Intelligenza artificiale per le PMI: verso il futuro digitale con il sostegno della NPR
L’associazione Local AI Community, in breve LAC, è nata per rendere l’intelligenza artificiale (IA) accessibile alle piccole e medie imprese della Svizzera centrale. Con attività di consulenza, networking e workshop pratici, trasmette alle aziende le conoscenze necessarie per utilizzare l’IA in modo mirato e proficuo. L’offerta ha visto la luce grazie al sostegno finanziario della Nuova politica regionale (NPR), che ha investito nell’infrastruttura e nella creazione di un hub IA (Artificial Intelligence Hub). Per saperne di più, guardate il video di presentazione.
N.B.: Al momento della registrazione del video, il nome dell’associazione era ancora LAC2.
Più competenze IA per le aziende della Svizzera centrale
L’associazione senza scopo di lucro LAC si adopera affinché le aziende e le istituzioni della Svizzera centrale si familiarizzino con l’IA e la utilizzino efficacemente. Spesso, infatti, le PMI non dispongono delle basi necessarie per sfruttare appieno le potenzialità offerte dall’intelligenza artificiale. È proprio qui che entra in gioco l’associazione, con un trasferimento di conoscenze mirato, una solida rete, l’organizzazione di eventi e l’accesso a tool basati sull’IA. L’innovazione deve diventare realtà per rafforzare stabilmente la competitività della regione e costruire una community IA regionale a lungo termine.
L’hub IA di Lucerna non rappresenta solo un luogo fisico di contatto per le PMI attive nell’area economica di Lucerna, ma fornisce anche diversi servizi e offerte, tra cui:
consulenze e coaching individuali: le aziende si familiarizzano con le applicazioni di IA più utili per la loro attività e il loro business;
workshop pratici: i collaboratori vengono istruiti e possono testare le prime applicazioni;
accesso a modelli di IA preaddestrati;
AI Sandbox: un ambiente digitale per testare e convalidare le idee (proof of concepts);
piattaforma di scambio: contatti tra esperti, aziende e giovani talenti.
Jamie Shelley, AI Hub Manager presso LAC, illustra l’impostazione dell’offerta: «Ci concentriamo su applicazioni concrete. Le aziende locali beneficiano direttamente del nostro know-how e della nostra rete. Vogliamo creare sinergie e promuovere l’innovazione nella regione».
Decisivo il sostegno della NPR
La creazione di LAC è stata possibile grazie ai finanziamenti della Nuova politica regionale (NPR). Patricia Feubli, presidente dell’associazione, sottolinea l’importanza di questo sostegno: «Grazie ai fondi della NPR siamo passati dalle parole ai fatti. Il finanziamento è stato fondamentale per creare l’infrastruttura e l’hub, costituire il team e organizzare eventi di networking e formazione».
Nicole Bachmann, responsabile del servizio NPR di Lucerna, conferma: «Il progetto è importante per il Cantone perché facilita l’accesso delle PMI della Svizzera centrale a tecnologie innovative e rafforza la competitività della regione nel lungo periodo».
L’IA nella pratica: collaborazione con Schaltraum AG
La collaborazione con Schaltraum AG, specializzata in automazione degli edifici e domotica, è un ottimo esempio delle attività dell’associazione LAC. I contatti sono stati avviati in dicembre 2024 allo scopo di integrare le potenzialità dell’IA nei processi operativi dell’azienda. Il direttore Jean-Christophe Martin spiega che a convincere è stata in particolare la messa in rete di aziende, scienza e know-how specialistico offerta da LAC. «Sviluppiamo insieme le conoscenze e questo ci permette di preparare la nostra azienda alle sfide future». Nell’ambito della collaborazione sono previste altre sessioni di coaching e workshop, ad esempio sul tema dell’utilizzo dell’IA nel lavoro d’ufficio. Jean-Christophe Martin si dice certo che continuerà ad appoggiarsi all’hub per scambi preziosi e per lo sviluppo di nuove soluzioni.
LAC rappresenta per le aziende della Svizzera centrale un riferimento competente per scoprire le possibilità offerte dall’IA e muovere i primi passi nel futuro digitale avvalendosi di un supporto professionale.
La SECO e i Cantoni sostengono le destinazioni turistiche nel riorientamento dell’offerta
Per molte destinazioni, il turismo invernale è d’importanza vitale. A causa dei cambiamenti climatici, in molte località si prevedono stagioni invernali più brevi nonostante l’innevamento artificiale. Per molte destinazioni, il turismo invernale è d’importanza vitale. Nell’ambito degli strumenti di promozione della Nuova politica regionale (NPR), di Interreg e di Innotour, la Segreteria di Stato dell’economia (SECO) sostiene una serie di progetti che puntano ad aiutare le destinazioni turistiche ad adattarsi ai cambiamenti climatici.
