Strategie regionali per territori più resilienti e inclusivi

Per uno sviluppo territoriale coerente è fondamentale che gli attori locali cooperino al di là dei confini comunali. Le strategie regionali promuovono la resilienza e l’inclusività dei territori, combinando misure per rafforzare l’attrattività, i servizi pubblici e la sostenibilità.

Servizi pubblici e pianificazione del territorio: trovare la massa critica negli spazi funzionali

Nel suo ultimo rapporto pubblicato nel 2024, il Consiglio per l’assetto del territorio (COTER) rileva che, a differenza dei centri urbani, le periferie non raggiungono una massa critica di popolazione e di istituzioni e questo indebolisce il potenziale della dinamica collettiva necessaria allo sviluppo sostenibile. Se da un lato i grandi agglomerati urbani, grazie alla loro massa critica, riescono a mobilitare risorse finanziarie e umane (grande disponibilità di risorse specializzate), dall’altro le aree rurali e le regioni di montagna sono confrontate a una carenza di risorse.

Economia e territorio in costante interazione

La legge sulla pianificazione del territorio (LPT) impone un coordinamento regionale nella gestione delle zone edificabili che ha un impatto soprattutto sul tessuto economico delle aree rurali e di montagna. Storicamente caratterizzate dalla dispersione degli insediamenti, queste regioni devono ormai puntare sulla densificazione per attirare nuovi residenti. Tutte le regioni devono aspirare a uno sviluppo legato alla qualità della vita, piuttosto che all’espansione urbana. Il pendolarismo e il telelavoro offrono delle opportunità in questo senso. I residenti, infatti, sono anche dipendenti di aziende locali (p. es. nel settore industriale): la qualità della vita è un argomento che può servire ad attirare talenti.
Acquisire nuovi abitanti e offrire servizi a tutti i consumatori mobili richiede una visione strategica trasversale, pensata su scala regionale, che prenda in considerazione anche le sfide per l’agricoltura, un settore in cui il valore aggiunto territoriale contribuisce alla competitività e richiede un coordinamento tra gli attori.

La regione: la scala come scala di riferimento per il coordinamento

Oltre a quelle economiche (creazione di valore), anche le questioni della conservazione della biodiversità e della valorizzazione del paesaggio, del patrimonio e della cultura hanno conosciuto una dinamica di regionalizzazione. La regionalizzazione ingloba numerosi temi, traccia perimetri diversi a seconda degli argomenti e considera varie strutture di governance, inducendo ad andare oltre la «sacrosanta» scala comunale. Adottare una scala di riferimento supplementare rispetto a quella comunale e continuare a governare il quotidiano non è facile: impone un cambiamento di ottica che consideri tutti gli attori e le loro abitudini e che porti in ultima analisi a un cambiamento della loro identità. Occorre anche sviluppare sinergie tra i comuni-nucleo a carattere urbano e i comuni periferici a carattere rurale. Queste considerazioni dimostrano quanto le regioni siano onnipresenti, anche se la scala regionale non poggia su una base istituzionale consolidata.

Strategie regionali: sviluppo e attuazione

I comuni e le regioni stanno sviluppando diverse strategie settoriali (economia, turismo, ambiente ecc.) talvolta integrate in visioni strategiche globali, come la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030. La questione da porsi è quella della loro attuazione e del coordinamento dei vari approcci.

I programmi d’agglomerato hanno contribuito a rafforzare la cooperazione intercomunale e trasversale nelle aree urbane integrando politica dei trasporti e sviluppo urbano. In questo caso, la Confederazione ha svolto un ruolo di incentivazione e incoraggiato una collaborazione funzionale che formalmente si focalizzava su questioni di mobilità e pianificazione, ma che di fatto è andata oltre fino a diventare un’abitudine consolidata.

Attraverso la Nuova politica regionale (NPR), le regioni possono ottenere un sostegno per elaborare una strategia di sviluppo orientata alle problematiche economiche. Nell’ottica di uno sviluppo territoriale coerente e nell’ambito delle misure di accompagnamento, la SECO ha potuto sostenere con i mezzi della NPR alcuni progetti di natura strategica che esulano dalle tematiche economiche in senso stretto(v. riquadro).

Nel piano d’azione per l’attuazione della politica degli agglomerati e della politica per le aree rurali e le regioni montane è previsto che il programma «Processo di sviluppo dello spazio rurale» (PSSR) dell’UFAG venga maggiormente integrato nelle misure comuni a queste due politiche con la partecipazione della SECO, nel senso ad esempio di un’integrazione delle problematiche urbane specifiche dei centri rurali o dello sviluppo di sinergie tra questi centri e le aree rurali circostanti. Occorrerà anche sostenere le regioni nella ricerca di finanziamenti (tramite politiche settoriali cantonali o federali) per l’implementazione di progetti elaborati nell’ambito delle strategie e per il coordinamento tra le varie strategie.

Conoscenze acquisite sul tema «promuovere strategie integrali di sviluppo» dei progetti modello Sviluppo sostenibile del territorio.

Tra il 2020 e il 2024 sono stati elaborati cinque progetti modello finalizzati a promuovere strategie integrali di sviluppo. I progetti ponevano l’accento su approcci intersettoriali e su un coordinamento tra i livelli istituzionali, incoraggiando il dibattito politico e un cambiamento di paradigma. Alcuni progetti focalizzati sui bisogni locali hanno privilegiato l’aspetto istituzionale, altri hanno puntato sulla coesione sociale. I progetti modello hanno dimostrato che la governance cantonale deve svolgere un ruolo in queste dinamiche strategiche e valorizzare allo stesso tempo le sinergie tra istituzioni e attori locali per dinamizzare le regioni e strutturare un dialogo efficace.

Progetto RURALPLAN (programma ESPON, analisi mirata)

Il progetto RURALPLAN condotto nel 2024 ha esplorato alcune strategie per lo sviluppo di aree rurali confrontate a sfide demografiche quali lo spopolamento e l’invecchiamento. Nella regione Albula sono stati realizzati workshop partecipativi che hanno permesso di progettare cinque prototipi per migliorare alloggio, occupazione e offerta di servizi. Per sviluppare soluzioni sono stati organizzati workshop di co-progettazione. Altre due regioni, in Svezia e Norvegia, hanno adottato lo stesso approccio. I risultati del progetto sono stati integrati nella strategia di sviluppo della regione Albula. Le conoscenze acquisite servono anche ad alimentare iniziative nazionali di sviluppo rurale.

