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Robotica per le PMI: rimanere all’avanguardia con il sostegno della NPR

Rendere la robotica utilizzabile per le PMI della regione dell’Alto Reno: questo è l’obiettivo del programma di finanziamento europeo Robot Hub Transfer. L’Hightech Zentrum Aargau è partner del progetto e fornisce conoscenze, reti e consulenza alle aziende locali su tutti gli aspetti della robotica. La Nuova Politica Regionale (NPR) contribuisce finanziariamente alla creazione di una rete di robotica nella regione dell’Alto Reno. Guardate il video per scoprire come Hygentile sta testando l’automazione robotizzata della manipolazione delle lattine presso il birrificio Mischmasch:

La crescente carenza di manodopera qualificata e la crescente concorrenza stanno mettendo alla prova anche le aziende della regione dell’Alto Reno: le imprese devono osare nuove soluzioni per garantire il proprio futuro. È qui che entra in gioco il progetto europeo Interreg Robot Hub Transfer.

Più competenze sulla robotica per le aziende della regione dell’Alto Reno

Il Centro di alta tecnologia di Argovia (HTZ) è un partner di progetto di Robot Hub Transfer e fornisce conoscenze, reti e consulenza alle aziende locali su tutti gli aspetti della robotica. In questo modo, sostiene le PMI nell’utilizzo dei robot in modo efficiente ed economico. Christoph Brunschwiler – esperto di innovazione e tecnologia presso l’HTZ – spiega: “Mettiamo l’azienda al centro e ci assicuriamo che abbia accesso alle tecnologie giuste, alle competenze necessarie e ai finanziamenti adeguati”. Questo perché soprattutto le PMI spesso non hanno le competenze necessarie per testare e implementare sistemi robotici in modo adeguato ed economico.

Il progetto Robot Hub Transfer crea una solida base decisionale analizzando la situazione attuale ed esaminando la fattibilità e la redditività. Ciò consente alle PMI di valutare se vale la pena investire nella tecnologia robotica. Il rischio imprenditoriale può così essere ridotto al minimo.

Robotica in pratica: collaborazione con la PMI locale Hygentile

Un esempio di successo che beneficia della rete di robotica nella regione dell’Alto Reno è Hygentile, una PMI regionale specializzata nel riempimento e nella sigillatura di lattine. I piccoli produttori riempiono e sigillano le lattine per bevande in singole fasi. La soluzione sviluppata da Hygentile combina queste singole fasi in una sola e lo fa in un ambiente con gas inerte. Di conseguenza, la bevanda non entra in contatto con l’aria in nessun momento dell’intero processo di riempimento e sigillatura, preservando il sapore della bevanda e prolungandone la durata di conservazione. “L’innovazione di processo era già presente in Hygentile, quello che mancava era l’automazione della gestione delle lattine e delle linguette”, spiega Christoph Brunschwiler. Una collaborazione con la FHNW è nata grazie all’HTZ. L’Istituto per l’Automazione della FHNW ha chiarito la questione di quale soluzione potesse essere utilizzata per automatizzare la manipolazione di lattine e linguette durante il riempimento e la sigillatura. L’istituto ha quindi sviluppato un prototipo funzionale in collaborazione con Hygentile.

Non è solo il microbirrificio Mischmasch, dove è stata sperimentata questa fase di automazione, a beneficiare di questa innovazione, ma anche l’intera regione dell’Alto Reno, come sottolinea Andreas Kunzmann di Hygentile: «Lo sviluppo, la produzione e la vendita avvengono nella regione. Vengono forniti servizi e vengono create aziende che generano posti di lavoro».

Il finanziamento della NPR come fattore decisivo

Grazie al finanziamento della NPR, la PMI Hygentile della regione dell’Alto Reno ha potuto esaminare come migliorare il proprio processo di riempimento e sigillatura. Lo scambio di conoscenze con la FHNW e la mediazione delle parti coinvolte da parte dell’HTZ sono stati fondamentali per rendere possibile questo risultato.

Maggiori informazioni:

Uno spazio creativo per la regione del Lago di Costanza

Nella cittadina di Arbon, sulle rive del Lago di Costanza, è nato il «luogo di creazione» ZIKpunkt, uno spazio che accoglie imprese, organizzazioni e altri attori per creare sinergie e dar vita a progetti innovativi. L’associazione ZIKpunkt vuole dare importanti impulsi alla regione, in particolare alla sua economia. Nel video Gilbert Piaser, responsabile della regione Oberthurgau, spiega la visione e l’importanza di questo progetto e il ruolo che la Nuova politica regionale (NPR) ha avuto per la sua realizzazione.

«La NPR aiuta la nostra regione a svilupparsi»

Nel suo lavoro di responsabile della regione di Oberthurgau, Gilbert Piaser era alla ricerca di qualcosa che rendesse visibile e tangibile l’impegno per la regione: «Quando si sono liberate delle superfici nell’area ZIK, l’area dismessa che prima ospitava lo stabilimento Saurer, abbiamo colto l’occasione e abbiamo lanciato il progetto. Abbiamo potuto beneficiare dei contributi della NPR già nella fase iniziale».

Grazie agli aiuti finanziari della NPR la regione Oberthurgau ha già realizzato diversi progetti. Piaser sintetizza così il sostegno ricevuto dalla NPR: «La NPR aiuta la nostra regione a svilupparsi». Nel caso di ZIKpunkt, gli aiuti sono serviti in modo particolare per finanziare la fase di concezione e avviamento e hanno permesso un importante lavoro di fondo.

Un hub dell’innovazione

Attualmente lo spazio ZIKpunkt è gestito da un’associazione creata appositamente, di cui fanno parte anche i promotori del progetto. L’associazione è diretta da un comitato. Gli obiettivi che l’associazione si è posta per la regione sono ambiziosi:

  • rafforzare l’economia
  • ridurre il più possibile la fuga di manodopera altamente qualificata
  • attrarre e formare manodopera qualificata.

Lo spazio creativo funge da hub dell’innovazione. L’associazione che lo gestisce lancia progetti promettenti in collaborazione con imprese, comuni, organizzazioni e istituzioni della regione, scegliendo consapevolmente un approccio pragmatico. «Da noi viene chi vuole realizzare qualcosa di concreto: è uno spazio per chi vuole fare, non una “fabbrica di idee”».

