comuni rurali o in regioni di montagna da postazioni esterne all’azienda usate temporaneamente. VillageOffice si prefigge di creare nei prossimi anni un migliaio di spazi di coworking nelle aree rurali di tutta la Svizzera, non da ultimo per motivi ecologici. Secondo i calcoli, questo potrebbe far risparmiare ogni anno 4,4 miliardi di chilometri ai pendolari e, di rimando, ridurre di decine di migliaia di tonnellate le emissioni di CO2.

Le previsioni del professor Timo Ohnmacht dell’HSLU sono un po’ più caute. Ohnmacht ha analizzato il fenomeno del coworking nell’ambito di uno studio finanziato dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS). «Anche se ci sono storie di successo, gli spazi di coworking non offrono ancora benefici economici regionali misurabili», afferma. Secondo il professore, il «movimento» del coworking potrebbe presto allargarsi grazie agli spazi finanziati dagli enti pubblici, che fungendo da strumenti di sviluppo regionale innescano impulsi duraturi nelle aree rurali.

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Tutti gli spazi di coworking gestiti dalla comunità Voisins nell’agglomerato di Ginevra hanno un bar.

Devono anche aumentare la loro attrattiva territoriale come spazio abitativo e vitale migliorando l’offerta di prestazioni e servizi

L’attrattiva è maggiore dove i prezzi sono più accessibili

Gli spazi di coworking sono una specie di «punta di diamante» del lavoro flessibile nelle aree rurali. Tuttavia, in ottica economica conta di più il numero crescente di «pendolari part-time» che lavorano sempre più spesso e per periodi più lunghi da casa. L’attuale situazione del mercato immobiliare favorisce lo sviluppo di questa forma di organizzazione del lavoro. In un recente studio sul mercato immobiliare svizzero1, i ricercatori di Credit Suisse hanno esaminato la correlazione tra flussi pendolari e scelta del luogo di residenza e hanno individuato una tendenza a un trasferimento del luogo di residenza verso le aree rurali. Fredy Hasenmaile, responsabile Analisi immobiliare presso Credit Suisse, spiega: «Sempre più persone cercano casa dove è più conveniente piuttosto che nel luogo dove lavorano. Una volta trovata, tendono a restarci. Il luogo di residenza diventa una costante in uno stile di vita caratterizzato da cambiamenti di impiego sempre più frequenti e da un ambiente di lavoro in continua evoluzione». Secondo lo studio di Credit Suisse, se nella città di Zurigo un appartamento medio di 4,5 locali e 110 m2 costa più di 1,5 milioni di franchi, il prezzo scende a meno della metà in località che distano un’ora di treno.

Non c’è da stupirsi se sempre meno persone sono disposte a pagare prezzi elevati per un appartamento in città e preferirebbero vivere vicino alla natura, a condizione che ciò sia compatibile con la loro attività lavorativa. La situazione del mercato induce un numero crescente di pendolari (che rappresentano nove lavoratori su dieci in Svizzera) a trasferirsi in periferia. Secondo gli autori dello studio di Credit Suisse, questo favorirà ulteriormente lo sviluppo delle nuove forme di lavoro nelle aree rurali. Anche un’inchiesta condotta da gfs-zürich per conto della SECO2 giunge a conclusioni analoghe. A dimostrare il maggiore interesse per le nuove forme di lavoro sono i pendolari con un tragitto casa-lavoro di un’ora o più. Si tratta di un gruppo che è cresciuto molto negli ultimi mesi e che oggi rappresenta il 20 per cento dei pendolari. Quasi tutti i pendolari vorrebbero poter lavorare da casa per un giorno o più alla settimana.

Infrastrutture necessarie

Accanto ai nuovi bisogni abitativi, il potenziale di sviluppo delle forme di lavoro flessibili per le aree rurali e periferiche è indiscutibilmente grande. Per poterlo sfruttare, occorre prima di tutto assicurarsi che le aree interessate siano dotate delle necessarie infrastrutture.

