Forme di lavoro flessibili, un’opportunità per le aree rurali?

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
Il mondo del lavoro sta subendo un profondo cambiamento strutturale nel quale le forme di lavoro flessibili assumono un’importanza crescente. Queste nuove forme di lavoro, meno strutturate gerarchicamente, offrono grande autonomia, non sono vincolate a orari fissi o una data ubicazione e possono quindi essere praticate in modo decentrato. Il lockdown imposto da metà marzo a causa del coronavirus ha dato slancio a queste nuove forme organizzative, schiudendo opportunità di sviluppo economico per le aree rurali e periferiche. Per poter cogliere le opportunità, queste aree devono però dotarsi di un’infrastruttura efficiente con spazi di coworking, smart working e reti di comunicazione veloci, ma non solo. Devono anche aumentare la loro attrattiva territoriale come spazio abitativo e vitale migliorando l’offerta di prestazioni e servizi.
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In Svizzera, molte aree rurali e periferiche crescono a un ritmo nettamente più lento di quelle urbane. Alcune sono confrontate da decenni alla perdita di posti di lavoro e allo spopolamento. Quest’erosione più o meno graduale può essere fermata. Ci sono riusciti soprattutto le grandi destinazioni turistiche alpine, i centri regionali delle maggiori valli alpine e le aree attorno alle sedi delle grandi aziende. In certi casi, si può invertire la spirale negativa migliorando i collegamenti di trasporto. Tuttavia, se è vero che una migliore accessibilità rende i comuni periferici più attrattivi come luogo di residenza per i pendolari, i lunghi tragitti casa-lavoro non sono una soluzione sostenibile a lungo termine.

Nei villaggi e nei comuni in cui l’emorragia non può essere fermata, l’offerta di servizi si assottiglia di pari passo: i servizi pubblici e privati (ufficio postale, scuola, negozi) non possono più essere gestiti in modo economicamente redditizio a causa delle dimensioni ristrette e della domanda limitata. Si innesca così una spirale negativa: mancando i servizi di base, diminuisce anche l’attrattiva come luogo di residenza. Se troppi abitanti lasciano il territorio, anche la vita sociale si ferma.

Questo circolo vizioso è noto ormai da decenni e rientra nelle tematiche centrali dello sviluppo regionale. Ciò non vuol dire che sia ormai una causa persa: grazie al sostegno fornito dalla Nuova politica regionale (NPR) vengono ad esempio lanciati regolarmente progetti e strategie di sviluppo per tentare di spezzare la dinamica.

Regioni di montagna, luoghi di vita e di lavoro (flessibile)

Di recente, le nuove forme di lavoro flessibile che si sono sviluppate sulla scia della digitalizzazione hanno fatto nascere nuove speranze negli attori dello sviluppo regionale e nei comuni interessati. Finora adottate soprattutto dalle grandi aziende dell’informatica e dei servizi localizzate nelle aree urbane, potrebbero diffondersi capillarmente ad altri comparti, aiutando anche le zone periferiche più colpite dal declino economico a ritrovare slancio. È quanto per lo meno sperano molti attori che operano nello sviluppo regionale a tutti i livelli. Sebbene non ci sia ancora la prova definitiva che questa ricetta dello sviluppo funzioni davvero, nelle scorse settimane e mesi la cultura del telelavoro (smart working) adottata da molte aziende a causa dell’emergenza coronavirus sembra aver innescato una nuova tendenza.

Poiché la digitalizzazione elimina gli ostacoli spaziali, temporali e materiali, la distanza tra le aree periferiche e i centri urbani non rappresenta più un problema. Grazie alle forme di lavoro flessibili, il mercato del lavoro decentrato può raggiungere anche gli angoli più remoti. Tutto appare improvvisamente molto semplice, almeno nei settori in cui si lavora soprattutto al computer. Vivere e lavorare nelle regioni di montagna diventa possibile. Ma per farlo servono reti digitali, contatti virtuali, possibilità di lavorare al proprio domicilio, spazi di coworking e piattaforme di produzione 3D.