Raggruppare competenze e creare impieghi part-time

Quando ZIKpunkt è stato lanciato, l’offerta prevedeva diversi formati. Questo ha permesso di raccogliere esperienze e acquisire conoscenze utili, un aspetto molto importante per Gilbert Piaser: «Il primo anno abbiamo applicato il metodo “trial and error”. Ora sappiamo per certo cosa funziona e cosa no».

Nel 2024 sono arrivati i primi mandati concreti. Per esempio, ZIKpunkt ha avviato un partenariato con l’associazione PhytoValley Switzerland specializzata in medicina naturale mettendole a disposizione un management e un accompagnamento professionali. Per far fronte all’aumento del fabbisogno di risorse umane legato allo sviluppo dell’attività, sono stati creati due nuovi posti part-time per l’amministrazione e la direzione: ZIKpunkt è pronto a lanciare altri progetti innovativi e a sviluppare in modo duraturo la forza economica della regione.

Foto: ZIKpunkt

Meno è di più

Jana Avanzini

L’idea dell’Ecoparc de Daval è nata a Sierre una ventina di anni fa. Di cosa si tratta? Di una zona industriale grande come 30 campi di calcio che vuole sfruttare le opportunità offerte dall’economia circolare per svilupparsi in modo sostenibile. Per ora il sito conta solo una dozzina di aziende, non certo per mancanza di interesse, ma per i criteri molto severi che si devono soddisfare per entrare a far parte di questa comunità: condizioni di lavoro eque e sostenibili, capacità di guardare oltre il proprio orticello e volontà di cercare sinergie con i vicini. A proposito di orto, un criterio prevede che si coltivi una zona verde sulla propria particella.

L’uso dell’energia solare è vivamente raccomandato. E per incrementare l’efficienza a lungo termine, i rifiuti devono essere una fonte di energia per le altre aziende. Le aziende presenti nell’Ecoparc de Daval beneficiano di un sistema di gestione dei rifiuti, di un servizio postale e di una consulenza per i propri stabili.

Sebastian Barbey, Aqua4D © regiosuisse

Possono condividere sistemi di logistica e sicurezza, mense e asili nido. Certo è che il prefisso «eco» di Ecoparc non sta solo per «ecologico», ma anche per «economico». L’Eldorado, infatti, non arriva per grazia ricevuta, ma è il risultato di un lungo percorso e di un intenso lavoro di coordinamento. Contattare le aziende vicine, fare conoscenza e discutere di sinergie richiede tempo, un investimento che molte aziende non osano fare, a causa di una prospettiva di breve termine, ma che viene più che ripagato a lungo termine. Ne sono convinti l’esperto Benoît Charrière, responsabile Comunità delle conoscenze di regiosuisse e Stéphane Revey, responsabile della promozione economica a Sierre.

sierre.ch/fr/ecoparc-daval-2042.html

La versione integrale in tedesco.

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VADEME, ridare vita ai rifiuti minerali

Nathalie Jollien

Il materiale di scavo proveniente da grandi cantieri potrebbe essere trasformato in terra fertile ad alto valore ambientale. Il progetto franco-svizzero vademe valuta se e come si potrebbe creare una filiera per il riciclaggio di questi materiali, oggi considerati rifiuti, nella regione di Ginevra e Annecy.

© regiosuisse

Nel Cantone di Ginevra il settore edile produce ogni anno milioni di tonnellate di inerti minerali. Si tratta di rifiuti di demolizione come cocci di mattoni e altri laterizi, ma anche di rifiuti risultanti da attività di scavo o terrazzamento. Durante questi lavori si presta grande attenzione a preservare il suolo fertile, ossia lo strato biologicamente attivo del terreno il cui spessore varia da alcuni centimetri nelle zone urbane a poco più di un metro in quelle forestali. Il sottosuolo non fertile al disotto di questo strato, invece, è spesso considerato materiale di rifiuto e destinato alla discarica. «In generale questi rifiuti sono presi in consegna da cave che interrano i materiali non riciclabili. Le imprese edili ginevrine sono spesso costrette a trasportarli fuori dal Cantone, percorrendo a volte lunghe distanze, il che causa un forte inquinamento atmosferico e acustico», rileva Sébastien Kicka, capoprogetto Innovazione presso l’Ufficio di promozione dell’industria e della tecnologia del Cantone di Ginevra. Poiché il Cantone non dispone di sufficienti capacità di discarica, questi rifiuti vengono esportati in gran parte nella vicina Francia.

Lanciato nel dicembre 2020, il progetto vademe («Valorisation agronomique des déchets minéraux») si propone di affrontare questa problematica nell’ambito di una cooperazione transfrontaliera. Vi partecipano nove partner pubblici e privati provenienti sia dalla Francia che dalla Svizzera, le cui competenze si completano a vicenda. L’obiettivo è di coinvolgere le reti degli attori interessati per potenziare e strutturare le collaborazioni e accrescere la parte riciclata di questi rifiuti, sperimentando tra l’altro soluzioni innovative per trasformarli in terra fertile. A lungo termine il progetto dovrebbe favorire la nascita di un’economia circolare per i materiali di scavo.

© regiosuisse

Ricreare meccanismi naturali

La società Edaphos, uno dei partner del progetto, ha sviluppato competenze nel riciclaggio dei rifiuti minerali con un procedimento di ingegneria pedologica che permetterebbe di creare terra vegetale fertile. «Aggiungiamo a minerali sterili ammendanti organici e microbici. L’associazione di questi tre elementi permette di ricreare dinamiche e meccanismi naturali che rendono il suolo fertile. Nella natura lo stesso processo richiederebbe un secolo per un solo centimetro di suolo fertile.

