Brain gain anche in montagna – grazie ai new highlander
Pirmin Schilliger
Malgrado lo spopolamento costante, nelle regioni di montagna svizzera si osserva anche il fenomeno opposto, ossia l’arrivo di cervelli (brain gain). Generalmente, le persone che dalla pianura si trasferiscono in montagna – chiamati anche new highlander – hanno un buon livello di formazione. Oltre a vantare solide competenze professionali, sono spesso disposte a impegnarsi nel tessuto sociale del nuovo comune di residenza. Cyril Peter, ingegnere biochimico originario di Aquisgrana (Germania), lavora da 14 anni a Visp per il gruppo chimico e farmaceutico Lonza, dove ricopre una funzione dirigenziale. Nel comune in cui abita, Zeneggen (VS), Cyril è impegnato in diverse associazioni e uffici pubblici. Martin Bienerth e Maria Meyer, entrambi di origine tedesca, hanno salvato dalla chiusura il caseificio di Andeer (GR). Il loro grande impegno, la loro comprovata competenza e la loro vasta es-perienza hanno ridato slancio all’attività. Quest’estate Christina Fenk e Damian Gschwend, insegnanti di scuola secondaria nell’entroterra lucernese, si trasferiranno a Blitzingen (VS), nel distretto di Goms. Insegneranno nella scuola secondaria di Fiesch (VS). Thomas Lampert, fabbro d’arte e metalcostruttore originario di Basilea Campagna, ha ridato vita alla fucina di paese di Guarda (GR) e la sta trasformando per valorizzarla dal punto di vista turistico. Il progetto prevede una fucina dimostrativa, uno spazio espositivo, un centro visitatori e un ristorante.
Questi quattro esempi mostrano come nuovi abitanti possono portare preziose esperienze e nuove idee nelle regioni di montagna e generare impulsi economici. «L’arrivo di nuovi abitanti rinnova la popolazione e rafforza il capitale umano», afferma la geografa Rahel Meili, che nella sua tesi di dottorato ha studiato questo fenomeno. «È inoltre evidente che con un piccolo sforzo in più, il potenziale economico rappresentato dai new highlander potrebbe essere sfruttato an-cora meglio, ad esempio creando una rete o adottando misure di reclutamento mirate».
«Serve un cambiamento culturale – nelle imprese e nella popolazione.»
Pirmin Schilliger & Urs Steiger
Quali opportunità si schiudono per le aree rurali e le regioni di montagna grazie alle nuove forme di lavoro flessibili? È il tema della videoconferenza alla quale hanno partecipato Rahel Meili, capoprogetto presso il Regions- und Wirtschaftszentrum Oberwallis AG, Peder Plaz, direttore del Wirtschaftsforum Graubünden e Daniel Studer, promotore e presidente della cooperativa che gestisce «Plattform Haslital».
L’importanza economica delle forme di lavoro flessibili è difficile da valutare, vista la mancanza di dati e di statistiche. Tuttavia, come ha sottolineato Peder Plaz, è indubbio che offrano alle regioni di montagna l’opportunità di attrarre nuovi abitanti, che possano trascorrere la propria vita lavorativa tra il luogo dove abitano e il centro urbano che ospita la sede dell’impresa.
La capacità delle regioni di sfruttare il potenziale offerto dal lavoro agile dipende da diversi fattori: per chi vuole davvero trasferirsi con la famiglia in aree di montagna, conta soprattutto la qualità della vita. Le aspettative sono una buona offerta di negozi e servizi, infrastrutture sociali come gli asili nido, opportunità di lavoro per entrambi i genitori e, non da ultimo, una vera cultura dell’accoglienza. I pensionati che decidono di trasferirsi stabilmente nella loro casa di vacanza considerano soprattutto l’aspetto fiscale. Per le persone che soggiornano temporaneamente in montagna e lavorano in coworking o da casa, l’offerta turistica – e a titolo complementare l’infrastruttura per il lavoro digitale – resta un fattore importante.
Insieme ai Comuni e alle aziende, gli operatori dello sviluppo regionale sono indubbiamente chiamati ad agire per cogliere la sfida della digitalizzazione. «Possiamo costruire le infrastrutture necessarie, ma senza un cambiamento culturale a livello economico i nostri sforzi resteranno vani», ha sottolineato Rahel Meili. Molto dipenderà probabilmente da come le forme di lavoro flessibili sapranno affermarsi dopo la situazione particolare legata alla crisi del coronavirus. I partecipanti alla discussione sono tuttavia concordi nell’affermare che il mondo del lavoro sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Le aree rurali e montane potranno trarne vantaggio solo se riusciranno a raggiungere i gruppi target con offerte specifiche in linea con i bisogni e le esigenze.
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