«La bellezza del paesaggio è fondamentale per il turismo.»

Pirmin Schilliger & Urs Steiger

Per molte regioni rurali e di montagna il paesaggio rappresenta l’elemento fondamentale del benessere e della qualità della vita. Come si possono valorizzare questi paesaggi nell’ambito dello sviluppo regionale rafforzando nel contempo le loro qualità intrinseche? Di questo tema hanno discusso Dominique Weissen Abgottspon, direttrice della Rete dei parchi svizzeri, Marie-France Roth Pasquier, consigliera nazionale nonché consigliera comunale di Bulle (FR) e presidente dell’associazione di agglomerato «mobul», e Jürg Schmid, ex direttore di Svizzera Turismo, presidente di Graubünden Ferien e comproprietario di un’agenzia di marketing e comunicazione.

Secondo Dominique Weissen Abgottspon, grazie alla creazione di parchi di importanza nazionale avviata da una decina di anni, lo sviluppo regionale è sulla strada giusta per valorizzare il paesaggio con la dovuta attenzione e cura. Quest’opinione è condivisa anche da Jürg Schmid, che individua nei parchi anche un notevole potenziale di crescita turistica. La cooperazione, la stretta collaborazione e il lavoro in rete tra le organizzazioni che gestiscono i parchi e le organizzazioni turistiche locali e regionali potrebbero e dovrebbero essere migliorati. Schmid ritiene peraltro che nella progettazione e nell’allestimento delle offerte manchi un po’ di capacità d’innovazione. La grande sfida è trasformare un bel paesaggio in un’esperienza turistica. Inoltre, è del parere che i parchi debbano profilarsi in modo più mirato anche nel segmento del lusso.

Il paesaggio è diventato un importante fattore di attrazione anche nell’agglomerato di Bulle (FR), che negli scorsi anni ha conosciuto un vero e proprio boom. «Grazie alla qualità del nostro paesaggio, possiamo offrire un’elevata qualità di vita. Molte persone che vivono in altre città vorrebbero venire ad abitare nel nostro agglomerato ricco di verde», dice Marie-France Roth Pasquier. Tuttavia, la vicinanza del grande parco naturale regionale Gruyère Pays-d’Enhaut sembra svolgere un ruolo solo marginale nel rapido sviluppo dell’agglomerato, ma le cose dovrebbero cambiare. Nel tentativo di valorizzare anche turisticamente il paesaggio della regione Gruyère, la pianificazione regionale punta tra l’altro sulla conservazione del patrimonio culturale e architettonico che, secondo Marie-France Roth Pasquier, rappresenta una grande attrazione turistica. Dominique Weissen Abgottspon preconizza uno sviluppo regionale che guardi al lungo periodo e si orienti effettivamente alla valorizzazione del paesaggio. «Il paesaggio è il vero capitale; tutto ciò che viene distrutto non sarà più disponibile per le prossime generazioni» sottolinea. In questo senso e alla luce delle tendenze in atto, Jürg Schmid evidenzia come si debba ancora passare attraverso un processo di apprendimento e allontanarsi da un turismo finora molto incentrato sulla pratica dello sci e sugli impianti di risalita per andare verso forme più dolci, orientate alla natura. Un turismo consapevole che il suo futuro a lungo termine dipende dalla protezione del paesaggio. E conclude «Il turismo può ‹abbracciare› i parchi, e può perciò anche chiedere qualcosa in cambio».

parks.swiss

mobul.ch

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Le aree alpine sopra il limite della vegetazione arborea sono considerate ufficialmente improduttive. Eppure, cime, creste e pareti rocciose offrono possibilità sportive e di svago importanti ai fini turistici e sono molto ambite dagli alpinisti. Rita Christen, guida alpina e presidente dell’associazione svizzera di categoria (SBV/ASGM), spiega il fascino dell’alpinismo d’alta montagna.

Le aree alpine sopra il limite della vegetazione arborea sono considerate ufficialmente improduttive. Eppure, cime, creste e pareti rocciose offrono possibilità sportive e di svago importanti ai fini turistici e sono molto ambite dagli alpinisti. Rita Christen, guida alpina e presidente dell’associazione svizzera di categoria (SBV/ASGM), spiega il fascino dell’alpinismo d’alta montagna.