Sviluppare idee per rendere più attrattiva una regione di montagna

Molte regioni a vocazione rurale cercano nuovi approcci per definire il proprio futuro. Le questioni da affrontare riguardano lo spopolamento, le opportunità di lavoro, l’offerta sanitaria e la disponibilità di beni. Come affrontare queste sfide in modo sostenibile e orientato al futuro? La regione Albula, che conta circa 8000 abitanti, ha organizzato tre workshop per discuterne con la popolazione. Nell’intervista il responsabile dell’ufficio per lo sviluppo regionale Mirko Pianta racconta come ha vissuto questo approccio partecipativo e cosa ne è emerso.

«I partecipanti sono intervenuti attivamente esprimendo molte idee e opinioni.»

Mirko Pianta, responsabile dell’ufficio per lo sviluppo della regione Albula

regiosuisse: Lo sviluppo regionale è la sua specialità. Quali sfide si trova ad affrontare nella regione Albula?

Mirko Pianta: La regione dell’Albula si trova nel cuore dei Grigioni, non lontano dalla capitale Coira e dalle principali destinazioni turistiche, tra cui l’Alta Engadina e Davos. È attraversata ogni anno da circa due milioni di veicoli, il che rappresenta già di per sé una sfida. Sarebbe auspicabile riuscire a trattenere anche solo una piccola parte di queste persone, in modo da ricavarne un vantaggio in termini economici. Dobbiamo quindi innovare anche in questo ambito. L’aspetto che contraddistingue la regione è la diversità, visto che riunisce tre sottoregioni con tradizioni linguistiche e culturali diverse: il Comune di Surses, dove si parla principalmente il romancio, l’Albulatal e Lenzerheide, dove si parla il tedesco e il romancio. A causa delle distanze talvolta elevate, le tre sottoregioni sono per lo più economicamente autonome. Trovare un denominatore comune che tenga conto degli interessi regionali, venga incontro ai bisogni individuali e promuova l’autonomia è un processo interessante e arricchente.

Di recente, nell’ambito di un progetto europeo, avete organizzato un workshop partecipativo suddiviso in due parti in collaborazione con il Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB). Il workshop mirava a raccogliere e formulare idee su come migliorare l’attrattiva della regione come luogo di vita e piazza economica. Alla discussione hanno partecipato venti persone. Quali sono stati i temi più caldi?

Il primo è stato quello della mancanza di alloggi, che è anche uno dei motivi per cui la popolazione sta diminuendo. Il secondo quello dell’assistenza sanitaria con il timore che fisioterapisti, psicologi e altri specialisti si trasferiscano in regioni economicamente più forti.

Quali delle esigenze formulate l’ha sorpresa?

Innanzitutto l’esigenza di una piattaforma informativa centralizzata che raggruppi tutti gli eventi, le offerte e i corsi organizzati nella regione, ma anche le proposte turistiche. Una piattaforma di questo tipo offrirebbe vantaggi sia alla popolazione che ai turisti. In secondo luogo l’esigenza  di luoghi di incontro creativi o l’idea di organizzare un mercato per la vendita di prodotti regionali.

Quali sono, secondo lei, i principali aspetti positivi scaturiti da questo approccio partecipativo?

Senza dubbio la partecipazione delle persone alle discussioni e le idee raccolte. I partecipanti hanno espresso molte opinioni diverse. Un altro aspetto positivo è riconducibile al fatto che, oltre agli abitanti, avevamo invitato ai workshop i proprietari di case secondarie e i pendolari che lavorano nella regione. Questo ci ha portato una prospettiva esterna e ci ha permesso di capire e considerare le esigenze di queste persone.

C’è qualcosa che questo approccio non permette di raggiungere?

Sì. Alcune questioni sono molto complesse perché toccano anche aspetti giuridici e politici. Penso in particolare al tema dell’alloggio. Abbiamo discusso alcune idee, per esempio la possibilità di creare cooperative abitative. Il nostro spazio di manovra è tuttavia limitato da alcune norme giuridiche: una disposizione di legge prevede che un Comune confrontato con il fenomeno dello spopolamento deve ridurre il numero di parcelle edificabili. Come si possono creare nuovi spazi abitativi in una regione che si spopola?

Dalle discussioni sono emersi suggerimenti o idee immediatamente realizzabili?

Sì, e ci stiamo già lavorando. Nell’autunno 2025, per esempio, organizzeremo il primo show delle professioni per dare visibilità ai datori di lavoro locali e mostrare ai futuri apprendisti i tirocini che si possono svolgere nella regione. Questa iniziativa mira da un lato a incoraggiare i giovani a restare, dall’altro a invogliare i figli di proprietari di case secondarie a svolgere un apprendistato nella regione. Con un altro evento vogliamo mostrare ai datori di lavoro come rendere attrattivi i posti di lavoro nelle aziende locali e come pubblicizzare efficacemente le offerte di lavoro.

Quali idee potrebbero contribuire a migliorare la qualità della vita e dell’offerta nella regione a lungo termine?

Sicuramente il potenziamento dell’offerta di alloggi per la popolazione locale. Questo aspetto è fondamentale per mantenere l’attrattiva di una regione e permetterle di contrastare lo spopolamento. I giovani devono avere la possibilità di lavorare ed essere economicamente attivi nella regione. Allo stesso tempo si devono creare infrastrutture economicamente rilevanti, per esempio attraverso piani di zona e la realizzazione di un’infrastruttura di rete.

In quanto specialista dello sviluppo regionale, che traguardo vorrebbe aver raggiunto nella regione Albula tra 10 anni?

Il nostro orizzonte va oltre i 10 anni. Entro il 2050 vogliamo raggiungere una crescita demografica del 10 percento e un aumento dei posti di lavoro del 10 percento. Con le discussioni condotte nell’ambito dei workshop e l’attuazione mirata dei temi prioritari individuati siamo sicuramente sulla strada giusta. Mi sto impegnando e mi impegnerò per conseguire questi obiettivi.

Grazie per aver risposto alle nostre domande.

I workshop nella regione Albula sono stati organizzati nell’ambito del progetto europeo «RURALPLAN» che studia strategie per lo sviluppo di regioni rurali confrontate con il problema dello spopolamento. Il progetto realizzato nella regione Albula è stato cofinanziato dal programma europeo ESPON (Rete di osservazione europea per lo sviluppo e la coesione territoriale) con fondi della Nuova politica regionale (NPR).

Puntata: «Ticino a Te» – creazione di valore regionale

A fine 2024, il Ticino ha ottenuto il riconoscimento Cercle régional per il suo impegno nello sviluppo di catene di valore regionale. Questo risultato è da attribuire all’efficace lavoro di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari del territorio nella ristorazione e nell’albergheria locale svolto in particolare con i progetti «Ticino a Te» e «Ticino a Tavola». In questa puntata di «Regioni al microfono», Sibilla Quadri, direttrice del Centro di Competenze Agroalimentari Ticino, presenta i due progetti e spiega perché è importante promuovere la cooperazione tra tutti gli attori interessati e in che modo i progetti possano trarre vantaggio dalle risorse e dalle esperienze disponibili.