1000 spazi di co-working

I numerosi spazi di coworking creati negli ultimi anni anche al di fuori dei centri urbani dimostrano che questo scenario è più di un pio desiderio. Secondo un’indagine condotta dalla Scuola universitaria professionale di Lucerna (HSLU), nelle aree rurali esistono già una cinquantina di spazi di questo tipo, che vengono utilizzati in modo flessibile da circa 2500 persone. Il numero può sembrare modesto, ma siamo ancora agli inizi.

Tra i promotori del coworking in Svizzera vi è la cooperativa VillageOffice, che ha già fornito supporto e consulenza per la creazione di quasi una quarantina di spazi di coworking nelle aree rurali, periferiche e alpine, otto dei quali nell’ambito di progetti NPR. Fabienne Stoll, responsabile della comunicazione di VillageOffice, si dice ottimista: «Oggi più di tre milioni di lavoratori potrebbero essere mobili, ma solo un milione usufruisce di questa opportunità e lavora occasionalmente da casa. Credo però che ci sarà una crescita importante, perché con la crisi coronavirus molte aziende e i loro collaboratori ne hanno capito i vantaggi». Stoll stima che a medio termine circa un terzo delle postazioni di lavoro tradizionali scomparirà ed è probabile che una parte significativa del lavoro venga svolta in comuni rurali o in regioni di montagna da postazioni esterne all’azienda usate temporaneamente. VillageOffice si prefigge di creare nei prossimi anni un migliaio di spazi di coworking nelle aree rurali di tutta la Svizzera, non da ultimo per motivi ecologici. Secondo i calcoli, questo potrebbe far risparmiare ogni anno 4,4 miliardi di chilometri ai pendolari e, di rimando, ridurre di decine di migliaia di tonnellate le emissioni di CO2.

Le previsioni del professor Timo Ohnmacht dell’HSLU sono un po’ più caute. Ohnmacht ha analizzato il fenomeno del coworking nell’ambito di uno studio finanziato dal Fondo nazionale per la ricerca scientifica (FNS). «Anche se ci sono storie di successo, gli spazi di coworking non offrono ancora benefici economici regionali misurabili», afferma. Secondo il professore, il «movimento» del coworking potrebbe presto allargarsi grazie agli spazi finanziati dagli enti pubblici, che fungendo da strumenti di sviluppo regionale innescano impulsi duraturi nelle aree rurali.

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Tutti gli spazi di coworking gestiti dalla comunità Voisins nell’agglomerato di Ginevra hanno un bar.

Devono anche aumentare la loro attrattiva territoriale come spazio abitativo e vitale migliorando l’offerta di prestazioni e servizi

L’attrattiva è maggiore dove i prezzi sono più accessibili

Gli spazi di coworking sono una specie di «punta di diamante» del lavoro flessibile nelle aree rurali. Tuttavia, in ottica economica conta di più il numero crescente di «pendolari part-time» che lavorano sempre più spesso e per periodi più lunghi da casa. L’attuale situazione del mercato immobiliare favorisce lo sviluppo di questa forma di organizzazione del lavoro. In un recente studio sul mercato immobiliare svizzero1, i ricercatori di Credit Suisse hanno esaminato la correlazione tra flussi pendolari e scelta del luogo di residenza e hanno individuato una tendenza a un trasferimento del luogo di residenza verso le aree rurali. Fredy Hasenmaile, responsabile Analisi immobiliare presso Credit Suisse, spiega: «Sempre più persone cercano casa dove è più conveniente piuttosto che nel luogo dove lavorano. Una volta trovata, tendono a restarci. Il luogo di residenza diventa una costante in uno stile di vita caratterizzato da cambiamenti di impiego sempre più frequenti e da un ambiente di lavoro in continua evoluzione». Secondo lo studio di Credit Suisse, se nella città di Zurigo un appartamento medio di 4,5 locali e 110 m2 costa più di 1,5 milioni di franchi, il prezzo scende a meno della metà in località che distano un’ora di treno.