  • Immobili: la disponibilità di immobili rappresenta probabilmente la sfida minore. Secondo VillageOffice, la domanda e l’offerta, ad esempio per gli spazi di coworking, sono attualmente in equilibrio. Inoltre, soprattutto nelle aree rurali vi sono edifici vuoti che possono essere convertiti e equipaggiati rapidamente a costi relativamente bassi. Senza dimenticare i molti lavoratori che si sono organizzati e hanno allestito una postazione di lavoro a casa.
  • Reti di telecomunicazione: rispetto ai Paesi limitrofi, la Svizzera dispone già di una rete relativamente buona di connessioni Internet ad alte prestazioni. Tuttavia, in molte località il divario infrastrutturale tra città e campagna si sta allargando3. Considerata la flessibilità delle forme di lavoro, l’esigenza di un accesso ottimale alla rete in tutte le regioni della Svizzera è comprensibile. Le opzioni per garantire alle regioni periferiche e ai centri turistici alpini connessioni di qualità analoga a quella dei centri urbani non mancano. Con il suo piano di promozione della banda ultra larga, il Cantone dei Grigioni sta ad esempio portando avanti il potenziamento dell’autostrada dei dati. La NPR cofinanzia il lavoro di concettualizzazione nell’ambito di progetti di sviluppo. Anche la tecnologia di telefonia mobile 5G rappresenta un’opportunità per le aree rurali e di montagna, anche se attualmente in molte località il suo potenziamento è bloccato da opposizioni e da questioni politiche.
  • Mobilità: la maggior parte dei nuovi lavoratori «agili» rimane pendolare a tempo parziale. Questi lavoratori vogliono poter essere liberi di suddividere il loro orario di lavoro tra casa/spazio di coworking e azienda (generalmente basata in un centro urbano). Questo presuppone una buona rete di viaria e di trasporto. Negli scorsi anni diversi progetti, la cui fase pianificatoria e concettuale è stata sostenuta anche nell’ambito della NPR, hanno contribuito a colmare le lacune su questo fronte. I progetti sviluppati e promossi nell’ambito di Interreg sono serviti soprattutto a migliorare il trasporto pubblico transfrontaliero nelle regioni di Basilea, Ginevra, Giura e Ticino. Inoltre, sono stati effettuati test pilota sull’uso intelligente di diversi mezzi di trasporto, comprese nuove forme di mobilità condivisa. Tuttavia, secondo i promotori dello sviluppo regionale questo non basta. Uno degli obiettivi della cooperativa VillageOffice è di provvedere affinché ogni persona in Svizzera possa raggiungere lo spazio di coworking più vicino entro 15 minuti in bicicletta o con i mezzi pubblici. Secondo Peder Plaz, direttore del Wirtschaftsforum Graubünden, la soluzione più efficace per permettere alle nuove forme di lavoro di affermarsi anche nelle zone rurali e di garantire l’occupazione decentrata del territorio, è probabilmente quello di fare in modo che in tutta la Svizzera le distanze per la mobilità pendolare siano ragionevoli.

Gestione e messa in rete degli spazi di co-working

Reto Bürgin, dottorando in geografia economica all’Università di Berna, ha studiato la nuova multilocalità digitale in relazione agli spazi di coworking nelle regioni alpine svizzere ricorrendo tra l’altro al geotracking. Secondo il ricercatore, gli spazi di lavoro condivisi, da soli, nella migliore delle ipotesi, contribuiscono a ridurre il traffico pendolare. Tuttavia, affinché possano fungere da motori di sviluppo e rivitalizzare una comunità sul piano sociale ed economico, occorre di più: questo fenomeno, ancora nuovo, dev’essere ancora interiorizzato e gli spazi devono essere gestiti in modo intensivo. Una buona offerta di spazi di lavoro con un’infrastruttura ottimale è quindi solo un punto di partenza. Affinché il potenziale di sviluppo delle aree rurali e periferiche possa dispiegarsi pienamente, è necessario che i lavoratori «agili» facciano rete e formino una comunità all’interno della quale possono sviluppare nuove idee, discutere dei loro problemi, creare nuovi progetti e, eventualmente, collaborare nell’ambito di nuove cooperazioni. «Lo scambio reciproco si traduce spesso in progetti innovativi, nuovi prodotti, servizi e modelli di business, fino a processi di ricerca e sviluppo al di fuori delle istituzioni tradizionali», spiega il professor Timo Ohnmacht (HSLU).