«Siamo l’anello di congiunzione nella catena del valore della filiera agroalimentare ticinese»

Riunire tutti gli attori della filiera

Dal 2016 «Ticino a Te» si impegna a favore della cooperazione intersettoriale tra gli attori della filiera agroalimentare ticinese – agricoltura, trasformazione, distribuzione, ristorazione e albergheria. Sibilla Quadri, responsabile del progetto, sottolinea l’importanza di mettere in rete tutti i soggetti coinvolti. «Ticino a Te» dà visibilità ai produttori locali, consentendo loro di raggiungere una platea di clienti più ampia. D’altro canto, permette ai consumatori di scoprire i produttori attivi sul territorio e la loro offerta di prodotti. 

Nell’ambito di «Ticino a Te» sono state promosse diverse iniziative, tra cui «Ticino a Tavola», un’iniziativa nata dalla collaborazione tra GastroTicino, il Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT) e l’Unione Contadini Ticinesi, alla quale hanno aderito 103 aziende di ristorazione. I ristoratori che hanno aderito all’iniziativa si impegnano a proporre almeno un menù dia tre portate oppure quattro piatti composti almeno al 60 % da prodotti ticinesi e a riservare ai vini ticinesi almeno il  40 % della loro carta. Nell’ambito dell’iniziativa, ogni anno vengono serviti 400 000 piatti preparati con prodotti ticinesi. Questo genera un fatturato di 3,5 milioni di franchi, gran parte dei quali torna agli agricoltori e ai trasformatori attivi sul territorio sotto forma di indotto.

«Se si conosce l’origine di un prodotto lo si apprezza di più».

Non conta solo il prezzo

Alla domanda se i prodotti regionali possono reggere la concorrenza di quelli della grande distribuzione a livello di prezzo, Quadri risponde che se un prodotto industriale è stato fabbricato nelle stesse condizioni di un prodotto locale i prezzi sono spesso comparabili e cita come esempio l’allevamento rispettoso degli animali (p. es. polli) o la retribuzione dei lavoratori. Sottolinea però che molto spesso il confronto viene fatto tra prodotti fabbricati in condizioni totalmente diverse.

Un compito importante di «Ticino a Te» è proprio quello di far conoscere queste differenze a livello di produzione: in collaborazione con 90 mense scolastiche, il progetto si impegna a offrire agli allievi del Cantone piatti preparati con prodotti del territorio. Secondo Quadri, è importante che i bambini imparino ad apprezzare il valore dei prodotti regionali, visto che saranno i consumatori di domani. Il progetto punta anche ad avvicinare le persone, in particolare quelle che vivono in città, ai luoghi di produzione sul territorio. Quadri è convinta che se si conosce l’origine di un prodotto, lo si apprezza si apprezza di più.

Impatto a lungo termine

Non è un caso se il Ticino abbia ottenuto più di un riconoscimento per il suo impegno nello sviluppo di catene di valore regionale. La giuria del Cercle régional ha apprezzato in particolare la passione con cui «Ticino a Te» è stato lanciato e promosso ed è rimasta impressionata dall’impatto e dai risultati conseguiti con un budget limitato. Oltre ai finanziamenti cantonali, «Ticino a Te» ha potuto beneficiare di un finanziamento iniziale nell’ambito della NPR. Dal quinto anno di attività, il Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT) è finanziato esclusivamente dal Canton Ticino.

Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell’economia del Cantone Ticino, spiega: «Il CCAT è stato sostenuto come progetto pilota attraverso la politica economica regionale con l’intento di mettere in rete tutti gli attori presenti sul territorio (produttori, consumatori, trasformatori, ristorazione, turismo) e favorire lo sviluppo di progetti innovativi capaci di valorizzare la ricchezza agroalimentare del Ticino. Visti i suoi effetti positivi anche per la competitività del settore primario, il Cantone ha deciso di dare continuità all’iniziativa con un contributo ricorrente previsto dalla Legge cantonale sull’agricoltura».

Quadri sottolinea quanto sia stato importante il sostegno iniziale: «Il progetto ha potuto partire grazie ai fondi della NPR e del Cantone. È importante dare continuità al nostro lavoro per il futuro del Ticino. Serve molto impegno ma servono anche tante risorse finanziarie».

Il Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT) gestisce, coordina e sviluppa progetti nel settore dell’agricoltura e dell’alimentazione. Dispone di un’ampia rete di contatti e punta a creare sinergie tra vari progetti. Grazie alle esperienze maturate nell’ambito dello sviluppo di «Ticino a Te» e della cooperazione con il settore della ristorazione, è un partner privilegiato per la promozione e la realizzazione di progetti di sviluppo regionale, in particolare di PSR

Foto: Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT)

Giornate dell’apicoltura a Lucerna: riflettori puntati sulla filiera delle api e del miele

I prodotti dell’apicoltura sono tanti: miele, propoli e cera d’api sono quelli più conosciuti. Per dare visibilità all’intera filiera, l’associazione lucernese degli apicoltori (Verband Luzerner Imkervereine) ha organizzato a Sempach la prima edizione delle giornate lucernesi dell’apicoltura. L’evento si è articolato in due parti, una destinata a un pubblico di specialisti (apicoltori e attori economici), l’altra al grande pubblico con un’ampia offerta di informazioni e prodotti apistici regionali.

L’evento dedicato all’apicoltura organizzato a Sempach (Lucerna) ha attirato un folto pubblico. Se la prima giornata congressuale era rivolta agli specialisti (apicoltori e attori economici), la seconda ha attirato un largo pubblico di ogni età. I circa 600 visitatori hanno potuto sperimentare in prima persona l’importanza delle api per la nostra vita e la grande varietà di temi e di prodotti che ruotano attorno a questi preziosi insetti. L’evento ha anche offerto l’occasione per ribadire in modo inequivocabile il loro ruolo centrale di impollinatori di piante naturali e coltivate. Se ci pensiamo bene, le api sono gli animali da allevamento più importanti in assoluto, poiché con la loro attività di impollinazione non solo promuovono la biodiversità ma sostengono anche indirettamente la diversità delle specie.

«Le giornate dell’apicoltura di Lucerna sono state un successo su tutta la linea, tanto che abbiamo deciso di riproporle anche l’anno prossimo. Vi aspettiamo!»