Questo metodo innovativo viene testato per la prima volta su scala industriale nel quadro del progetto vademe: durante i lavori di rinaturazione del fiume Aire a Ginevra (nel tratto tra il villaggio di Certoux e la frontiera francese), entro la fine del 2022, verranno trattate direttamente sul posto 10 000 tonnellate di materiale. Un secondo cantiere di sperimentazione è in corso con la società Chavaz specializzata nel trasporto e nella fornitura di materiali da cava. «In una delle sue sedi, la società dispone di un impianto di trattamento dei rifiuti. Dopo la fase di smistamento e separazione, sottoponiamo il materiale di scavo proveniente da differenti cantieri al nostro processo», spiega Mathieu Pillet. Da notare che la produzione di terra fertile è possibile soltanto se le qualità fisiche, chimiche e biologiche dei materiali di scavo e degli ammendanti organici (tessitura adeguata, tenore di elementi nutritivi, buon equilibrio tra le comunità di organismi del suolo, assenza di inquinamento ad es. da microplastiche ecc.) sono sufficienti e comprovate.

© regiosuisse

Il progetto vademe analizza anche la fattibilità e la sostenibilità economica del processo appena descritto. La terra fertile ricavata potrebbe essere venduta a paesaggisti o privati, essenzialmente per la sistemazione di giardini, visto che non si presterebbe per un uso agricolo. Nell’ambito del progetto vengono peraltro condotte riflessioni sulla possibilità di far evolvere gli standard di qualità svizzeri. «Il quadro normativo è molto impreciso», rileva Mathieu Pillet. Il progetto vademe fornirà spunti per compiere passi avanti in questo ambito. Verrà in particolare effettuato un confronto con la norma francese NF U 44-551, il cui marchio molto diffuso sui terricci in vendita in Francia è garante di qualità per i consumatori.

Ricadute economiche e ambientali

Oggi, a causa di limitazioni di ordine tecnico e giuridico, non è possibile produrre artificialmente suoli agricoli. Se gli esperimenti in corso daranno i risultati sperati, la trasformazione del materiale di scavo in terra fertile porterà numerosi vantaggi sia economici che ambientali alla regione di Ginevra e Annecy. L’interesse economico ci sarà se l’offerta troverà una domanda adeguata: anziché pagare terzi per disfarsi di «rifiuti», si potrà trasformare il materiale di scavo e commercializzare il prodotto così ottenuto creando valore aggiunto per gli operatori del mercato. «Con il nostro progetto vogliamo sostenere anche l’economia locale», sottolinea Sébastien Kicka. «Seguiamo le attività della start-up Edaphos ormai da alcuni anni e incoraggiamo la creazione di sinergie con aziende della regione».

A fronte del depauperamento dei suoli su scala mondiale, la possibilità di produrre terra fertile comporterebbe indubbi vantaggi. «La terra fertile scarseggia e non è una materia prima che l’uomo può rinnovare. Il processo naturale di creazione di suolo fertile è estremamente lento», ricorda Mathieu Pillet. «Il suolo è inoltre molto prezioso dal punto di vista ambientale, visto che a livello globale immagazzina una grandissima quantità di CO2, quattro volte superiore a quella assorbita dalla vegetazione». Questa possibilità consentirebbe inoltre di evitare i trasporti transfrontalieri di rifiuti minerali con veicoli pesanti su distanze talvolta importanti tra la Svizzera e la Francia, con tutto l’inquinamento che ne deriva.

Léa Carlesso et Georges Descombes © regiosuisse

Infine, se questa nuova forma di riciclaggio dovesse rivelarsi valida, potrebbe sostituire un metodo di riciclaggio dei rifiuti minerali attualmente applicato in Francia nelle zone agricole, che consiste nel rimuovere lo strato superficiale di terra fertile, distribuire uno strato di rifiuti minerali e ricoprirlo con lo strato precedentemente asportato. Se non viene realizzata a regola d’arte, l’operazione può causare gravi problemi legati al deflusso delle acque o compromettere la capacità di esplorazione radicale delle piante. Vietato nelle zone agricole in Svizzera, questo metodo non è sufficientemente monitorato e controllato dalle pubbliche amministrazioni francesi.

Le conclusioni del progetto vademe saranno disponibili entro la fine del 2022.

Cooperazione transfrontaliera
VADEME è un progetto Interreg Francia-Svizzera. Ha una durata di due anni (da gennaio 2021 a dicembre 2022) e riunisce partner francesi e svizzeri. Il budget di 820 000 franchi comprende fondi europei di sviluppo regionale (FESR), fondi federali (NPR) e fondi cantonali. I due capifila del progetto sono il Consiglio dell’architettura, dell’urbanismo e dell’ambiente dell’Alta Savoia (CAUE 74) per la parte francese e l’Ufficio ginevrino di promozione dell’industria e della tecnologia (OPI) per la parte svizzera.

interreg-vademe.caue74.fr/le-projet-vademe

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Verso appalti pubblici circolari

Pirmin Schilliger

Il Centro di competenza per gli appalti pubblici circolari è stato creato nella primavera del 2020 e da aprile 2022 opera in qualità di organizzazione autonoma con il nome di Prozirkula. In particolare promuove e sostiene la transizione dell’economia verso modelli di produzione e di consumo circolari e provvede affinché i criteri dell’economia circolare vengano considerati già nei bandi di gara.

I servizi di Prozirkula includono tra l’altro la consulenza, la competenza, l’informazione, la formazione continua, il trasferimento di conoscenze e la messa in rete e sono destinati sia alle aziende pubbliche che a quelle private. La direttrice del centro Antonia Stalder spiega che, con un volume di acquisti complessivo di circa 40 miliardi di franchi, il settore pubblico è il principale attore sul mercato degli appalti e, di conseguenza, può dare la necessaria accelerazione alla transizione verso l’economia circolare.

Prozirkula © regiosuisse

Con la revisione del 2021, la legge federale sugli appalti pubblici (LAPub) obbliga i decisori a tenere maggiormente conto dei criteri di sostenibilità, in particolare di quelli dell’economia circolare. Due anni fa, subito dopo la sua creazione, Prozirkula ha lanciato un progetto pilota che ha spianato la strada a molte altre iniziative. Nel 2021, grazie alle linee guida per il riutilizzo di mobili, l’Ufficio dell’ambiente e dell’energia (AUE) di Basilea Città ha per esempio riutilizzato i vecchi mobili nel nuovo edificio inaugurato in centro. L’edificio stesso è una costruzione ibrida in cemento e legno con una facciata fotovoltaica conforme agli standard Minergie-A Eco e rispecchia ampiamente i principi dell’economia circolare. Prozirkula ha aiutato inoltre le Aziende industriali di Basilea (IWB) a integrare questi principi anche nella gara di appalto per la realizzazione di colonnine di ricarica elettrica.

prozirkula.ch

La versione integrale in francese.