I gestori degli spazi di coworking possono fornire impulsi decisivi per creare una comunità. Secondo Ohnmacht l’esigenza di incontri comunitari informali, presentazioni introduttive, eventi di networking con imprenditori, seminari e eventi pubblici è effettiva. Gli spazi di coworking gestiti in modo diversificato possono diventare un interessante microcluster per la promozione della piazza economica locale. Questo è l’approccio che segue anche la NPR, come dimostra la dozzina di progetti sostenuti, tra cui il «Macherzentrum Lichtensteig SG» , lo spazio coworking Steckborn TG, il Mountain co-working Mia Engiadina a Scuol GR (vedi «regioS 14»), la piattaforma Haslital BE, la Working Station St-Imier BE e il progetto Interreg «GE-NetWork». Questi microcluster innescano effetti a monte e a valle: chi lavora da casa o da uno spazio di coworking contribuisce a rivitalizzare i villaggi e utilizza l’offerta di servizi locale – dai ristoranti ai negozi al dettaglio, dall’ufficio postale al parrucchiere, dalle strutture per il tempo libero ai piccoli artigiani. Questo, a sua volta, crea valore aggiunto a livello locale e contribuisce alla creazione di nuovi posti di lavoro.

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Spazi di coworking, alveo dello sviluppo dei villaggi

Jana Z’Rotz, economista presso dell’Istituto di economia aziendale e regionale dell’HSLU, si spinge oltre. Poiché dagli studi condotti emerge che nelle zone rurali è più difficile gestire spazi di coworking puramente orientati al lavoro, invita a creare spazi multifunzionali che forniscano anche servizi culturali, comunitari e sociali. Auspica luoghi utilizzati da persone di diverse generazioni e afferma che questi spazi dovrebbero servire tra l’altro anche da punto di incontro, atelier aperto al pubblico, sportello sociale e centro di consulenza con caffè e asilo nido. In breve, devono diventare l’alveo da cui si sviluppa la vita comunitaria.

La NPR può fornire esempi positivi in questo senso: il progetto Swiss Escape «co-Living/Co-Working Grimentz VS», il progetto di sviluppo partecipativo del villaggio Saint-Martin VS e la casa multigenerazionale «Generationehuus Schwarzenburg BE». Quest’ultimo progetto si trova in fase iniziale e, data la sua spiccata multifunzionalità, potrà fungere da modello per tutta la Svizzera. Il progetto prevede uno spazio di coworking con un atelier, due appartamenti per la condivisione multigenerazionale, un asilo nido, un ristorante e spazi per offerte di istituzioni sociali, consulenza in ambito sanitario e l’organizzazione di eventi. La Confederazione e il Cantone di Berna hanno sostenuto la progettazione con un contributo di 140 000 franchi nell’ambito della NPR. Nel frattempo, l’organizzazione promotrice, una società anonima senza scopo di lucro, ha raccolto 3,5 milioni di franchi (in gran parte donazioni private) per la realizzazione. La casa multigenerazionale, che sorgerà in una villa al centro del villaggio ristrutturata con grande attenzione e cura, sta diventando realtà. «Per ora l’offerta di spazi è limitata. Saremo pienamente operativi solo dopo che avremo realizzato e ci saremo trasferiti nella nuova ala prevista dal progetto», spiega la responsabile Linda Zwahlen Riesen.

Un fattore economico sottovalutato

È indubbio che il mondo del lavoro 4.0 aumenta il potenziale delle aree rurali e periferiche come spazio economico e abitativo. Di pari passo crescono le opportunità di migliorare l’offerta di servizi e mantenere il valore aggiunto generato sul posto. Finora, però, sono ancora pochi i comuni che hanno sfruttato queste opportunità in modo mirato. «Si impone con urgenza un’ampia discussione su come, nelle aree periferiche, la politica regionale possa prendere maggiormente in considerazione progetti volti a rafforzare l’attrattiva abitativa per combinare meglio le esigenze abitative e quelle lavorative», spiega Peder Plaz. «Serve un cambiamento di paradigma nella promozione della piazza economica e nella NPR dato che oggi ci si focalizza troppo sulla creazione di posti di lavoro sottovalutando l’importanza dell’attrattiva abitativa come fattore motivazionale ed economico».