Beat Lichtsteiner, responsabile del progetto «Giornate dell’apicoltura di Lucerna»

Le giornate dell’apicoltura di Lucerna hanno offerto tante occasioni per scoprire, degustare e imparare:

  • colonia di api in un’arnia in plexiglas con griglia di protezione (voliera)
  • degustazione di diversi tipi di miele
  • ricette a base di miele o idromele (vino di miele)
  • degustazione di birra, brandy e whisky al miele
  • produzione di fogli cerati
  • cosmetici e rimedi naturali a base di prodotti apistici
  • apiterapia per la cura dell’asma e la desensibilizzazione
  • giardini seminaturali
  • installazione e manutenzione di casette per api selvatiche.

Prodotti regionali, sostenibili e rispettosi dell’ambiente

Con un approccio orientato alla sostenibilità e alla consapevolezza ambientale, l’evento per il largo pubblico («Bienenzauber») si è concentrato sulla presentazione di prodotti regionali, caratterizzati da un consumo minimo di energia grigia. La loro produzione, il trasporto e il consumo diretto sul posto hanno un impatto ambientale nettamente inferiore rispetto ai prodotti che arrivano da lontano. Inoltre, il consumo di prodotti regionali rafforza l’economia locale e sostiene le piccole imprese a conduzione familiare.

Video: Giornate dell’apicoltura a Lucerna

Sviluppo graduale in tre fasi

L’idea di organizzare un congresso per rafforzare la filiera apistica è stata realizzata grazie ai fondi della Nuova politica regionale (NPR) e a fondi e prestazioni propri dei promotori. Il progetto prevede uno sviluppo graduale a tre fasi che permetterà di acquisire preziose conoscenze e ottimizzare costantemente l’organizzazione. La prima fase, attuata con successo nel 2024, prevedeva lo svolgimento di due giornate congressuali: una destinata al target principale della filiera, ossia gli apicoltori, e volta a fornire conoscenze approfondite a un pubblico specializzato; l’altra intesa quale festival destinato a un largo pubblico.

Incentivare i partenariati locali

Nella seconda fase è prevista una terza giornata che permetterà di mettere in rete il gruppo target principale degli apicoltori con attori economici regionali e imprese, allo scopo di promuovere la cooperazione, dare maggiore visibilità alla filiera e facilitare potenziali joint venture o partenariati. In questa giornata verrà inoltre promosso il dialogo con gli attori politici.

Nella terza fase di sviluppo verrà organizzata una quarta giornata destinata a sensibilizzare  bambini e adolescenti su temi quali la diversità delle specie animali e vegetali, il mondo degli insetti, la sostenibilità e la produzione regionale. A tempo debito si cercheranno partner in grado di contribuire all’organizzazione di questa quarta giornata.

Fotos: Bienentage Luzern

«Grazie al contributo NPR abbiamo potuto realizzare l’idea in tempi brevi e con un alto livello qualitativo. In questo progetto l’effetto leva di un contributo relativamente modesto è enorme».

Beat Lichtsteiner, responsabile del progetto «Giornate dell’apicoltura di Lucerna»

Banca dati dei progetti regiosuisse

Alla riscoperta dei sapori regionali

Patricia Michaud

Il Vacherin Mont-d’Or, prodotto artigianalmente tra metà agosto e metà marzo nella Vallée de Joux (VD) e alle pendici del Giura vodese, è uno dei formaggi più conosciuti della Svizzera occidentale. Si distingue per la sua cremosità e per il suo sapore fruttato molto particolare dovuto alla fine fascera di corteccia che lo avvolge.
Vent’anni fa, i membri dell’Interprofession du Vacherin Mont-d’Or, un’organizzazione interprofessionale fondata nel 1999 per tutelare questa specialità e preservarne la produzione, hanno ottenuto il massimo riconoscimento: la denominazione di origine protetta AOP. Il prodotto è famoso anche per la sua scatola rotonda in legno di abete che lo protegge e lo rende immediatamente riconoscibile nei banchi refrigerati dei negozi di alimentari.

Fino a due anni fa, questa caratteristica confezione non era prodotta nella regione, bensì nella vicina Francia. Certo, con legno locale ma pur sempre in un atelier francese (ricordiamo che la foresta di Risoud, la più grande foresta continua d’Europa, è vicina al confine). L’organizzazione interprofessionale voleva però che gli affinatori svizzeri controllassero l’intera catena di produzione e che il Vacherin Mont-d’Or tornasse a essere un formaggio completamente locale, anche dal punto di vista del confezionamento. Ha quindi istituito una commissione incaricata di trovare soluzioni per produrre nuovamente le confezioni nella regione. Grazie a un finanziamento pubblico-privato a orientamento locale, nel 2021 è stata costituita la Valartibois, una società a responsabilità limitata che si avvale del know-how di un’azienda forestale della Vallée de Joux e utilizza macchinari storici riacquistati appositamente per produrre gli elementi delle scatole. Con questo approccio, i responsabili del progetto puntano a rafforzare l’importanza del marchio AOP del Vacherin Mont-d’Or. Nell’interesse dell’intera regione.

Progetto NPR nella banca dati di regiosuisse

La versione integrale in francese.

Altri articoli

Agricoltura biologica, che passione!

Jana Avanzini

Chi ha rubato le piantine? Nella regione del Seeland è caccia al ladro, ma niente paura. Questo giallo interattivo è una delle tante offerte che rientrano nel nuovo progetto di sviluppo regionale (PSR) avviato dall’associazione PSR «BioGemüse Seeland» allo scopo di incentivare a lungo termine la coltivazione di ortaggi biologici e aumentare la creazione di valore per i produttori della regione.

«Vogliamo rafforzare la regione del Giura-Tre Laghi e, ovviamente, guadagnare la fiducia dei consumatori. Il nostro obiettivo finale è però sostenere le aziende agricole», afferma Fritz Burkhalter, presidente dell’associazione. Nel primo anno il progetto si è concentrato principalmente sulla realizzazione di una nuova infrastruttura per la lavorazione e la distribuzione degli ortaggi biologici regionali. I lavori sono praticamente terminati. Nei prossimi cinque anni, il progetto dovrebbe diventare autosufficiente grazie al trasferimento di conoscenze, all’implementazione di una piattaforma per la commercializzazione e alla cooperazione con le offerte turistiche.

La direzione del progetto si dice ottimista, tanto più che gli anni che hanno preceduto il lancio del progetto e i primi mesi di attività hanno permesso di costruire solide basi. La collaborazione con le offerte esistenti si è rafforzata e la trentina di produttori coinvolti si identificano già fortemente con il marchio «Passion Seeland». È la strada scelta dalla regione per tenere il passo con la crescente domanda di prodotti biologici nel commercio al dettaglio, nella gastronomia e nei punti di vendita diretta sempre più numerosi nel Seeland bernese.