Non c’è da stupirsi se sempre meno persone sono disposte a pagare prezzi elevati per un appartamento in città e preferirebbero vivere vicino alla natura, a condizione che ciò sia compatibile con la loro attività lavorativa. La situazione del mercato induce un numero crescente di pendolari (che rappresentano nove lavoratori su dieci in Svizzera) a trasferirsi in periferia. Secondo gli autori dello studio di Credit Suisse, questo favorirà ulteriormente lo sviluppo delle nuove forme di lavoro nelle aree rurali. Anche un’inchiesta condotta da gfs-zürich per conto della SECO2 giunge a conclusioni analoghe. A dimostrare il maggiore interesse per le nuove forme di lavoro sono i pendolari con un tragitto casa-lavoro di un’ora o più. Si tratta di un gruppo che è cresciuto molto negli ultimi mesi e che oggi rappresenta il 20 per cento dei pendolari. Quasi tutti i pendolari vorrebbero poter lavorare da casa per un giorno o più alla settimana.

Infrastrutture necessarie

Accanto ai nuovi bisogni abitativi, il potenziale di sviluppo delle forme di lavoro flessibili per le aree rurali e periferiche è indiscutibilmente grande. Per poterlo sfruttare, occorre prima di tutto assicurarsi che le aree interessate siano dotate delle necessarie infrastrutture.

  • Immobili: la disponibilità di immobili rappresenta probabilmente la sfida minore. Secondo VillageOffice, la domanda e l’offerta, ad esempio per gli spazi di coworking, sono attualmente in equilibrio. Inoltre, soprattutto nelle aree rurali vi sono edifici vuoti che possono essere convertiti e equipaggiati rapidamente a costi relativamente bassi. Senza dimenticare i molti lavoratori che si sono organizzati e hanno allestito una postazione di lavoro a casa.
  • Reti di telecomunicazione: rispetto ai Paesi limitrofi, la Svizzera dispone già di una rete relativamente buona di connessioni Internet ad alte prestazioni. Tuttavia, in molte località il divario infrastrutturale tra città e campagna si sta allargando3. Considerata la flessibilità delle forme di lavoro, l’esigenza di un accesso ottimale alla rete in tutte le regioni della Svizzera è comprensibile. Le opzioni per garantire alle regioni periferiche e ai centri turistici alpini connessioni di qualità analoga a quella dei centri urbani non mancano. Con il suo piano di promozione della banda ultra larga, il Cantone dei Grigioni sta ad esempio portando avanti il potenziamento dell’autostrada dei dati. La NPR cofinanzia il lavoro di concettualizzazione nell’ambito di progetti di sviluppo. Anche la tecnologia di telefonia mobile 5G rappresenta un’opportunità per le aree rurali e di montagna, anche se attualmente in molte località il suo potenziamento è bloccato da opposizioni e da questioni politiche.
  • Mobilità: la maggior parte dei nuovi lavoratori «agili» rimane pendolare a tempo parziale. Questi lavoratori vogliono poter essere liberi di suddividere il loro orario di lavoro tra casa/spazio di coworking e azienda (generalmente basata in un centro urbano). Questo presuppone una buona rete di viaria e di trasporto. Negli scorsi anni diversi progetti, la cui fase pianificatoria e concettuale è stata sostenuta anche nell’ambito della NPR, hanno contribuito a colmare le lacune su questo fronte. I progetti sviluppati e promossi nell’ambito di Interreg sono serviti soprattutto a migliorare il trasporto pubblico transfrontaliero nelle regioni di Basilea, Ginevra, Giura e Ticino. Inoltre, sono stati effettuati test pilota sull’uso intelligente di diversi mezzi di trasporto, comprese nuove forme di mobilità condivisa. Tuttavia, secondo i promotori dello sviluppo regionale questo non basta. Uno degli obiettivi della cooperativa VillageOffice è di provvedere affinché ogni persona in Svizzera possa raggiungere lo spazio di coworking più vicino entro 15 minuti in bicicletta o con i mezzi pubblici. Secondo Peder Plaz, direttore del Wirtschaftsforum Graubünden, la soluzione più efficace per permettere alle nuove forme di lavoro di affermarsi anche nelle zone rurali e di garantire l’occupazione decentrata del territorio, è probabilmente quello di fare in modo che in tutta la Svizzera le distanze per la mobilità pendolare siano ragionevoli.