La versione integrale in tedesco.

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Editoriale

Benoît Charrière

Secondo i dati dell’ONU, nel 2021 e per l’undicesimo anno di fila la Svizzera si riconferma leader mondiale dell’innovazione. Il nostro Paese resta ai vertici delle classifiche anche nel settore del riciclaggio, con un tasso di riciclo esemplare pari al 53%, sebbene i Paesi europei stiano recuperando terreno. Tuttavia, ogni svizzero genera 2,7 tonnellate di rifiuti all’anno, di cui oltre 700 chilogrammi di rifiuti urbani, il che pone la Svizzera in una posizione di inglorioso primato in termini di produzione di rifiuti pro capite nel confronto globale.

Per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica fissati per il 2050, è fondamentale ripensare le modalità e i livelli di consumo delle risorse. L’economia circolare favorisce questo cambiamento di paradigma, a prescindere che si tratti di un prodotto, un’azienda, una catena di valore o un territorio. E mentre la Svizzera adegua le sue normative allo scopo di promuovere un uso più efficiente delle risorse, si assiste al proliferare di iniziative e progetti locali di valore.

Tutto si giocherà a livello di implementazione. Come si può accelerare questa trasformazione necessaria dell’economia e che ruolo possono assumere i comuni, le regioni o i Cantoni? Diversi settori pubblici potrebbero essere progettati secondo le regole dell’economia circolare. La NPR offre un’opportunità effettiva di accompagnare la transizione. Questo numero di regioS traccia i contorni di una riflessione di fondo sull’economia circolare e presenta alcuni esempi concreti.

Il toolbox dedicato all’economia circolare, sviluppato da regiosuisse, si propone di sostenere gli attori pubblici in questo senso. Su tale base, regiosuisse lancia nel 2022 il RegioLab economia circolare per permettere alle regioni di individuare i progetti più promettenti.
E allora… pronti, partenza, circolate!

Benoît Charrière

Esempi di economia circolare in Svizzera e nel Liechtenstein

Nell’ambito del programma di ricerca europeo espon, il progetto «circter» ha individuato le condizioni territoriali che favoriscono l’affermazione dell’economia circolare. Stando allo studi di caso condotto sulla Svizzera e sul Liechtenstein e pubblicato nel settembre 2021, i principali punti di forza regionali di entrambi i Paesi per la transizione verso l’economia circolare sono le piattaforme e le reti ben consolidate che agevolano lo scambio di esperienze e la diffusione delle innovazioni. Costituiscono altri punti di forza i sistemi di restituzione all’avanguardia, le industrie e i metodi di produzione innovativi sostenuti da istituti di formazione e ricerca, un contesto finanziario e imprenditoriale favorevole, l’ubicazione in punti nevralgici della rete di trasporto o lungo corridoi importanti per l’Europa e infine la forte sensibilizzazione della popolazione e la comunicazione istituzionale sulle questioni ambientali e di sostenibilità.


regiosuisse.ch/it/circter
regiosuisse.ch/it/policybriefcirculareconomy

Economia circolare, un’opportunità anche per le regioni

Pirmin Schilliger & Urs Steiger
L’economia circolare figura da decenni nell’agenda per la transizione ecologica. Negli anni è divenuta un modello integrato e maturo che punta a rendere sostenibili le attività economiche. Ora si tratta di applicarlo all’economia nel suo insieme, e quindi anche allo sviluppo regionale, integrandolo per esempio nella Nuova politica regionale (NPR).
La start-up Basis 57 nachaltige Wassernutzung SA con sede a Erstfeld (UR) utilizza l’acqua calda e pulita della galleria di base del San Gottardo per la pescicoltura (lucioperca). © regiosuisse

© regiosuisse

Nell’economia globale il 90 per cento dei materiali proviene da materie prime di nuova estrazione e, tra queste, il 40 per cento è costituito da fonti energetiche fossili. Da questi semplici dati emerge in tutta la sua evidenza la necessità di adottare un modello economico che utilizzi le risorse con parsimonia. Il concetto di economia circolare offre un approccio basato su un sistema di energie rinnovabili e cicli dei materiali chiusi. Le sostanze inquinanti e nocive per la salute andrebbero inoltre sostituite con sostanze non pericolose.  

Il principio dell’economia circolare

Il concetto di economia circolare è stato introdotto agli inizi degli anni 1990 dall’economista britannico David W. Pearce a partire dai principi dell’ecologia industriale. Successivamente, Michael Braungart, chimico tedesco e professore di ingegneria di processo, e l’architetto americano William McDonough hanno sviluppato ulteriormente quest’approccio tra la fine degli anni 1990 e l’inizio degli anni 2000. Nel loro libro «Cradle to Cradle. Remaking the Way We Make Things»1 auspicano l’adozione di un sistema di produzione profondamente nuovo nel quale i materiali non vengono più conferiti in discarica o inceneriti e le sostanze non biodegradabili sono riutilizzate per produrre nuovi oggetti.

In base al principio «cradle-to-cradle» (C2C, letteralmente «dalla culla alla culla») l’economia circolare distingue tre categorie di sostanze:

➊ i beni di consumo – come detergenti, shampoo o materiali di imballaggio – devono essere sistematicamente prodotti con sostanze biologiche in modo da essere compostabili e degradarsi nell’ambiente senza lasciare alcuna traccia inquinante;

➋ i beni durevoli – come auto, lavatrici o televisori – costituiti da componenti e materiali «tecnici» vanno progettati in modo tale che alla fine del loro ciclo di vita possano essere completamente scomposti in elementi riutilizzabili; in tal modo i materiali sono ripetutamente reimmessi nel sistema di produzione industriale;

➌ sostanze considerate rifiuti che vengono inceneriti o conferiti in discarica: nell’economia circolare questa categoria di sostanze non esiste praticamente più.

