La ripartenza digitale delle imprese dell’Arco giurassiano

Muriel Raemy

La resilienza economica rappresenta uno degli elementi fondamentali del progetto «Digital Arc Hub», una missione più che mai d’attualità in questi tempi di pandemia. Sostenuto nel quadro del programma d’attuazione intercantonale NPR dell’Arco giurassiano, il progetto mira a sviluppare uno strumento diagnostico che consenta alle pmi di valutare la propria maturità digitale. Le imprese potranno così disporre di una piattaforma informatica per analizzare il proprio grado di maturità in base alle loro dimensioni e al settore di attività, oltre che di aiuti mirati per pianificare gli obiettivi e realizzare la trasformazione digitale.

«Il clima di incertezza legato alla pandemia di coronavirus e le capacità di adattamento necessarie per far fronte al succedersi degli eventi hanno rivelato alle imprese l’importanza della digitalizzazione». Maxime Marteil è responsabile di progetto presso l’associazione arcjurassien.ch, che gestisce e coordina il programma intercantonale NPR Arc jurassien. A suo avviso, la missione del Digital Arc Hub, ossia accompagnare l’innovazione sul territorio, ha assunto un senso del tutto nuovo da quando è esplosa la crisi sanitaria: per il momento, le imprese che hanno portato avanti lo sviluppo del proprio ambiente digitale se la cavano meglio delle altre. «Una certa curiosità per la trasformazione digitale non basta più. Le strutture economiche devono obbligatoriamente posizionarsi: ne va della loro sopravvivenza a più o meno breve termine».

Malgrado le imprese siano coscienti dell’opportunità, il tema può sembrare piuttosto vago: Quali obiettivi vanno fissati? Con quali tempistiche? Per ottenere quali risultati? E, soprattutto, da dove cominciare?

Uno strumento diagnostico
Questi interrogativi hanno portato, a fine 2018, alla creazione del Digital Arc Hub sotto forma di partenariato pubblico-privato. Il progetto coinvolge numerosi attori economici dei Cantoni Giura e Neuchâtel, del Giura bernese e del Nord vodese, interessati a misurare la maturità digitale delle imprese che formano un tessuto industriale specifico. «Avevamo bisogno di uno strumento pratico che permettesse loro di fare un’autovalutazione», spiega Maria Sokhn, professoressa all’Alta scuola di gestione Arc (heg Arc) alla quale è affidato il progetto. Un gruppo di lavoro composto da esperti e imprese pilota ha dunque studiato la letteratura in materia e affinato i diversi modelli fino a ottenere uno strumento di autodiagnosi, oggi in fase di aggiustamento. «L’abbiamo concepito per l’impiego più ampio possibile, assicurandoci che fosse adatto a tutti i settori di attività e alle imprese di ogni dimensione». Il questionario copre attualmente 26 aspetti, che passano in rassegna i processi interni, l’esperienza cliente e la strategia relativa al modello d’affari. «L’abbiamo messo a dispo­sizione di un centinaio d’imprese a fine novembre», precisa soddisfatta Maria Sokhn. La raccolta dei dati è iniziata da poco.

Merlyde Berisha, informatica, e il suo capo Michel Perrin nella sede dell’azienda di software Uditis a Peseux (NE)
© regiosuisse

Ottimizzare le prestazioni
In pochi clic, le imprese ottengono un punteggio globale e un voto per ciascuna delle dimensioni valutate. Lo scopo? «Accertare la situazione di partenza: in quali ambiti le prestazioni sono migliori? Dove ci sono lacune? A partire da questa presa di coscienza, si delinea un orizzonte da raggiungere», spiega Thierry Linder, socio e dirigente di uditis SA, una società specializzata nei sistemi informativi, che aggiunge: «Nella pratica, mi imbatto nella sindrome della pagina bianca – con il titolare paralizzato di fronte all’ampiezza del compito — oppure, al contrario, nell’effetto «fuoco d’artificio», in cui più progetti avviati simultaneamente diventano troppo pesanti da gestire. Il lancio di un ciclo di riflessione grazie a questo strumento si rivelerà estremamente efficace».