Gestione e messa in rete degli spazi di co-working

Reto Bürgin, dottorando in geografia economica all’Università di Berna, ha studiato la nuova multilocalità digitale in relazione agli spazi di coworking nelle regioni alpine svizzere ricorrendo tra l’altro al geotracking. Secondo il ricercatore, gli spazi di lavoro condivisi, da soli, nella migliore delle ipotesi, contribuiscono a ridurre il traffico pendolare. Tuttavia, affinché possano fungere da motori di sviluppo e rivitalizzare una comunità sul piano sociale ed economico, occorre di più: questo fenomeno, ancora nuovo, dev’essere ancora interiorizzato e gli spazi devono essere gestiti in modo intensivo. Una buona offerta di spazi di lavoro con un’infrastruttura ottimale è quindi solo un punto di partenza. Affinché il potenziale di sviluppo delle aree rurali e periferiche possa dispiegarsi pienamente, è necessario che i lavoratori «agili» facciano rete e formino una comunità all’interno della quale possono sviluppare nuove idee, discutere dei loro problemi, creare nuovi progetti e, eventualmente, collaborare nell’ambito di nuove cooperazioni. «Lo scambio reciproco si traduce spesso in progetti innovativi, nuovi prodotti, servizi e modelli di business, fino a processi di ricerca e sviluppo al di fuori delle istituzioni tradizionali», spiega il professor Timo Ohnmacht (HSLU).

I gestori degli spazi di coworking possono fornire impulsi decisivi per creare una comunità. Secondo Ohnmacht l’esigenza di incontri comunitari informali, presentazioni introduttive, eventi di networking con imprenditori, seminari e eventi pubblici è effettiva. Gli spazi di coworking gestiti in modo diversificato possono diventare un interessante microcluster per la promozione della piazza economica locale. Questo è l’approccio che segue anche la NPR, come dimostra la dozzina di progetti sostenuti, tra cui il «Macherzentrum Lichtensteig SG» , lo spazio coworking Steckborn TG, il Mountain co-working Mia Engiadina a Scuol GR (vedi «regioS 14»), la piattaforma Haslital BE, la Working Station St-Imier BE e il progetto Interreg «GE-NetWork». Questi microcluster innescano effetti a monte e a valle: chi lavora da casa o da uno spazio di coworking contribuisce a rivitalizzare i villaggi e utilizza l’offerta di servizi locale – dai ristoranti ai negozi al dettaglio, dall’ufficio postale al parrucchiere, dalle strutture per il tempo libero ai piccoli artigiani. Questo, a sua volta, crea valore aggiunto a livello locale e contribuisce alla creazione di nuovi posti di lavoro.

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Spazi di coworking, alveo dello sviluppo dei villaggi

Jana Z’Rotz, economista presso dell’Istituto di economia aziendale e regionale dell’HSLU, si spinge oltre. Poiché dagli studi condotti emerge che nelle zone rurali è più difficile gestire spazi di coworking puramente orientati al lavoro, invita a creare spazi multifunzionali che forniscano anche servizi culturali, comunitari e sociali. Auspica luoghi utilizzati da persone di diverse generazioni e afferma che questi spazi dovrebbero servire tra l’altro anche da punto di incontro, atelier aperto al pubblico, sportello sociale e centro di consulenza con caffè e asilo nido. In breve, devono diventare l’alveo da cui si sviluppa la vita comunitaria.