Michael Braungart, uno degli ispiratori dell’economia circolare, sottolinea che questa non punta semplicemente a ridurre o minimizzare i rifiuti, quanto piuttosto a evitarne la produzione. Nel caso in cui i materiali impiegati per i beni durevoli non possano (ancora) essere sostituiti da materiali riciclabili, bisogna almeno ridurre il consumo di risorse e prolungare la durata di vita dei prodotti.


L’economia circolare rappresenta un approccio integrato che prende in considerazione l’intero ciclo di produzione, dall’estrazione delle materie prime al riciclaggio, passando per le fasi di concezione, produzione, distribuzione e utilizzazione, con quest’ultima che dovrebbe essere quanto più lunga possibile. Se si riesce a chiudere il ciclo dei materiali e dei prodotti, le materie prime possono continuare a essere riutilizzate. © UFAM/regiosuisse

Un progetto interdisciplinare globale

L’eliminazione graduale dei combustibili fossili è un presupposto imprescindibile per realizzare un’economia circolare. Se politicamente la Svizzera è sulla buona strada nella promozione della transizione energetica, l’inclusione di tutti i flussi di materiali in un ciclo rappresenta un’enorme sfida. Affinché la trasformazione abbia successo, è necessario fare ulteriori passi avanti, anche a livello politico. Secondo Braungart, fintanto che i contribuenti saranno disposti a pagare per lo smaltimento dei rifiuti in costosi impianti di incenerimento, non vi è alcuna ragione che spinga i produttori ad applicare volontariamente il principio C2C (dalla culla alla culla).

La trasformazione dell’economia lineare in economia circolare è un progetto globale interdisciplinare che deve coinvolgere tutti gli attori e tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti, dall’estrazione delle materie prime allo sviluppo e al design dei prodotti, passando per la produzione, la distribuzione/logistica, il consumo e la gestione dei rifiuti. Quest’ultima permette di evitare di smaltire i materiali, reimmettendoli nel ciclo produttivo come materie prime secondarie. L’economia circolare concerne però anche le modalità di fruizione dei prodotti e quindi anche i modelli di business. Gli imperativi sono noleggiare (anziché acquistare), condividere (anziché possedere), riparare/ricondizionare/rinnovare (anziché gettare). Con le loro abitudini e i loro comportamenti, i consumatori e le consumatrici possono contribuire in misura determinante al cambio di paradigma.

Successo economico grazie alla circolarità

Nell’ambito della produzione, la circolarità chiama in causa soprattutto le aziende. Con prodotti come sedie, scarpe da ginnastica o moquette, diverse aziende pioniere hanno già dimostrato che i modelli di business circolari possono rivelarsi redditizi. La Forster Rohner di San Gallo, per esempio, ha sviluppato imbottiture rivestite compostabili per sedie d’ufficio e sedili degli aerei. Solo poche aziende sono però in grado di soddisfare le rigorose esigenze del label «C2C». Uno degli esempi è rappresentato dalla Vögeli Druck di Langnau, la prima tipografia al mondo ad aver ottenuto, nel 2016, la certificazione C2C Gold.

Nell’industria metallurgica e meccanica, la transizione verso l’economia circolare passa generalmente da un percorso di ottimizzazione articolato in più fasi. Grazie ai miglioramenti apportati ai processi, per produrre i lavelli da cucina oggi la ditta Franke consuma tre quarti di energia in meno e solo la metà dell’acciaio inossidabile rispetto ad alcuni anni fa. Nell’industria è ormai prassi corrente riciclare molti metalli, in particolare il platino, l’oro e il palladio, semplicemente perché sono troppo preziosi per finire tra i rifiuti. Inoltre, molti metalli possono essere facilmente rilavorati per poi essere utilizzati in un successivo ciclo di produzione senza perdite di qualità. Ogni anno, in Svizzera, circa 1,6 milioni di tonnellate di rottami di ferro e acciaio vengono trasformati in acciaio da costruzione e acciaio inossidabile e 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato sono rimessi in circolo. Nell’edilizia e nell’ingegneria civile, quasi 12 milioni di tonnellate di materiali di demolizione come cemento, ghiaia, sabbia, asfalto e muratura – ovvero i due terzi del totale – vengono riciclati. Secondo David Hiltbrunner della sezione Cicli delle materie prime dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), 5 milioni di tonnellate di materiali da demolizione e 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sfuggono (ancora) ogni anno al riciclo.

Le fibre tessili, le plastiche e i materiali compositi, i rottami elettronici, le sostanze chimiche e alcuni rifiuti biogenici restano complessi da gestire in un’ottica di economia circolare. Si tratta infatti di materiali che possono essere scomposti e riciclati solo con un enorme dispendio. Tuttavia, il numero di aziende che sviluppano modelli di business innovativi basati sui principi dell’economia circolare sta crescendo anche nei settori più difficili. Alcuni esempi: la ditta Mobili Pfister propone dal 2018 una collezione di tende con la certificazione C2C Gold, la start-up TRS (Tyre Recycling Solutions) con sede a Yvonand (VD) rigenera o ricicla vecchi pneumatici e la Bauwerk di St. Margrethen (SG) ricondiziona vecchi pavimenti in parquet.

© regiosuisse

Verso l’abbandono della società dell’usa e getta

Per rendere riciclabili anche i beni di consumo più complessi, come lavatrici, computer o automobili, occorre però creare condizioni quadro adeguate. La direttiva UE sulla progettazione ecocompatibile (direttiva Eco-Design) e la direttiva quadro (sempre dell’UE) sui rifiuti, per esempio, esigono esplicitamente la promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili, in particolare una progettazione orientata alla durabilità, la riparabilità degli apparecchi elettrici, misure contro lo spreco alimentare e campagne di informazione per la popolazione. In alcuni Paesi europei l’attuazione è già molto avanzata. Da dieci anni i Paesi Bassi privilegiano la circolarità nelle procedure di appalto pubbliche e acquistano beni e servizi che soddisfano il principio C2C per un valore di diverse decine di miliardi di euro. Con il Piano d’azione per l’economia circolare adottato nel 2020, l’UE ha ulteriormente intensificato i propri sforzi. Attualmente si sta discutendo di estendere la direttiva Eco-Design a tutti i beni di consumo: l’Europa vuole abbandonare definitivamente il modello di economia lineare fondato sull’usa e getta. Le direttive europee si applicano anche a tutti i produttori svizzeri che vogliono esportare prodotti nei Paesi dell’UE.