© regiosuisse

La versione integrale in tedesco.

Altri articoli

Fase pilota per una consulenza in materia di paesaggio

In una fase pilota che si concluderà nel 2024, l’UFAM offre ai comuni consulenze gratuite in materia di paesaggio. Quest’offerta, che si iscrive nell’ambito dell’attuazione della Concezione Paesaggio Sviz­ zera (CPS), mira a fornire ai comuni un orienta­mento per le questioni legate al paesaggio, raf­forzare la loro consapevolezza e competenza di intervento e supportarli nelle decisioni relative alla pianificazione del territorio. Durante questa fase esperti di varie regioni linguistiche con un ampio bagaglio di conoscenze specialistiche si mettono a disposizione per consulenze su temi quali, ad esempio, la revisione del piano di zona, la pianificazione degli spazi verdi o delle aree li­bere. Grazie a questa nuova offerta, i comuni im­ parano a integrare maggiormente il tema «pae­saggio» nei lavori di pianificazione e progettazione. La consulenza si inserisce nelle offerte già consoli­date e sostiene i primi passi dei comuni verso uno sviluppo sostenibile del paesaggio.

Sul sito Internet dell’UFAM sono riportate infor­ mazioni generali sulla procedura e i dati di con­tatto dei consulenti.

bafu.admin.ch

Prodotti regionali: una storia di successo

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
I prodotti alimentari e gastronomici che recano un marchio regionale come frutta, ortaggi, latticini, pane, carne e vino sono sempre più apprezzati in Svizzera. Un successo che è merito di migliaia di agricoltori, dettaglianti, organizzazioni no profit, intermediari commerciali, addetti alla trasformazione artigianale o industriale, aziende di logistica ma anche dei consumatori. A questo successo hanno contribuito però anche diversi programmi di promozione di politica agricola e regionale, con i quali Confederazione e Cantoni sostengono numerosi progetti lungo l’intera catena del valore regionale. Nel frattempo, il boom dei marchi regionali si è esteso anche al turismo e ai prodotti non alimentari ed è probabile che si rafforzi, visto che la produzione regionale sostenibile è in linea con gli obiettivi di un’economia circolare capace di rispondere alle sfide future.
© regiosuisse

La lattuga che fa bella mostra di sé nel banco ortaggi della Migros di Lucerna è freschissima. Sull’etichetta si legge che è stata raccolta appena fuori città. Questo ortaggio è uno dei 18’500 prodotti regionali certificati disponibili nei mercati e nei negozi di alimentari di tutta la Svizzera. Il segmento è in piena espansione. Secondo lo studio Prodotti regionali 2022 realizzato da htp San Gallo (una spin-off dell’Università di San Gallo) e dall’istituto di ricerca di mercato LINK in collaborazione con la Scuola universitaria di economia di Zurigo (HWZ), tra il 2015 e il 2020 le vendite in questo settore sono aumentate del 10 per cento all’anno e il fatturato generato dovrebbe aver superato la soglia dei 2,5 miliardi di franchi svizzeri. Stephan Feige, coautore dello studio e responsabile del centro di competenza brand management (Fachstelle für authentische Markenführung) presso la HWZ, spiega che i prodotti regionali sono il segmento che cresce di più nel settore food. La crescita rapida riflette il successo della strategia di marketing dei grandi distributori Migros e Coop, ma è anche frutto dell’impegno di migliaia di agricoltori che giorno per giorno assicurano le forniture. Secondo Gabi Dörig-Eschler, direttrice dell’Associazione svizzera dei prodotti regionali (ASPR), i prodotti regionali non sono più una nicchia. Dal Giura al Ticino, dal Lago di Costanza al Lemano, in tutte le regioni si osserva il successo di questi prodotti. Basti pensare che i circa 2800 produttori che scelgono di certificare i loro prodotti con il marchio «regio.garantie» dell’ASR realizzano un fatturato di 1,7 miliardi di franchi all’anno.

Tutto inizia con un formaggio blu

A preparare il terreno al riconoscimento dei prodotti regionali sono stati i marchi DOC (denominazione di origine controllata) e DOP (denominazione di origine protetta) introdotti in Svizzera nel 2011. Il marchio DOP, che garantisce l’origine geografica di determinate specialità, vanta una lunga storia. Già nel 15° secolo la cittadina francese di Roquefort ottenne il monopolio reale per la produzione dell’omonimo formaggio erborinato blu tipico del Massiccio Centrale. Dal 1925 questo prodotto beneficia della tutela giuridica sancita per decreto. Molti Paesi europei hanno seguito l’esempio francese proteggendo le loro specialità regionali più famose con il marchio DOP o con l’indicazione geografica protetta IGP.

Nel 1999, la Cooperativa Migros di Lucerna ha lanciato il programma regionale «Dalla regione. Per la regione», ripreso ben presto da altre cooperative Migros. E la concorrenza non è rimasta a guardare: nel 2005 Volg ha introdotto «Feins vom Dorf/Délices du village», nel 2014 Coop ha lanciato «La mia Terra», nel 2016 è stata la volta di Landi con «Natürlich vom Hof/Naturellement de la ferme», seguito da Aldi nell’estate del 2022 con «Saveurs Suisses» e Lidl Svizzera poco dopo con «Tipico». Oggi più nessun rivenditore può permettersi di rinunciare a un assortimento di prodotti regionali.

I motori dello sviluppo

Stephan Feige spiega che il boom è dovuto a vari fattori: «La regionalità è una tendenza in rapida crescita tra la popolazione che cerca autenticità e origine, ma è anche una reazione alla globalizzazione». I consumatori associano i prodotti regionali alla qualità e all’identità, oltre che alla sostenibilità ecologica e sociale. Secondo lo studio della HWZ, sono soprattutto le donne ad associarli alla creazione di valore sociale, all’equità e al benessere degli animali. Un altro aspetto importante è la tracciabilità dei prodotti, che crea fiducia grazie alla trasparenza e alla vicinanza al produttore. Nei suoi due punti vendita a Ginevra e Losanna, la macelleria Meaty vende, ad esempio, solo carne proveniente da aziende agricole locali. La clientela, per lo più urbana, può informarsi in dettaglio sull’allevamento degli animali attraverso il sito Internet. La regionalità è inoltre un valore per il quale i consumatori sono disposti a pagare un prezzo più alto. Secondo lo studio, sono pronti a spendere il 45 per cento in più per le uova, il 30 per cento per gli ortaggi e il 20 per cento per i formaggi a pasta dura.