Gli effetti dei cambiamenti climatici sulla copertura nevosa in Svizzera sono preoccupanti: dal 1970 a oggi, il numero di giorni di innevamento sotto gli 800 metri di quota si è dimezzato, mentre a 2000 metri si è ridotto del 20 percento. Secondo gli scenari climatici di MeteoSvizzera, questa tendenza si protrarrà nei prossimi anni e decenni. È probabile che sotto i 1500 metri di quota sarà sempre più difficile che le stazioni sciistiche rimangano redditizie (Funivie Svizzere, 2024). Questo è dovuto non solo all’innalzamento del limite delle nevicate, ma anche alla diminuzione del numero di giorni sufficientemente freddi per l’innevamento artificiale. A titolo di esempio, a Engelberg, a quota 1037 metri, il numero di giorni con temperatura massima inferiore a 0° C si è quasi dimezzato rispetto agli anni 1970, passando da poco più di 40 a poco più di 20 giorni (MeteoSvizzera, 2024). Ai cambiamenti climatici si aggiungono la crescente concorrenza internazionale e l’evoluzione demografica. Dall’inizio degli anni 1990 questi fattori hanno determinato un calo delle presenze nelle stazioni sciistiche (skier-days) di oltre il 30 percento a livello nazionale (Funivie Svizzere, 2024c).
I progetti illustrati di seguito presentano processi e soluzioni per gestire il problema della mancanza di neve e le opportunità e i rischi connessi per le destinazioni turistiche.
Progetto Innotour «Kompass Schnee»: garanzia di innevamento e cambiamenti climatici
In collaborazione con l’Associazione svizzera dei manager del turismo (ASTM) e Svizzera Turismo, Funivie Svizzere ha lanciato il progetto «Kompass Schnee». Finanziato da Innotour, il progetto mira a aiutare le destinazioni turistiche a definire strategie per affrontare i cambiamenti delle condizioni climatiche e di innevamento. Sulla base dei dati e delle proiezioni climatiche attuali e in collaborazione con il Politecnico di Zurigo e l’Istituto per lo studio della neve e delle valanghe (SLF), il promotori del progetto stanno sviluppando uno strumento destinato alle regioni di sport invernali per valutare le condizioni di innevamento attuali e future e definire misure di adattamento, tra cui l’ottimizzazione dell’offerta di sport invernali (p. es. attraverso l’innevamento artificiale e la modifica della durata della stagione), ma anche una maggiore promozione delle offerte che non dipendono dalla presenza di neve, come la cultura e la gastronomia. Nell’ambito del progetto è stata elaborata una scheda informativa sugli scenari climatici per l’inverno 2050 (Funivie Svizzere, 2024). «Kompass Schnee» si protrarrà fino al 2026. Ulteriori risultati verranno resi pubblici probabilmente nel corso dell’estate 2025 (Funivie Svizzere, 2024b).
Progetto Interreg «Beyond Snow»: alternative al turismo invernale puro
Molte stazioni sciistiche sotto i 1500 metri di quota dovranno riorientarsi strategicamente per ridurre la loro dipendenza dagli sport invernali classici. Il progetto Interreg «BeyondSnow» (2022-2025), finanziato nell’ambito della Nuova politica regionale (NPR), sostiene nove destinazioni turistiche di sei Paesi alpini particolarmente colpite dalla mancanza di neve. L’obiettivo è di aiutarle a impostare il percorso di adattamento e riorientamento. A partecipare come destinazione pilota per la Svizzera è la stazione di Sattel-Hochstuckli nel Cantone di Svitto, che nel 2023 è stata costretta a smantellare due dei tre impianti di risalita a causa di difficoltà finanziarie. Una decisione che ha suscitato viva emozione, come spiega Peter Niederer, vicedirettore del Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB), che ha lanciato il progetto: Sattel-Hochstuckli è infatti una delle prime stazioni sciistiche nate nelle Prealpi e la pratica dello sci fa parte della tradizione locale. Per questa ragione si è deciso di coinvolgere sistematicamente nel progetto gli attori locali. Con la partecipazione della popolazione sono state individuate 22 misure per preparare la destinazione alle sfide future. L’accento è stato posto sulla destagionalizzazione del turismo, sugli investimenti in eventi e cooperazioni e sulla riduzione dei costi fissi. Parallelamente si punta a fare in modo che l’infrastruttura sciistica sia utilizzabile modo flessibile quando le condizioni di innevamento lo consentono. Le destinazioni sciistiche che partecipano al progetto traggono vantaggio dallo scambio di esperienze. A Sattel-Hochstuckli, per esempio, si sta pensando di organizzare un evento di ultra trail ispirato a Métabrief (FR), un’altra destinazione che partecipa a «BeyondSnow». In futuro sarà sviluppato anche uno strumento decisionale digitale accessibile al pubblico per aiutare altre destinazioni turistiche ad adattarsi in modo proattivo al cambiamento delle condizioni di innevamento attraverso il riorientamento e la diversificazione dell’offerta (SAB, 2024).