Nei suoi studi sull’economia residenziale presenziale4 Olivier Crevoisier, professore di sociologia all’Università di Neuchâtel, fornisce importanti spunti di riflessione sull’orientamento da dare allo sviluppo. I risultati delle sue ricerche suggeriscono che la promozione di progetti NPR dovrebbe tenere maggiormente conto da un lato dell’attrattiva del luogo di residenza come fattore economico e motivazionale, dall’altro dei cicli economici locali. Quest’aspetto si riflette anche nelle misure pilota della NPR per le regioni di montagna 2020–20305, con le quali verranno sperimentati nuovi approcci per sostenere lo sviluppo economico delle regioni di montagna. Le esperienze raccolte serviranno a sviluppare la NPR a partire dal 2024.

regiosuisse.ch/npr-itvillageoffice.chgenerationehuus.chswissescape.co

1 Ciclo non concluso – ennesimo prolungamento per il mercato immobiliare svizzero

2 Inchiesta di gfs-zürich commissionata dalla SECO

3 Atlante della banda larga, Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM)

4 Crevoisier O., Segessemann A.: L’économie résidentielle en Suisse: identification et mise en perspective

5 Sviluppo economico delle regioni di montagna: strumenti e misure della Confederazione. Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 15.3228 Brand del 19 marzo 2015 (versione abbreviata)

Lichtensteig, un centro per l’imprenditoria

Lukas Denzler

Lichtensteig (SG) nel Toggenburgo è una piccola cittadina medievale con un passato che potrebbe quasi definirsi glorioso ma un presente difficile. L’industria tessile, un tempo pilastro dell’economia della valle, ha da tempo chiuso i battenti. La regione si sta spopolando. Le autorità locali hanno riconosciuto il problema e il rischio di cadere in una spirale negativa e insieme al centro di consulenza e competenza «Netzwerk Altstadt» di EspaceSuisse hanno analizzato della situazione. Su tale base, nel 2013 il Consiglio comunale ha elaborato di concerto con la popolazione la strategia «Mini.Stadt 2025», dalla quale è nato tra l’altro lo spazio di co-working Macherzentrum Toggenburg. Quest’offerta, che si trova nei locali dell’ex ufficio postale, si sta trasformando in una piattaforma per giovani imprenditori e lavoratori indipendenti della regione. Il co-fondatore Tobias Kobelt intende intensificare la collaborazione con le aziende, ad esempio proponendo loro di «sponsorizzare» postazioni di lavoro nello spazio di coworking e di metterle a disposizione giornalmente dei dipendenti.

A Lichtensteig il motto è «lokal starten – regional entwickeln» («partire locale – sviluppare regionale»). L’esempio del Macherzentrum Toggenburg sta facendo scuola, tanto che nella regione stanno nascendo offerte simili. Nell’ambito del label «Ort für Macher*innen» che può applicarsi a tutta una serie di attività, la Nuova politica regionale (NPR) sosterrà da quest’estate un progetto che si focalizza sulla carenza di manodopera anche qualificata e analizza i bisogni e le possibilità in workshop destinati alle aziende. Un altro progetto NPR si occupa dello sviluppo delle aree, in particolare per la riqualificazione e il riutilizzo delle fabbriche rimaste vuote. È inoltre in fase di progettazione un laboratorio artigianale e creativo che completerà lo spazio di coworking. Le iniziative locali, innescate principalmente dalla strategia comunale, stanno decollando e assumono sempre più risonanza regionale.

regiosuisse.ch/npr-itlichtensteig.ch/ministadt2025macherzentrum.chespacesuisse.ch

La versione integrale in tedesco francese

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Meno traffico pendolare grazie al coworking

Raphaël Chabloz

Creare dai 150 ai 200 spazi di coworking entro il 2025 nell’agglomerato franco-svizzero di Grand Genève e proporre 7000 postazioni di lavoro per circa 35 000 utenti: questo era l’obiettivo dichiarato del progetto «GE-NetWork», avviato nel quadro di un progetto Interreg volto a sviluppare il telelavoro e il coworking nell’area di Ginevra. Gli spazi di lavoro condiviso, passati da una ventina nel 2014 a una cinquantina nel 2018, si concentrano principalmente sul territorio svizzero e nelle zone centrali dell’agglomerato. Gli studi realizzati durante la prima fase del progetto mostrano che la creazione della rete franco-svizzera ha permesso di ridurre del 6% il traffico nell’agglomerato, per un totale di circa 12 milioni di spostamenti in meno l’anno. Il progetto mira inoltre a dinamizzare le regioni periferiche.