Non è un caso che la progettazione ecocompatibile sia al primo posto nel piano d’azione dell’UE: fino all’80 per cento dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato nella fase di progettazione, così come la loro durata di vita e la loro riparabilità. Inoltre, vale la regola ecologica della sufficienza, secondo cui bisogna prolungare la vita utile degli oggetti il più a lungo possibile prima di riciclarli. Un uso parsimonioso delle risorse limitato allo stretto necessario evita il funzionamento a vuoto e ulteriori costi successivi. Secondo Hiltbrunner, tutte le strategie che vanno nel senso di un utilizzo delle sostanze e dei materiali più economico, efficiente e duraturo contribuiscono all’economia circolare.

L’agenda svizzera

Anche in Svizzera l’economia circolare rappresenta una delle priorità dell’agenda politica. La ragione è semplice: in nessun altro Paese la quantità di rifiuti urbani prodotta pro capite è così elevata, e questo nonostante l’alto tasso di riciclo.

Attualmente gli interventi depositati in Parlamento che concernono l’economia circolare sono almeno otto. Il più importante è l’iniziativa parlamentare 20.433 «Rafforzare l’economia circolare svizzera» con il relativo rapporto della Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale dell’11 ottobre 2021. Questa primavera il Consiglio federale ha fatto il punto della situazione e intravede un enorme potenziale per l’economia circolare nei settori delle costruzioni e delle abitazioni, dell’agricoltura e dell’industria alimentare, della mobilità, dell’ingegneria meccanica e dell’industria chimica. L’Amministrazione federale ha identificato una serie di prescrizioni e norme che ostacolano l’economia circolare e sta valutando in che modo eliminare gli ostacoli. Appare chiaro che gli aspetti dell’economia circolare, approccio che presuppone un uso parsimonioso delle risorse, dovranno essere integrati nelle politiche settoriali della Confederazione. Il Consiglio federale ritiene che la strada migliore sia un coordinamento con la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 della Confederazione e con le strategie nazionali di lungo periodo in materia di clima, economia e agricoltura.

© regiosuisse

Evoluzione della NPR

Finora la promozione dell’economia circolare non è stata una priorità esplicita della NPR, ma ne diventerà parte integrante a partire dal prossimo periodo di programmazione. È quanto auspica anche Romed Aschwanden, direttore del Centro di studi «Culture delle Alpi» dell’Università di Lucerna con sede a Altdorf, secondo cui la NPR dovrebbe orientarsi in modo radicale al principio della sostenibilità. A detta di Aschwanden, presto il problema principale nelle regioni periferiche non saranno tanto le disparità salariali quanto i cambiamenti climatici. Gli uffici competenti, primo fra tutti la SECO, e i servizi cantonali responsabili della NPR hanno già avviato i necessari lavori preparatori. Il quadro di riferimento è rappresentato dai diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che sono parte integrante dell’Agenda 2030, un programma d’azione globale su cui poggia anche la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 adottata dal Consiglio federale. La Direzione per la promozione della piazza economica della SECO potrà partire da questa base per integrare le idee e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile nella NPR. Secondo Ueli Ramseier, che per conto della SECO coordina i lavori per l’integrazione della dimensione della sostenibilità nella NPR, l’economia circolare svolgerà un ruolo importante per l’ambito tematico prioritario «consumo e produzione sostenibili». Inoltre, da anni la NPR promuove le energie rinnovabili e la progettazione di insediamenti sostenibili e resilienti nell’ambito del tema prioritario «clima, energia e biodiversità».  

L’allineamento della NPR con gli obiettivi di sviluppo sostenibile va inteso come un’evoluzione e un completamento della NPR piuttosto che come un cambiamento di sistema. Nel periodo di programmazione 2024-2027, i contributi agli aspetti sociali ed ecologici dello sviluppo sostenibile saranno ampliati e avranno un peso maggiore. La NPR continuerà a focalizzarsi sull’economia regionale, ma i servizi cantonali responsabili e la SECO saranno chiamati a cofinanziare un numero maggiore di progetti NPR incentrati sull’economia circolare. Ueli Ramseier conferma comunque che la NPR manterrà i propri obiettivi generali, ossia rafforzare la competitività delle regioni, creare posti di lavoro, mantenere l’occupazione decentrata del territorio ed eliminare le disparità regionali.

Sfruttare i punti di forza della politica regionale

Anche se a prima vista non si direbbe, le regioni svolgono un ruolo importante nella promozione dell’economia circolare. Lo scorso anno regiosuisse ha deciso di cogliere la sfida. Lorenz Kurtz, capoprogetto, spiega che regiosuisse intende costruire un know-how in questo campo, diffondere le conoscenze necessarie e sviluppare ausili concreti per le regioni. Nell’ambito della comunità delle conoscenze «Economia circolare e sviluppo regionale», regiosuisse ha messo a punto un toolbox nel quale sono raccolte le conoscenze acquisite con esempi di buona prassi, ausili pratici e possibili approcci. Per favorire l’implementazione di questo tema complesso nelle regioni, nel marzo 2022 regiosuisse ha organizzato un workshop online (RegioLab Economia circolare) su come integrare l’economia circolare a livello strategico.

Si schiudono quindi opportunità concrete per le regioni che si focalizzano già su temi e ambiti strutturati a livello regionale piuttosto che globale – agricoltura e silvicoltura, produzione alimentare, lavorazione del legno, energie rinnovabili, infrastrutture, servizi regionali e quindi anche turismo. Un’analisi sistematica dei flussi di materiali e delle catene di produzione in questi settori mostra che il potenziale regionale per l’economia circolare è enorme. Oltre alla formazione e al trasferimento di conoscenze, per promuovere l’economia circolare occorrono ulteriori incentivi finanziari. Servono fondi non solo per i progetti in sé, ma anche per il loro accompagnamento professionale e per l’elaborazione di strategie regionali di sviluppo dell’economia circolare. Secondo Ramseier, si potrebbe ampliare la promozione per i progetti particolarmente impegnativi che raggiungono il massimo livello in fatto di sostenibilità e aumentare i finanziamenti da parte della Confederazione.