«Ho da sempre la passione per la montagna. Sono cresciuta a Urnäsch (AR) ai piedi del Säntis. Mio padre era il direttore delle funivie locali. Da bambini andavamo spesso in montagna con i nostri genitori ma le cime non hanno avuto subito un ruolo importante nella mia vita. Mi interessavano di più i paesaggi incontaminati. Da ragazza ho viaggiato molto. Ho attraversato l’Islanda in bicicletta e ho trascorso parecchio tempo in Alaska da sola. Sono arrivata all’alpinismo solo più tardi, quando ho conosciuto mio marito. Entrambi cercavamo nuove sfide. La professione di giurista da sola, a lungo andare, mi sembrava troppo noiosa, in più non ero riuscita a trovare il lavoro dei miei sogni nel servizio diplomatico o nell’ambito della cooperazione allo sviluppo. Così, insieme a mio marito, ho deciso di seguire la formazione per diventare guida alpina. Seppur con sentimenti contrastanti, 25 anni fa ci siamo trasferiti nella Surselva. Una valle che nel frattempo è diventata la mia casa a tutti gli effetti.

Ai miei clienti offro scalate o escursioni con le pelli di foca soprattutto nei Grigioni o nel Cantone di Uri. La mia meta preferita è il Salbitschijen nella Göschenertal. È una montagna che sa veramente conquistare il cuore degli alpinisti: pareti impegnative con diverse vie, granito rosso-oro, creste vertiginose e un panorama mozzafiato con cime di 3000 metri ricoperte dai ghiacci. Naturalmente nell’alpinismo conta soprattutto l’aspetto sportivo, ma anche il paesaggio ha la sua importanza. Il mix di bellezza, pericoli e rischi è adrenalinico. A questo si aggiunge l’emozione che solo la conquista di una cima ti regala, trasmettendoti un senso di vastità quasi spirituale che crea dipendenza. Comunque sia, non potrei rinunciarci a lungo.

Per motivi ecologici organizziamo le nostre escursioni private quasi esclusivamente nelle regioni più vicine. Visiteremmo volentieri regioni più lontane, ma i cambiamenti climatici sono troppo evidenti anche nelle nostre montagne. Di pareti tradizionalmente ghiacciate non sono rimasti che mucchi di materiale detritico, alcune vie non sono più praticabili, la messa in sicurezza dei passaggi è sempre più onerosa. Questi cambiamenti mi preoccupano molto. L’alpinismo come tale non lascia praticamente tracce nella natura se chi lo pratica si comporta correttamente. Tuttavia, l’impronta ecologica dell’alpinista può risultare più o meno importante, a seconda del mezzo di trasporto scelto per il viaggio e del materiale utilizzato. Nel nostro settore si discute molto dell’utilizzo dello spazio alpino. In qualità di presidente dell’Associazione delle guide alpine, mi impegno per trovare un compromesso adeguato tra utilizzo e protezione per consentire alle guide alpine di mantenere per quanto possibile il libero accesso alle montagne. Tutte le parti coinvolte sono concordi nell’affermare che nelle montagne non dovrebbero mai crearsi situazioni simili a quelle dell’Altipiano svizzero oggetto di uno sfruttamento eccessivo. Lì faccio perfino fatica a percepire il paesaggio. Riesco a respirare di nuovo liberamente solo quando torno in montagna».

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Meno traffico pendolare grazie al coworking

Raphaël Chabloz

Creare dai 150 ai 200 spazi di coworking entro il 2025 nell’agglomerato franco-svizzero di Grand Genève e proporre 7000 postazioni di lavoro per circa 35 000 utenti: questo era l’obiettivo dichiarato del progetto «GE-NetWork», avviato nel quadro di un progetto Interreg volto a sviluppare il telelavoro e il coworking nell’area di Ginevra. Gli spazi di lavoro condiviso, passati da una ventina nel 2014 a una cinquantina nel 2018, si concentrano principalmente sul territorio svizzero e nelle zone centrali dell’agglomerato. Gli studi realizzati durante la prima fase del progetto mostrano che la creazione della rete franco-svizzera ha permesso di ridurre del 6% il traffico nell’agglomerato, per un totale di circa 12 milioni di spostamenti in meno l’anno. Il progetto mira inoltre a dinamizzare le regioni periferiche.

Se gli startupper sono già abituati al lavoro agile, le grandi aziende sono ancora restie ad adottarlo. Un obiettivo prioritario del progetto è proprio quello di evidenziare i vantaggi di queste nuove forme di lavoroe di accompagnare le aziende nel processo di trasformazione.

Vi sono diverse soluzioni per promuovere nuovi spazi di coworking nei comuni periferici, ad esempio partenariati pubblico-privato oppure modelli che offrono anche altri servizi.

Dal canto loro, gli enti pubblici dispongono di varie possibilità d’azione: possono motivare le grandi aziende ad assumere un ruolo di esempio e a lanciare progetti pilota, possono mettere a disposizione gli spazi necessari e infine possono investire per ridurre il rischio imprenditoriale mantenendo come obiettivo a lungo termine il raggiungimento dell’autonomia finanziaria.

interreg.chteletravail-geneve.com –  «GE-NetWork» nella banca dati dei progetti di regiosuisse.ch

La versione integrale in tedesco è consultabile qui.

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