Il programma entrerà allora nella seconda fase, ovvero il cuore del Digital Arc Hub: accompagnare le imprese nell’attuazione della loro trasformazione digitale. Saranno per esempio organizzati servizi di coaching da affidare a professionisti esterni e conclusi partenariati con istituzioni universitarie per la ricerca e lo sviluppo di un’innovazione tecnologica. «Questa fase sarà adattata alle esigenze, ai mezzi e alle aspirazioni di ciascuno. Non bisogna dimenticare che stiamo parlando di processi di lunga durata. Non si tratta di una decisione che un’impresa prende una volta per tutte, ma di uno sforzo permanente», sottolinea Thierry Linder.

Srinagar Gunasekaram, primo utilizzatore del software sviluppato dal Digital Arc Hub, ella cucina del ristorante «Paprika» © regiosuisse

Cartografia settoriale e regionale
L’ultima parte del progetto Digital Arc Hub prenderà il via quando lo strumento di autodiagnosi avrà fornito i suoi primi dati. Una volta aggregati, questi serviranno infatti a realizzare una cartografia della maturità digitale a livello dell’Arco giurassiano: per settore, competenza, profilo d’impresa ecc. Florian Németi, direttore della Camera di commercio e dell’industria di Neuchâtel, si compiace dell’atout rappresentato da questo modulo di trattamento dei dati: «La possibilità di fare raffronti e di avere un’idea delle strategie intraprese dalla concorrenza rappresenta un grande vantaggio per le singole imprese e, in definitiva, per l’intera regione».

Il team di Digital Arc Hub aspira, a termine, a creare un osservatorio della maturità digitale. La cartografia consentirà in effetti alle associazioni economiche e ai decisori politici di visualizzare, tra l’altro, la ripartizione generale delle imprese, i settori maggiormente avanzati e la maturità digitale per regione. «Questo strumento indicherà loro le leve necessarie per l’implementazione di politiche pubbliche mirate: orientare i dirigenti delle organizzazioni impegnate su questo fronte, colmare lacune in fatto di formazione o anche istituire scambi di buone pratiche, al fine di generare resilienza per e con le imprese dell’Arco giurassiano», conclude Maxime Marteil.

La posta in gioco è considerevole. Le difficoltà in cui è caduto il commercio mondiale a seguito della crisi coronavirus pesano sull’economia dell’Arco giurassiano più che nel resto della Svizzera romanda. Il pil della regione è infatti strettamente legato a settori estremamente sensibili al contesto internazionale come quello della meccanica, degli strumenti di precisione e, naturalmente, dell’orologeria. «Molte imprese vivono alla giornata e nell’angoscia. Non hanno risorse sufficienti per pensare alla trasformazione digitale. Questi impulsi sono quindi essenziali. Il fatto di sapere di essere innovativi determina un effetto traino per la regione, senza dover necessariamente guardare alla Silicon Valley!», esclama Florian Németi. Lo slancio impresso dal Digital Arc Hub sarà ulteriormente rafforzato dal primo «Innovation Tour», un’iniziativa di networking tra i diversi poli di competenza della regione che prenderà il via nel 2021.

arcjurassien.chregiosuisse.ch/npr-itdigitalarchub.ch«Digital Arc Hub» nella banca dati dei progetti di regiosuisse.ch

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«Serve un cambiamento culturale – nelle imprese e nella popolazione.»

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Quali opportunità si schiudono per le aree rurali e le regioni di montagna grazie alle nuove forme di lavoro flessibili? È il tema della videoconferenza alla quale hanno partecipato Rahel Meili, capoprogetto presso il Regions- und Wirtschaftszentrum Oberwallis AG, Peder Plaz, direttore del Wirtschaftsforum Graubünden e Daniel Studer, promotore e presidente della cooperativa che gestisce «Plattform Haslital».

L’importanza economica delle forme di lavoro flessibili è difficile da valutare, vista la mancanza di dati e di statistiche. Tuttavia, come ha sottolineato Peder Plaz, è indubbio che offrano alle regioni di montagna l’opportunità di attrarre nuovi abitanti, che possano trascorrere la propria vita lavorativa tra il luogo dove abitano e il centro urbano che ospita la sede dell’impresa.