La NPR può fornire esempi positivi in questo senso: il progetto Swiss Escape «co-Living/Co-Working Grimentz VS», il progetto di sviluppo partecipativo del villaggio Saint-Martin VS e la casa multigenerazionale «Generationehuus Schwarzenburg BE». Quest’ultimo progetto si trova in fase iniziale e, data la sua spiccata multifunzionalità, potrà fungere da modello per tutta la Svizzera. Il progetto prevede uno spazio di coworking con un atelier, due appartamenti per la condivisione multigenerazionale, un asilo nido, un ristorante e spazi per offerte di istituzioni sociali, consulenza in ambito sanitario e l’organizzazione di eventi. La Confederazione e il Cantone di Berna hanno sostenuto la progettazione con un contributo di 140 000 franchi nell’ambito della NPR. Nel frattempo, l’organizzazione promotrice, una società anonima senza scopo di lucro, ha raccolto 3,5 milioni di franchi (in gran parte donazioni private) per la realizzazione. La casa multigenerazionale, che sorgerà in una villa al centro del villaggio ristrutturata con grande attenzione e cura, sta diventando realtà. «Per ora l’offerta di spazi è limitata. Saremo pienamente operativi solo dopo che avremo realizzato e ci saremo trasferiti nella nuova ala prevista dal progetto», spiega la responsabile Linda Zwahlen Riesen.

Un fattore economico sottovalutato

È indubbio che il mondo del lavoro 4.0 aumenta il potenziale delle aree rurali e periferiche come spazio economico e abitativo. Di pari passo crescono le opportunità di migliorare l’offerta di servizi e mantenere il valore aggiunto generato sul posto. Finora, però, sono ancora pochi i comuni che hanno sfruttato queste opportunità in modo mirato. «Si impone con urgenza un’ampia discussione su come, nelle aree periferiche, la politica regionale possa prendere maggiormente in considerazione progetti volti a rafforzare l’attrattiva abitativa per combinare meglio le esigenze abitative e quelle lavorative», spiega Peder Plaz. «Serve un cambiamento di paradigma nella promozione della piazza economica e nella NPR dato che oggi ci si focalizza troppo sulla creazione di posti di lavoro sottovalutando l’importanza dell’attrattiva abitativa come fattore motivazionale ed economico».

Nei suoi studi sull’economia residenziale presenziale4 Olivier Crevoisier, professore di sociologia all’Università di Neuchâtel, fornisce importanti spunti di riflessione sull’orientamento da dare allo sviluppo. I risultati delle sue ricerche suggeriscono che la promozione di progetti NPR dovrebbe tenere maggiormente conto da un lato dell’attrattiva del luogo di residenza come fattore economico e motivazionale, dall’altro dei cicli economici locali. Quest’aspetto si riflette anche nelle misure pilota della NPR per le regioni di montagna 2020–20305, con le quali verranno sperimentati nuovi approcci per sostenere lo sviluppo economico delle regioni di montagna. Le esperienze raccolte serviranno a sviluppare la NPR a partire dal 2024.

regiosuisse.ch/npr-itvillageoffice.chgenerationehuus.chswissescape.co

1 Ciclo non concluso – ennesimo prolungamento per il mercato immobiliare svizzero

2 Inchiesta di gfs-zürich commissionata dalla SECO

3 Atlante della banda larga, Ufficio federale delle comunicazioni (UFCOM)

4 Crevoisier O., Segessemann A.: L’économie résidentielle en Suisse: identification et mise en perspective

5 Sviluppo economico delle regioni di montagna: strumenti e misure della Confederazione. Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 15.3228 Brand del 19 marzo 2015 (versione abbreviata)