A contribuire al successo dei prodotti regionali sono però anche i numerosi attori che operano lungo la catena del valore, tra cui varie organizzazioni no profit e la Confederazione attraverso i suoi programmi di promozione. L’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) svolge un ruolo di primo piano in questo senso. Sostiene i progetti di sviluppo regionale (PSR) che mirano a creare valore aggiunto per l’agricoltura e i progetti che rientrano nel Piano d’azione nazionale per la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura (PAN-RFGAA) lanciato nel 1999 e garantisce l’applicazione dell’ordinanza sulla promozione della qualità e della sostenibilità nell’agricoltura e nella filiera alimentare (OQuSo). L’UFAG promuove inoltre la conservazione delle risorse zoogenetiche attraverso un programma che include attualmente 25 razze indigene di animali da reddito. La promozione dei prodotti regionali rappresenta una priorità anche per la Segreteria di Stato dell’economia (SECO), che la concretizza in collaborazione con i Cantoni nel quadro della Nuova politica regionale (NPR) e del programma di promozione Innotour. Infine, la Confederazione punta a rafforzare i prodotti regionali con i marchi «Parco» e «Prodotto», che rientrano nella politica in materia di parchi, e con i progetti modello «Sviluppo sostenibile del territorio». Poiché la creazione di valore regionale è al centro di molti di questi programmi, i Cantoni cofinanziano i progetti su base sussidiaria.

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Progetto a lungo termine per un marchio ombrello regionale

Dal lancio dei programmi di promozione, a beneficiarne sono stati oltre un migliaio di progetti: circa 600 progetti RFGAA, 200 progetti NPR, un centinaio di progetti PSR e OQuSo, diversi progetti Innotour e alcuni progetti modello «Sviluppo sostenibile del territorio». Anche se i numeri rivelano poco sulla qualità e l’importanza dei singoli progetti, in alcuni casi il finanziamento pubblico è stato ed è tuttora determinante per il successo del progetto. È il caso, ad esempio, della creazione di un marchio regionale per il Grand-Entremont in Vallese: oltre a misure di marketing, il progetto di sviluppo regionale prevede investimenti nella produzione e nella trasformazione di latte, carne, erbe e miele. La tradizionale gamma di prodotti lattiero-caseari, di cui il formaggio «Raclette du Valais AOP» è il fiore all’occhiello, è ampliata e integrata da nuove offerte agrituristiche. Da sola, la Confederazione contribuisce con 5 milioni di franchi a questo progetto che ha una durata di sei anni e un budget di 12,5 milioni di franchi.

Progetti analoghi sono in corso in altre regioni di montagna: nell’Agro-Espace di Leuk-Raron, nel Parco naturale di Beverin, nella biosfera dell’UNESCO Entlebuch o in Valposchiavo. Tutti hanno in comune una strategia complessiva che viene attuata attraverso una serie di misure che integrano sempre più anche criteri ecologici, come il PSR «100% bio Valposchiavo».

OQuSo e NPR, strumenti con caratteristiche distintive proprie

In alcuni casi, i programmi di promozione possono sovrapporsi a livello di contenuti, anche se ogni strumento possiede caratteristiche proprie. L’OQuSo, ad esempio, punta a migliorare gli standard di produzione e di qualità sostenendo lungo tutte le fasi della catena del valore progetti che rappresentano un modello per l’intera filiera, migliorano le opportunità di mercato per l’agricoltura e aumentano la creazione di valore agricolo nella regione. Numerosi prodotti innovativi del settore agroalimentare devono la loro (ri)nascita all’aiuto iniziale ricevuto nell’ambito dell’OQuSo, ad esempio la soia biologica, il latte da pascolo biologico, i prodotti a base di ortica, la carne di galline svizzere, la quinoa, i tartufi o i frutti di bosco. Vi sono poi progetti OQuSo che si focalizzano sulle infrastrutture o sulla diffusione di tecnologie sostenibili, ad esempio i raggi ultravioletti (UV-C) nella lotta contro i funghi che colpiscono vitigni e bacche.

La NPR si concentra principalmente su misure precompetitive che generano valore aggiunto nella regione. Degni di nota sono i progetti per la messa in rete degli attori, realizzati generalmente nell’ambito di una strategia globale, come «Förderung Regionalprodukte Berner Oberland» lanciato nel 2017 per promuovere i prodotti dell’Oberland bernese o «Wertschöpfungskette natürli-Regionalprodukte» avviato nel 2020 dai Cantoni Zurigo e Turgovia allo scopo di sviluppare una catena di valore per i prodotti regionali. Anche la piattaforma «food & nutrition» è nata da un progetto NPR e mette in rete tutte le persone del Cantone di Friburgo interessate alla produzione e alla lavorazione di prodotti alimentari sostenibili. L’associazione sostenitrice ha il compito attuare anche la strategia alimentare circolare adottata dal Cantone nel 2021.

Sovvenzioni per la trasformazione e il marketing

I programmi di promozione si concentrano sull’agricoltura, compresi i settori a valle della filiera. Nel settore della trasformazione il fabbisogno di investimenti sembra essere particolarmente forte. Lo dimostrano progetti come la costruzione del macello regionale di Klosters-Serneus o il nuovo impianto della Glarner Milch AG per la produzione del Rohziger, un formaggio fresco acidulo. L’impianto, completato nel 2017 e costato 10 milioni di franchi, comprende tra l’altro un locale di stagionatura e un caseificio dimostrativo. Il progetto è stato cofinanziato dalla Confederazione nell’ambito di un PSR con 2,17 milioni di franchi.

Un tema comune a molti progetti è il marketing, che comprende sia nuovi canali di promozione e commercializzazione digitali sia canali tradizionali ma ridinamizzati. Il progetto «Konzept Hofladen Willisau», che vaglia la possibilità di creare un punto vendita centrale per i prodotti agricoli regionali, è stato lanciato nel 2022 come progetto NPR, mentre il progetto «Alpomat», il più piccolo negozio di prodotti agricoli della città di Zurigo, è stato avviato nel 2017 come progetto pilota OQuSo. Anche la Posta Svizzera promuove canali di distribuzione digitali e fisici: i produttori regionali possono vendere i loro prodotti online sulla piattaforma «Local only» e la Posta Svizzera si occupa della logistica consegnando la merce ordinata a domicilio con la posta lettere.