Norman Quadroni, responsabile della politica regionale presso arcjurassien, vede nell’economia circolare una grande opportunità per utilizzare meglio le risorse naturali delle regioni rurali, di confine e di montagna e per valorizzarne altre, che in una prospettiva di sviluppo puramente orientata all’esportazione sarebbero trascurate. Inoltre, alcune attività economiche attualmente organizzate a livello internazionale potrebbero, secondo Quadroni, essere riportate nella regione e inserite in cicli corti. Grazie a qualità strutturali, come la prossimità e le dimensioni ridotte e controllabili, le regioni si prestano particolarmente per l’attuazione di processi circolari. La cooperazione interdisciplinare e interaziendale in rete, attuata da sempre dalla NPR, risulta infatti essere particolarmente preziosa in un’ottica di economia circolare.

regiosuisse.ch/economiacircolare

ufam.ch

Promotori dell’economia circolare

Oltre a regiosuisse, varie altre organizzazioni offrono agli attori interessati know-how, conoscenze e coaching in materia di economia circolare:

Go for impact associazione creata in collaborazione con l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) con l’obiettivo di promuovere politicamente ed economicamente l’economia circolare in Svizzera e contribuire alla sua realizzazione.

Circular Economy Switzerland movimento che promuove l’economia circolare e che gode di un ampio sostegno economico, politico e sociale. Gestisce una piattaforma rivolta a tutte le organizzazioni, aziende e persone interessate all’economia circolare. Ha redatto una Carta per l’economia circolare e sostiene una serie di iniziative fornendo conoscenze, organizzando workshop e portando attività di lobbying a livello politico.

CircularHub piattaforma aperta di conoscenze e di messa in rete per promuovere l’economia circolare in Svizzera, che propone alle start-up e alle imprese innovative offerte di formazione, consulenza e accompagnamento di progetto.

Rete Svizzera per l’efficienza delle risorse (Reffnet) rete di esperti che forniscono consulenza e supportano le aziende in vista dell’elaborazione di un piano di misure con interventi concreti volti ad aumentare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse.

Ressource pressure design method metodo di progettazione basato sulla pressione sulle risorse e sviluppato da un gruppo di ricerca dell’EMPA nell’ambito del PNR 73 «Economia sostenibile», con il quale si vuole contribuire all’adozione di decisioni più sostenibili nella progettazione di prodotti e di servizi.

PRISMA comunità di interessi delle aziende dell’industria alimentare, dei beni di consumo e degli imballaggi che si impegna per implementare l’economia circolare nel settore del confezionamento.

Prozirkula centro di competenza per gli appalti pubblici circolari che promuove l’integrazione dei principi dell’economia circolare nelle procedure di gara pubbliche e private. Offre consulenza, trasferimento di conoscenze e networking (vedi anche articolo Verso appalti pubblici circolari).

PAP piattaforma di conoscenze sugli appalti pubblici sostenibili.

Kompass Nachhaltigkeit piattaforma di conoscenze finanziata dalla SECO e gestita congiuntamente dalla fondazione Pusch e dall’associazione öbu (associazione per l’economia sostenibile in Svizzera).

Idee, iniziative e progetti riguardanti l’economia circolare

Agricoltura/alimentari

Star’Terre iniziativa intercantonale nella regione del Lago Lemano che promuove la produzione e la commercializzazione regionale di prodotti agricoli e alimentari e cicli di produzione e consumo corti (vedi articolo Tra agricoltura e start-up).

Azienda di orticultura Gebr. Meier Primanatura AG, Hinwil ZH l’azienda possiede serre a zero emissioni di CO2 riscaldate grazie al calore recuperato dal vicino impianto di incenerimento dei rifiuti. Anche il CO2 utilizzato per favorire la crescita degli ortaggi proviene dall’inceneritore o viene aspirato e filtrato dall’aria.

Bösiger Gemüsekulturen AG, Niederbipp (BE) orticoltura circolare.

Acquaponica tipologia di agricoltura mista ad allevamento sostenibile basata su una combinazione di acquacoltura e coltivazione idroponica. La Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) studia questo settore e offre workshop e corsi per le persone interessate.

Progetti contro lo spreco alimentare: start-up/app «Too good to go», piattaforma «United against Waste».

«Kreislaufwirtschaft im Seeland» (progetto NPR 2021–2023) progetto con il quale ristoranti, panetterie e mense scolastiche della regione del Seeland cercano, insieme ad altri attori (produttori di ortaggi, consumatori), di chiudere i cicli della catena del valore.

Centravo AG, Lyss (BE) azienda che da 25 anni ricicla sottoprodotti e materiali residui di origine animale risultanti dai processi di macellazione.

Finge Funghi AG azienda zurighese che produce funghi bio da sottoprodotti della macinazione (crusca di grano).

RethinkResource start-up che ha creato «Circado», un mercato B2B che favorisce il recupero e il riciclo di sottoprodotti dell’industria alimentare.

Ricoter Erdaufbereitung AG azienda fondata nel 1981 con sedi a Aarberg (BE) e Frauenfeld (TG) che produce terra per giardini a partire da rifiuti organici di raffinerie di zucchero.

Brauerei Locher Appenzell (AI) progetto agroindustriale.

ortoloco – cooperativa di orti, Dietikon (ZH) cooperativa formata da 500 persone che gestiscono orti condivisi e prendono le decisioni insieme ai produttori e ai consumatori.

Cooperative d’acquisto in cui i consumatori cooperano direttamente con i produttori, p. es. Tante Emmen, Koop Teiggi Kriens, piattaforma Crowd Container, IG Foodcoops.

Qwstion marca zurighese di borse che ha lanciato un nuovo materiale tessile fabbricato a partire da fibre di banano.

Edilizia/settore immobiliare

Edilizia circolare (Beat Bösiger, bluefactory), demolizione, calcestruzzo riciclato, utilizzo di materiali locali, sostenibili e rinnovabili ecc., riciclo dell’asfalto.

Eberhard Bau AG azienda da 40 anni pioniera del riciclaggio di materiali edili, che trasforma rifiuti da costruzione e demolizione in materie prime secondarie senza perdite di qualità.