Se gli startupper sono già abituati al lavoro agile, le grandi aziende sono ancora restie ad adottarlo. Un obiettivo prioritario del progetto è proprio quello di evidenziare i vantaggi di queste nuove forme di lavoroe di accompagnare le aziende nel processo di trasformazione.

Vi sono diverse soluzioni per promuovere nuovi spazi di coworking nei comuni periferici, ad esempio partenariati pubblico-privato oppure modelli che offrono anche altri servizi.

Dal canto loro, gli enti pubblici dispongono di varie possibilità d’azione: possono motivare le grandi aziende ad assumere un ruolo di esempio e a lanciare progetti pilota, possono mettere a disposizione gli spazi necessari e infine possono investire per ridurre il rischio imprenditoriale mantenendo come obiettivo a lungo termine il raggiungimento dell’autonomia finanziaria.

interreg.chteletravail-geneve.com –  «GE-NetWork» nella banca dati dei progetti di regiosuisse.ch

La versione integrale in tedesco è consultabile qui.

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«Plattform Haslital», molto più di uno spazio di coworking

Pirmin Schilliger

«Plattform Haslital» è uno spazio di co-working lanciato da un team di otto persone, che per realizzarlo hanno fondato un’associazione. Lo spazio di lavoro condiviso è stato inaugurato il 30 marzo 2019 a Meiringen, dopo una fase di preparazione e test durata circa un anno e mezzo e finanziata con fondi della Nuova politica regionale (NPR). L’offerta di lavoro agile, che propone anche eventi aperti al pubblico, ha riscontrato subito successo. Nei prossimi anni punta a diventare una piattaforma per l’innovazione e un luogo di incontro culturale e sociale nella regione.

David Risi vive a Zurigo. La prossima estate avrebbe dovuto lasciare la città sulla Limmat per trasferirsi stabilmente con tutta la famiglia a Meiringen (BE), dove possiede una casa di vacanza. Alla decisione di trasferirsi nell’Oberland bernese ha contribuito anche la presenza a Meiringen dello spazio di co-working «Plattform Haslital». Lo scoppio della pandemia di coronavirus, però, ha scompigliato le carte: in seguito al lockdown introdotto a metà marzo la famiglia Risi ha deciso di anticipare la partenza e di trasferirsi nell’Oberland prima dell’estate, anche se per ora solo in via provvisoria. Nelle prime settimane dopo il trasferimento David ha trascorso più di quattro quinti del suo tempo di lavoro nello spazio di co-working, recandosi solo sporadicamente al suo posto di lavoro «ufficiale», la Stadtgärtnerei Luzern, dove lavora come ingegnere ambientale. In futuro David vorrebbe lavorare il più possibile nella «Plattform Haslital». Per lui è diventata più di un luogo in cui lavorare: «è uno spazio in cui si allacciano contatti con persone interessanti, un luogo di ispirazione dove sbocciano nuove idee».

Docking station

Barbara Willener abita a Guttannen, nell’Oberland bernese. «Plattform Haslital» è uno degli spazi di lavoro in cui svolge la sua attività di co-direttrice di Qualifutura (cfr. regioS 10, pag. 27), un’istituzione che promuove l’integrazione sociale e professionale dei giovani in tutto il Cantone di Berna. Barbara, che si sposta spesso tra Bienne, Berna, Interlaken e Meiringen, fa parte del gruppo di gestione della «Plattform Haslital» e utilizza lo spazio di coworking per organizzare sessioni di coaching e riunioni. Lo spazio di lavoro condiviso le permette di risparmiare tempo e chilometri.

I locali, che prima ospitavano uno studio di architettura, sono ora destinati principalmente al coworking, con dieci postazioni di lavoro che possono essere affittate alla giornata. La dotazione infrastrutturale moderna permette a chiunque di collegarsi con il proprio laptop a Internet e a vari dispositivi informatici (stampante, scanner, schermo, tastiera ecc.) al prezzo di 25 franchi al giorno o di 300 franchi al mese. Lo spazio offre anche un angolo caffè, una sala riunioni, una vetrina per esposizioni temporanee e una boutique di scambio. «Da noi si possono prenotare postazioni di lavoro, sale riunioni o uno spazio per eventi, ma si può anche venire solo per prendere un caffè e leggere il giornale» spiega Daniel Studer, che lavora come capoprogetto presso la IC Infraconsult di Berna. Daniel, di professione geografo, utilizza l’offerta di coworking da due a tre giorni alla settimana per risparmiarsi le due ore di trasferta fino al posto di lavoro.