Con il legno quasi tutto è possibile

Nella catena del valore del legno si nasconde un grande potenziale regionale. Negli ultimi anni, diversi Cantoni hanno lanciato programmi di sostegno grazie anche alla NPR e al Piano d’azione Legno della Confederazione. Dal 2009, il piano d’azione sostiene progetti incentrati sulla materia prima legno e sul suo utilizzo. Un risultato di questi sforzi è la comunità di interessi Truberwald, composta da proprietari forestali, agricoltori, guardie forestali, falegnami e carpentieri. Nel 2022, la comunità ha realizzato la palestra comunale di Trub (Canton Berna) esclusivamente con legno proveniente dalla foresta circostante. Questa iniziativa è intesa come progetto faro. Samuel Zaugg, guardia forestale e cofondatore della comunità di interessi, spiega che ogni trave, ogni asse, ogni listello, persino il controsoffitto insonorizzante, sono fatti con il legno della regione. La comunità ha funto da punto di riferimento per gli appalti e gli acquisti. L’esperienza maturata è confluita nel modello commerciale della comunità di interessi che prevede di fornire ai costruttori interessati tutte le informazioni logistiche e organizzative sulla costruzione con legno proprio o con legno proveniente dalla regione. La vera sfida è fare in modo che i consumatori chiedano sistematicamente legno svizzero, sottolinea Zaugg, visto che oggi le possibilità di impiego del legno nell’edilizia sono praticamente infinite.

Per molto tempo, anche il potenziale di cooperazione regionale tra agricoltura e turismo è rimasto inutilizzato. Nel frattempo, però, le cose hanno iniziato a cambiare. «Genuss aus Stadt und Land» è un PSR strategico che dal 2017 sviluppa nuove forme di produzione regionale e di cooperazione tra agricoltori, ristoratori, albergatori e dettaglianti nell’area di Basilea. Nella regione di Bienne/Seeland, un progetto NPR lanciato nel 2020 con l’ente turistico di Morat combina offerte turistiche con degustazioni di specialità della cucina tradizionale. Gli sforzi del Giura per creare catene di valore regionali utilizzando strumenti di politica agricola, regionale e del turismo sono stati riconosciuti dall’UFAG e dalla SECO con l’assegnazione, alla fine del 2022, del primo riconoscimento «Cercle Régional».

Non va infine dimenticata la collaborazione ormai decennale tra la Rete dei parchi svizzeri e Coop. Il mix di turismo dolce, natura e agricoltura estensiva raccoglie ampi consensi tra i consumatori tanto che di anno in anno Coop registra un aumento delle vendite di specialità regionali dei parchi.

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Uno sguardo al futuro

Per consolidare il successo dei prodotti regionali, sono necessari ulteriori sforzi in tutte le fasi della catena del valore. Per Stephan Feige è chiaro che bisognerà agevolare ulteriormente l’acquisto di prodotti regionali nei negozi e sottolinea come vi sia un notevole margine di manovra soprattutto per i piccoli commercianti specializzati.

Oltre alla gamma di prodotti e offerte, stanno guadagnando importanza i criteri di sostenibilità sociale ed ecologica, circolarità e biodiversità. Feige spiega che oggi i consumatori non prestano attenzione solo alla provenienza regionale, ma anche al benessere degli animali, alla biodiversità e all’ambiente. In futuro, questi aspetti avranno un peso ancora maggiore nei programmi di promozione. Ad esempio, la sostenibilità e l’economia circolare saranno maggiormente integrate nel prossimo periodo di programmazione della NPR (NPR24+).

Il rafforzamento delle filiere corte per un sistema alimentare resiliente rimane un elemento importante nell’orientamento futuro della politica agricola. Sistemi alimentari regionali sostenibili, dalla produzione al consumo, possono migliorare la sicurezza alimentare a lungo termine della Svizzera. In questo senso, le regioni possono svolgere un ruolo importante come laboratori del futuro.

Cosa si intende per regione?

Il concetto di «regione» non è chiaramente definito né dal punto di vista politico né da quello geografico. I dettaglianti cercano quindi di posizionare i prodotti regionali sul mercato con marchi propri o definendo criteri di qualità specifici. Diverse organizzazioni stanno cercando di fare chiarezza nella giungla dei marchi regionali uniformando le direttive in materia allo scopo tra l’altro di facilitare la scelta ai consumatori.

Pirmin Schilliger Luzern

L’Associazione svizzera AOP-IGP rappresenta gli interessi di tutte le organizzazioni di categoria che commercializzano prodotti regionali con i marchi DOP e IGP. I due marchi si differenziano nel senso che i prodotti DOP (denominazione di origine protetta) sono realizzati interamente in una regione ben definita con materie prime con la stessa origine, mentre nel caso dell’IGP (indicazione geografica protetta) è sufficiente che le specialità siano prodotte, trasformate o raffinate nella regione di origine. L’elenco ufficiale svizzero comprende attualmente 25 prodotti DOP e 16 specialità IGP, tra cui formaggi, salumi, acquaviti, ma anche il pane di segale del Vallese o la torta al kirsch di Zugo. La Svizzera è membro del sistema europeo di protezione AOP-IGP nell’ambito dell’Accordo agricolo concluso con l’UE. L’elenco riconosciuto da ambedue le parti contraenti contempla diverse centinaia di prodotti e viene aggiornato regolarmente. I prodotti DOP svizzeri inseriti di recente sono l’olio alle noci «Huile de Noix vaudoise» e la salsiccia cruda di maiale «Boutefas» del Canton Vaud e il prosciutto all’osso «Jambon de la Borne» del Canton Friburgo. L’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG), che coordina il registro in collaborazione con l’UE, è responsabile delle registrazioni per la Svizzera.

ProSpecieRara tra i pionieri

Tra i veri pionieri dei prodotti regionali in Svizzera figura la fondazione ProSpecieRara, che ha appena festeggiato il suo 40° anniversario. È soprattutto merito suo se 38 razze rare di animali da allevamento (dalla gallina appenzellese a cuffia alla capra sangallese dagli stivali) e quasi 4800 varietà di piante utili e ornamentali sono state salvate dall’estinzione. Oltre a collaborare con molti agricoltori, con l’UFAG, con la SUP di Zurigo (ZHAW), con organizzazioni no profit e con il commercio al dettaglio, ProSpecieRara funge da interfaccia con la fondazione SAVE, impegnata nella conservazione della biodiversità a livello europeo.

Un esempio di successo commerciale dell’utilizzo di risorse zoogenetiche tipiche è la catena di valore «Carne di capretto bio Pro Montagna» che coinvolge contadini di montagna grigionesi, la Federazione svizzera di allevamento caprino, la macelleria Zanetti di Poschiavo e Coop. Anche il «Simmentaler Original» è un progetto lanciato in partenariato con Coop. Sempre grazie alla collaborazione con ProSpecieRara, sugli scaffali di Coop si possono trovare oltre un centinaio di varietà di ortaggi tradizionali a rischio di estinzione, come la «Turga semilunga», una varietà di pastinaca molto diffusa in Europa centrale. Sulla piattaforma stadt-tomaten, gli appassionati di giardinaggio possono acquistare da Coop le sementi di varietà rare di pomodoro, peperone e lattuga da coltivare sul balcone di casa.

