Ieri luogo di estrazione di ghiaia, domani area per le attività di svago: il sito di 300 ettari tra Basilea e Allschwil in Svizzera e i comuni francesi di Hegenheim e Saint-Louis non corrisponde all’immagine che in genere ci facciamo di un’oasi naturale e di svago. Eppure, nell’estate del 2021, la prima tappa del Parc des Carrières (Parco delle cave), che prevede tre fasi di avanzamento fino al 2028, sarà completata e l’area, intervallata da campi, orti e cave di ghiaia e attualmente ancora in fase di trasformazione, sarà aperta ai primi visitatori. L’ambizioso progetto transfrontaliero Parc des Carrières mira a creare un vero e proprio polmone verde per la popolazione della regione. Il cuore del parco copre una superficie di quasi 12 ettari. Una rete di sentieri e piste ciclabili permetterà alla popolazione dei quattro comuni confinanti di accedere a questa nuova «oasi» ricreativa nella quale natura e attività umane continueranno a coesistere. I circa 40 000 residenti della regione potranno raggiungere il parco a piedi in meno di dodici minuti, in bici in circa cinque minuti o in tram grazie alla linea 3 che collega Basilea e Saint-Louis.
L’idea di riqualificare l’area è nata dieci anni fa in occasione di un invito a presentare progetti lanciato dall’esposizione internazionale di architettura IBA Basel, una piattaforma fondata nel 2010 dai principali attori politici della regione con l’obiettivo di gestire e monitorare a lungo termine la crescita e l’interconnessione della regione metropolitana transfrontaliera. L’urbanista basilese Andreas Courvoisier ha colto l’opportunità per proporre un’innovativa riqualifica ambientale dell’area a ovest di Basilea. La sua visione è di ripristinare l’antica, ricca diversità del paesaggio giocando sulla coesistenza di natura e industria. Per IBA Basel, che supervisiona una trentina di progetti nella regione e ha ricevuto tra l’altro finanziamenti per 3,3 milioni di euro dal programma Interreg Reno superiore, il Parc des Carrières è sia un progetto pilota che un progetto modello. Dal canto suo, la direttrice di IBA Basel Monica Linder-Guarnaccia è certa che questa iniziativa mostrerà come le aree non edificate possano migliorare sia la qualità della vita che la qualità del paesaggio, a vantaggio di tutti i portatori di interessi, siano essi residenti, agricoltori, promotori immobiliari, politici o ambientalisti.
Interreg, lo strumento europeo che promuove la cooperazione transfrontaliera, compie 30 anni. Fin dall’inizio vi partecipano anche partner svizzeri. La pubblicazione «30 Jahre Interreg – 30 ans d’Interreg – 30 anni di Interreg» propone una retrospettiva e rivolge uno sguardo al futuro. Dà la parola a attori attivi a livello di programma, a promotori di progetti e a rappresentanti della politica svizzeri ed esteri, che raccontano la loro esperienza ed evidenziano l’importanza dei singoli programmi e le opportunità che la cooperazione trans-frontaliera e transnazionale offre e continuerà ad offrire alle regioni.
Il numero 2 di «regioS» (dicembre 2009) si era interessato all’associazione Pays de l’absinthe, promotrice di un progetto di valorizzazione dell’assenzio nell’area compresa tra l’Haut-Doubs e la Val-de-Travers.
Turismo nel Pays de l’absinthe
Il principale progetto dell’associazione, la «Maison de l’absinthe», è stato inaugurato a Môtiers nel luglio 2014. Alla cerimonia aveva partecipato anche il Consiglio federale, che si trovava nella regione per la tradizionale gita estiva. La struttura, che accoglie 12 000 visitatori all’anno, presenta la storia travagliata del distillato fabbricato clandestinamente durante 95 anni, ossia dal 1910 (anno in cui fu vietato) al 2005 (anno della sua riabilitazione). Successivamente, è stata creata la «Route de l’absinthe», un percorso turistico che collega Pontarlier al sito di Creux-du-Van e permette di visitare alcune distillerie. Sono state inoltre organizzate manifestazioni come «Absinthe en fête» (l’equivalente di «Cantine Aperte») la cui terza edizione si sarebbe dovuta tenere nel mese di giugno 2020.
Creare dai 150 ai 200 spazi di coworking entro il 2025 nell’agglomerato franco-svizzero di Grand Genève e proporre 7000 postazioni di lavoro per circa 35 000 utenti: questo era l’obiettivo dichiarato del progetto «GE-NetWork», avviato nel quadro di un progetto Interreg volto a sviluppare il telelavoro e il coworking nell’area di Ginevra. Gli spazi di lavoro condiviso, passati da una ventina nel 2014 a una cinquantina nel 2018, si concentrano principalmente sul territorio svizzero e nelle zone centrali dell’agglomerato. Gli studi realizzati durante la prima fase del progetto mostrano che la creazione della rete franco-svizzera ha permesso di ridurre del 6% il traffico nell’agglomerato, per un totale di circa 12 milioni di spostamenti in meno l’anno. Il progetto mira inoltre a dinamizzare le regioni periferiche.
Se gli startupper sono già abituati al lavoro agile, le grandi aziende sono ancora restie ad adottarlo. Un obiettivo prioritario del progetto è proprio quello di evidenziare i vantaggi di queste nuove forme di lavoroe di accompagnare le aziende nel processo di trasformazione.
Vi sono diverse soluzioni per promuovere nuovi spazi di coworking nei comuni periferici, ad esempio partenariati pubblico-privato oppure modelli che offrono anche altri servizi.
Dal canto loro, gli enti pubblici dispongono di varie possibilità d’azione: possono motivare le grandi aziende ad assumere un ruolo di esempio e a lanciare progetti pilota, possono mettere a disposizione gli spazi necessari e infine possono investire per ridurre il rischio imprenditoriale mantenendo come obiettivo a lungo termine il raggiungimento dell’autonomia finanziaria.
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