La capacità delle regioni di sfruttare il potenziale offerto dal lavoro agile dipende da diversi fattori: per chi vuole davvero trasferirsi con la famiglia in aree di montagna, conta soprattutto la qualità della vita. Le aspettative sono una buona offerta di negozi e servizi, infrastrutture sociali come gli asili nido, opportunità di lavoro per entrambi i genitori e, non da ultimo, una vera cultura dell’accoglienza. I pensionati che decidono di trasferirsi stabilmente nella loro casa di vacanza considerano soprattutto l’aspetto fiscale. Per le persone che soggiornano temporaneamente in montagna e lavorano in coworking o da casa, l’offerta turistica – e a titolo complementare l’infrastruttura per il lavoro digitale – resta un fattore importante.

Insieme ai Comuni e alle aziende, gli operatori dello sviluppo regionale sono indubbiamente chiamati ad agire per cogliere la sfida della digitalizzazione. «Possiamo costruire le infrastrutture necessarie, ma senza un cambiamento culturale a livello economico i nostri sforzi resteranno vani», ha sottolineato Rahel Meili. Molto dipenderà probabilmente da come le forme di lavoro flessibili sapranno affermarsi dopo la situazione particolare legata alla crisi del coronavirus. I partecipanti alla discussione sono tuttavia concordi nell’affermare che il mondo del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Le aree rurali e montane potranno trarne vantaggio solo se riusciranno a raggiungere i gruppi target con offerte specifiche in linea con i bisogni e le esigenze.

La versione integrale in tedesco o francese

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Pays de l’absinthe

Il numero 2 di «regioS» (dicembre 2009) si era interessato all’associazione Pays de l’absinthe, promotrice di un progetto di valorizzazione dell’assenzio nell’area compresa tra l’Haut-Doubs e la Val-de-Travers.

Turismo nel Pays de l’absinthe

Il principale progetto dell’associazione, la «Maison de l’absinthe», è stato inaugurato a Môtiers nel luglio 2014. Alla cerimonia aveva partecipato anche il Consiglio federale, che si trovava nella regione per la tradizionale gita estiva. La struttura, che accoglie 12 000 visitatori all’anno, presenta la storia travagliata del distillato fabbricato clandestinamente durante 95 anni, ossia dal 1910 (anno in cui fu vietato) al 2005 (anno della sua riabilitazione). Successivamente, è stata creata la «Route de l’absinthe», un percorso turistico che collega Pontarlier al sito di Creux-du-Van e permette di visitare alcune distillerie. Sono state inoltre organizzate manifestazioni come «Absinthe en fête» (l’equivalente di «Cantine Aperte») la cui terza edizione si sarebbe dovuta tenere nel mese di giugno 2020.

routedelabsinthe.com

Meno traffico pendolare grazie al coworking

Raphaël Chabloz

Creare dai 150 ai 200 spazi di coworking entro il 2025 nell’agglomerato franco-svizzero di Grand Genève e proporre 7000 postazioni di lavoro per circa 35 000 utenti: questo era l’obiettivo dichiarato del progetto «GE-NetWork», avviato nel quadro di un progetto Interreg volto a sviluppare il telelavoro e il coworking nell’area di Ginevra. Gli spazi di lavoro condiviso, passati da una ventina nel 2014 a una cinquantina nel 2018, si concentrano principalmente sul territorio svizzero e nelle zone centrali dell’agglomerato. Gli studi realizzati durante la prima fase del progetto mostrano che la creazione della rete franco-svizzera ha permesso di ridurre del 6% il traffico nell’agglomerato, per un totale di circa 12 milioni di spostamenti in meno l’anno. Il progetto mira inoltre a dinamizzare le regioni periferiche.

Se gli startupper sono già abituati al lavoro agile, le grandi aziende sono ancora restie ad adottarlo. Un obiettivo prioritario del progetto è proprio quello di evidenziare i vantaggi di queste nuove forme di lavoroe di accompagnare le aziende nel processo di trasformazione.

Vi sono diverse soluzioni per promuovere nuovi spazi di coworking nei comuni periferici, ad esempio partenariati pubblico-privato oppure modelli che offrono anche altri servizi.

Dal canto loro, gli enti pubblici dispongono di varie possibilità d’azione: possono motivare le grandi aziende ad assumere un ruolo di esempio e a lanciare progetti pilota, possono mettere a disposizione gli spazi necessari e infine possono investire per ridurre il rischio imprenditoriale mantenendo come obiettivo a lungo termine il raggiungimento dell’autonomia finanziaria.

interreg.chteletravail-geneve.com –  «GE-NetWork» nella banca dati dei progetti di regiosuisse.ch

La versione integrale in tedesco è consultabile qui.

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