Altri specialisti del riciclo di materiali da costruzione: Ronchi SA di Gland (VD), Sotrag SA di Etoy (VD), Kästli Bau AG di Rubigen (BE),BOWA Recycling di Susten (VS).

Neustark, Berna azienda bernese specializzata nella cattura del CO2 atmosferico nel granulato di calcestruzzo riciclato.

Pianificazione integrata e gestione congiunta di zone industriali e artigianali progetti a Le Locle (NE), St-Imier (NE) , Val-de-Ruz (NE), Sensebezirk BE (zone di attività), Sierre VS (Ecoparc di Daval, vedi articolo Meno è di più), Schattdorf (UR) ecc.

enoki, Friburgo start-up friborghese che progetta e pianifica quartieri e città circolari.

Terrabloc, Ginevra azienda ginevrina che produce materiali di costruzione e isolanti a partire dall’argilla.

VADEME progetto Interreg che punta a una soluzione coordinata per il riciclo degli inerti minerali nella regione di Ginevra e Annecy (vedi articolo VADEME, ridare vita ai rifiuti minerali).

ORRAP progetto Interreg (2016–2019) per il riciclo dell’asfalto nella regione di Basilea.

Iniziative, progetti, strategie

AlpLinkBioEco progetto Interreg conclusosi nell’aprile 2021 nell’ambito del quale è stato ideato un generatore di catene di valore e un masterplan per un’economia circolare basata su materie prime naturali locali nello Spazio alpino.

Sharely start-up che gestisce una piattaforma per noleggiare oggetti d’uso quotidiano.

Make furniture circular iniziativa della fondazione Pusch e del Fondo pionieristico Migros per promuovere la fabbricazione di mobili con materiali riciclati.

Riparazione, riuso, riciclo iniziative regionali per promuovere la riparazione, il riuso e il riciclo di oggetti, tra cui Second hand Day, negozi dell’usato, officine/caffè riparazione, centri di riciclo e riuso ecc.

Economia circolare nel Parc Naturel Régional Chasseral rilocalizzazione di catene del valore, conservazione e valorizzazione di risorse naturali locali.

Roadmap economia circolare nel Cantone di Friburgo strategia cantonale.

Plattform 1PEC borsa delle idee per promuovere l’economia circolare in Vallese.

Kreislaufwirtschaft Oberwallis progetto per promuovere l’economia circolare in una regione rurale (sostenuto dal programma «Sviluppo sostenibile», ARE, 2022).

Share Gallen rete e piattaforma di condivisione a San Gallo (progetto sostenuto dal programma «Sviluppo sostenibile», ARE, 2018).

Energie rinnovabili

Impianti biogas: p. es. Kägiswil OW e Kompogasanlage Wauwil LU (entrambi sostenuti dalla NPR), BiogasTicino SA sul Piano di Magadino.

Satom SA, Monthey (VS) produzione di biometano da rifiuti organici.

Programma «Promozione della filiera legno» del Cantone di Vaud (progetto NPR): promozione della filiera regionale del legno, quale materia prima e vettore energetico rinnovabile, con l’obiettivo di aumentare il valore aggiunto in tutte le fasi di produzione e trasformazione.

«Il futuro è circolare»

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Come si può integrare la circolarità nell’economia regionale e nella società? Come si può promuoverla in modo mirato? Secondo Tobias Stucki, professore di economia e codirettore dell’Istituto per il business sostenibile della SUP di economia di Berna, la transizione circolare presuppone un ripensamento – e se del caso una riorganizzazione – delle catene di approvvigionamento globali. Il problema maggiore non è tanto la logistica, quanto i prodotti stessi. La questione fondamentale è decidere quali materiali e quali sostanze utilizzare.

Tobias Stucki © regiosuisse

Secondo Antonia Stalder, direttrice di Prozirkula, si dovrebbe limitare la circolazione globale delle merci: in futuro ricondizioneremo, ripareremo e condivideremo molti più prodotti e apparecchi sia su scala regionale che locale. Per quanto sia da tempo un tema di discussione, la transizione dall’economia lineare a quella circolare si trova tuttora allo stato embrionale.

Antonia Stalder © regiosuisse

Marie-Amélie Dupraz-Ardiot, sustainability manager nonché responsabile per il Canton Friburgo della strategia per lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare, è convinta che la circolarità diventerà un elemento fondamentale dell’economia perché è un importante fattore di abbattimento dei costi, di competitività e di resilienza e aiuta in particolare le regioni a rafforzare la loro capacità di resistenza economica. Le attuali condizioni quadro normative, per esempio la revisione della legge federale sugli acquisti pubblici, offrono già un certo margine di manovra per promuovere l’economia circolare. A livello internazionale, però, l’UE è molto più avanti e ha già adottato basi normative vincolanti.

Marie-Amélie Dupraz-Ardiot © regiosuisse

Marie-Amélie Dupraz-Ardiot spera che la revisione della legge sulla protezione dell’ambiente darà presto lo slancio necessario anche in Svizzera. Sottolinea inoltre che occorre avviare un’ampia campagna di formazione e aggiunge che per implementare con successo l’economia circolare servono persone capaci che dispongano delle conoscenze e delle competenze necessarie. La conclusione unanime è che a tutti i livelli c’è tuttora un forte bisogno di formazione teorica e pratica, consulenza e sviluppo.

La versione integrale in tedesco.

La versione integrale in francese.

Altri articoli

Scenari settoriali 2060

Come si svilupperà a lungo termine la struttura economica in Svizzera? L’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (are), l’Ufficio federale dell’energia (ufe) e la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) hanno commissionato l’elaborazione di scenari sull’evoluzione dei settori economici in Svizzera entro il 2060. I risultati serviranno come base per le analisi e le prospettive riguardanti, tra l’altro, lo sviluppo territoriale, dei trasporti o del settore energetico. Oltre ai cambiamenti strutturali dell’economia nazionale, gli scenari mostrano l’evoluzione per settore dell’occupazione, della creazione di valore e dell’output (valore della produzione lorda) anche a livello cantonale e a livello di bacini di impiego. I risultati degli scenari nazionali e regionali e il rapporto con i principali risultati sono disponibili sul sito della Confederazione.

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