Sforzi di coordinamento

I membri più importanti dell’Associazione svizzera dei prodotti regionali (ASPR), fondata nel 2015, sono le quattro organizzazioni per la promozione delle vendite alpinavera (Cantoni GR, UR, GL e TI), Culinarium (Svizzera orientale), Das Beste der Region (Svizzera centrale e nordoccidentale, JU, BE, SO) e regio.garantie Romandie (Svizzera occidentale e Giura bernese). In qualità di organizzazione ombrello, l’ASPR rappresenta oltre 18 500 prodotti regionali provenienti da tutta la Svizzera e contrassegnati con il marchio «regio.garantie». L’associazione definisce standard di qualità uniformi basati su direttive chiare e ne controlla l’osservanza. Uno dei requisiti impone ad esempio che le fasi di produzione e lavorazione che determinano le caratteristiche peculiari del prodotto e che generano almeno i due terzi del valore aggiunto avvengano all’interno della regione di riferimento.

Nonostante gli sforzi di coordinamento promossi dall’ASPR, esistono tuttora diversi marchi che identificano i prodotti regionali. Migros, ad esempio, ha il proprio marchio che spesso riporta anche il nome del produttore. Coop, invece, ha scelto di contrassegnare solo gli scaffali con il marchio regionale ma esige che tutti gli ingredienti agricoli regionali e ogni prodotto siano tracciabili fino al luogo di origine.

Secondo lo studio «Prodotti regionali 2022» realizzato dalla Scuola universitaria di economia di Zurigo (HWZ), i consumatori vogliono in ogni caso sapere da quale regione provengono le materie prime, dove vengono trasformate e qual è la distanza tra il luogo di produzione e il punto vendita. «Aspetti che i marchi attuali non precisano», osserva Stephan Feige, coautore dello studio. In pratica, i rivenditori definiscono criteri importanti – ad esempio il perimetro regionale – secondo criteri propri confidando, non a torto, nella fiducia dei clienti «Se la confezione reca la dicitura «regionale», la gente ci crede. Inoltre, davanti agli scaffali nessuno si prende la briga di leggere i disciplinari e le direttive dei marchi».

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Una precisazione necessaria

Conclusione: il denominatore comune dei marchi regionali si limita al fatto di attribuire i prodotti in vendita a una determinata regione, mentre le prescrizioni e i criteri specifici in base ai quali ciò avviene variano da un marchio all’altro. La definizione stessa di regione non è univoca. Secondo il regolamento del marchio Coop «La mia terra» la regione è una «determinata area geografica di media grandezza, ovvero situata tra il livello locale o comunale e quello nazionale, costituente un’unità che si distingue da altre regioni per determinate caratteristiche». Il portavoce di Coop, Caspar Frey, precisa che Coop segue il disciplinare dell’ASPR per quanto riguarda la creazione di valore e le fasi di produzione e trasformazione. Questo vale anche per Migros, anche se, secondo la portavoce Carmen Hefti, queste normative a volte limitano fortemente la disponibilità di prodotti regionali.

Secondo Stephan Feige il termine «regionale» è inteso, da un lato, come sinonimo di locale, ossia di filiera corta, e, dall’altro, rinvia a prodotti quali il «Sausisson vaudois» o i «Läckerli» di Basilea percepiti dai consumatori di tutto il Paese come specialità tipiche di una regione. Una definizione uniforme di regionalità sancita da un unico marchio difficilmente renderebbe giustizia a queste differenze e al carattere distintivo dei singoli prodotti, sottolinea Feige. Non avrebbe del resto senso applicare gli stessi criteri regionali a prodotti trasformati – come vino, formaggio a pasta dura, dolci o una salsiccia affumicata conosciuti ben oltre la propria regione di origine – e a ortaggi freschi o uova a km 0.

Non c’è quindi da stupirsi se finora non è stato possibile venire a capo di questo dilemma. Un dilemma che può anche generare un po’ di incertezza nei consumatori. Secondo Gabi Dörig-Eschler, direttrice dell’ASPR, tutti gli attori devono impegnarsi ad applicare regole uniformi a livello nazionale: «La vera chiave del successo è la credibilità di queste regole».

Prodotti regionali, una realtà di nicchia con un potenziale di crescita

Pirmin Schilliger

Cosa c’è dietro il successo dei prodotti regionali? Quali sono le prospettive future per questi prodotti? Queste e altre domande sono state al centro della tavola rotonda di regioS alla quale hanno partecipato Eliane Kern, responsabile comunicazione e eventi di «Feld zu Tisch», una piattaforma B2B per i prodotti regionali nell’area di Basilea; Peter Stadelmann, responsabile prodotti regionali della riserva della biosfera UNESCO Entlebuch e Urs Bolliger, direttore e responsabile mercati di Culinarium, l’associazione responsabile del marchio «regio.garantie» nella Svizzera orientale.

I partecipanti sono stati unanimi nell’affermare che i programmi di promozione della Confederazione (Nuova politica regionale NPR, progetti di sviluppo regionale PSR, Innotour ecc.) assicurano un contributo determinante al successo dei prodotti regionali. Secondo Urs Bolliger, nei progetti di Culinarium sostenuti nell’ambito della promozione dello smercio dell’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG), la parte degli aiuti finanziari della Confederazione rispetto al totale è compresa tra il 30 e il 50 per cento. La piattaforma «Feld zu Tisch» e la riserva della biosfera Entlebuch hanno invece potuto contare soprattutto sui contributi nell’ambito di progetti di sviluppo regionale (PSR).

Se la collaborazione tra produttori regionali e dettaglianti è ben consolidata, quella con la ristorazione stenta a decollare. Il team di «Feld zu Tisch» punta in particolare alla ristorazione collettiva. Eliane Kern ammette che la possibilità di sfondare in questo segmento dipende anche dallo sviluppo dell’infrastruttura di produzione. In questo settore sono infatti richiesti prodotti preconfezionati e pronti al consumo (convenience food).

Per quanto riguarda le prospettive future, Urs Bolliger invita a rimanere con i piedi per terra: oggi la quota di mercato dei prodotti regionali è compresa tra il 5 e il 10 per cento. Si tratta quindi di un mercato di nicchia, che però presenta un potenziale di crescita. Bolliger pensa a nuovi canali di vendita, come i distributori automatici delle FFS, che inseriranno nella loro offerta anche prodotti regionali.

La versione interale in francese o tedesco.

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