Daniel Studer (sinistra) e Urs Zuberbühler espongono una pubblicità per un’unità abitativa energeticamente autosufficiente nella vetrina di «Plattform Haslital». © regiosuisse

Luogo di lavoro e di incontro della vita pubblica

Daniel Studer è convinto che per i circa 190 pendolari a lunga distanza che risiedono a Meiringen il coworking sia un’alternativa interessante. Del resto, lo si incontra spesso nei locali della «Plattform Haslital», poiché presiede la cooperativa che gestisce lo spazio. La sua presenza è richiesta anche per i numerosi eventi organizzati. Lo spazio di coworking viene utilizzato principalmente da lavoratori indipendenti, ma anche da collaboratori di start-up, di aziende già affermate o dell’amministrazione pubblica. L’idea è di svilupparlo ulteriormente per farlo diventare una «cellula» di innovazione e un luogo di incontro culturale e sociale per l’intera regione. Nel primo anno di attività sono stati organizzati un concerto, una presentazione di un libro e vari workshop. «Plattform Haslital» ha inoltre partecipato alla festa locale di paese e alla quinta edizione della Work Smart Week, la settimana nazionale dedicata alle nuove modalità di lavoro. I locali hanno poi ospitato il seminario di formazione di un’azienda informatica bernese e il primo Repair Café Haslital, organizzato nel mese di ottobre 2019, che ha riscosso grande successo. Daniel Studer, che è anche consigliere comunale, spiega che la cooperativa che promuove «Plattform Haslital» cerca di portare un po’ di spirito urbano in questa regione alpina con la dovuta moderazione, chiedendosi sempre cosa è davvero necessario affinché la regione continui a offrire un’elevata qualità come luogo di vita, residenza e lavoro.

Piattaforma bottom-up e messa in rete

Attorno a «Plattform Haslital» è nato un biotopo innovativo e diversificato. La start-up innovenergy, che sviluppa e produce batterie di accumulazione al sale, ha deciso di trasferirsi con i suoi tre collaboratori nello stesso edificio. Ad appoggiarsi a «Plattform Haslital» è anche la Guggers Garden Greens, una start-up che produce aiuole rialzate con varietà rare di fiori e ortaggi. «Plattform Haslital» collabora poi a un progetto per la produzione casearia sostenibile dal punto di vista energetico e ha allestito uno spazio espositivo e sperimentale stagionale per piante d’ufficio. Infine, dal partenariato con Swiss Alps Jungfrau Aletsch (SAJA) potrebbe presto nascere una piattaforma di informazione sul sito UNESCO.

Max Ursin, direttore della start-up Innovenergy, utilizza la «Plattform Haslital» di Meiringen. © regiosuisse

«Siamo un classico movimento bottom-up» spiega Daniel Studer. I sostenitori, partner o sponsor della cooperativa che promuove «Plattform Haslital» sono la conferenza regionale Oberland Ost, il sito UNESCO Swiss Alps Jungfrau Aletsch, aziende e imprese artigianali della regione, l’Università di Berna, l’Ufficio dell’economia del Cantone di Berna, il servizio per il marketing territoriale e lo sviluppo regionale Haslital Brienz e i cinque comuni della regione Haslital. La NPR ha sostenuto il progetto con un finanziamento iniziale di 93 000 franchi. Ora l’obiettivo è di raggiungere al più presto l’equilibrio finanziario, sottolinea Studer. E aggiunge fiducioso che attualmente, oltre alla dozzina di abbonati che utilizzano regolarmente lo spazio di coworking, vi sono anche parecchi utenti giornalieri, molti di più di quanto previsto al momento dell’inaugurazione. L’offerta è sempre più gettonata.

regiosuisse.ch/npr-itplattformhaslital.ch«Plattform Haslital» nella banca dati dei progetti di regiosuisse.ch

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