Una serie di inverni con poca neve ha reso inevitabile un riorientamento. Sattel-Hochstuckli nel febbraio 2023 (foto Thomas Egger, SAB).
Progetto Interreg «TransStat»: strategia sostenibile per il futuro dello sci nelle Alpi
Il progetto Interreg «TransStat» (2022-2025) coinvolge nove destinazioni sciistiche alpine in cinque Paesi e persegue un obiettivo simile a «Beyond Snow». Nelle destinazioni selezionate si sta sperimentando un approccio condiviso che coinvolge gli attori locali nell’ambito del quale vengono sviluppati scenari futuri per un turismo (sciistico) sostenibile. Questi scenari serviranno da base per impostare il processo di transizione. A tale scopo, «TransStat» sta creando una rete fisica e digitale di comprensori sciistici ‘in transizione’ per condividere conoscenze ed esperienze sul futuro. Un ulteriore obiettivo è quello di elaborare raccomandazioni politiche non solo per l’Arco alpino ma anche per i contesti regionali.
Progetto Innotour «Destinazioni resilienti al cambiamento climatico»: serve un approccio globale
Nelle destinazioni delle regioni di montagna i cambiamenti climatici comportano molteplici impatti che interessano direttamente il turismo. Il progetto «Destinazioni resilienti al cambiamento climatico» (2024-2026), promosso da Grigioni Vacanze (ente responsabile) e finanziato da Innotour, punta su un approccio complessivo. Martina Hollenstein Stadler, responsabile della sostenibilità di Grigioni Vacanze, spiega che l’obiettivo è fare in modo che le destinazioni turistiche affrontino in modo proattivo le sfide legate ai cambiamenti climatici. Precisa che il progetto non affronta solo la problematica della mancanza di neve, ma anche altri rischi e opportunità legati ai cambiamenti climatici. A titolo di esempio, per effetto delle estati sempre più calde nei centri urbani dell’Altopiano, le destinazioni di montagna devono prepararsi a un aumento delle presenze legato all’afflusso di persone in cerca di frescura (Serquet & Rebetez, 2011). D’altro canto, però, le precipitazioni sempre più intense provocheranno sempre più inondazioni e colate detritiche. Il progetto mira a garantire che le destinazioni partecipanti sviluppino un loro business model sostenibile a lungo termine. Nelle tre destinazioni pilota dei Grigioni (Lenzerheide, Engadin Samnaun Val Müstair e Vorderes Prättigau) è stato analizzato l’impatto diretto dei cambiamenti climatici sull’offerta e sono stati individuati i principali rischi e opportunità. Il team del progetto ha approntato una tabella di marcia e affiancherà le destinazioni nella prima fase di attuazione. Martina Hollenstein sottolinea che diventare resilienti ai cambiamenti climatici non è uno sprint, ma una maratona: «il nostro ruolo è avviare un processo che si protragga ben oltre la fine dei finanziamenti di Innotour». Il successo a lungo termine di una destinazione dipende anche dalla sua capacità di sfruttare le opportunità che si presentano.
I partecipanti al workshop organizzato nella destinazione Engadin Samnaun Val Müstair identificano le offerte e le infrastrutture colpite dai cambiamenti climatici (foto: Raphael Portmann).
La Nuova politica regionale (NPR) sostiene progetti di riorientamento del turismo
Il cambiamento può anche essere un’opportunità. La Nuova politica regionale (NPR), finanziata congiuntamente dalla Confederazione e dai Cantoni, offre alle destinazioni e alle aziende molte possibilità per cogliere le opportunità legate ai cambiamenti climatici. Finanzia per esempio studi di fattibilità per progetti di riorientamento dell’offerta turistica, come il Fideriser Heuberge in Prettigovia, o la riorganizzazione strategica di impianti di risalita, come quelli della società Wiriehornbahnen AG. Inoltre, mette a disposizione fondi per la pianificazione di misure concrete volte a promuovere il turismo estivo, ad esempio l’offerta di mountain bike nella destinazione Engelberg-Titlis, o per strategie turistiche integrate, ad esempio a Kandersteg.
I cambiamenti climatici rappresentano una sfida importante per il turismo svizzero. Attraverso i progetti descritti, alcuni dei quali presentati anche nell’ultimo numero della rivista Insight di Innotour, la SECO si impegna a sostenere il settore del turismo nella ricerca di soluzioni. Oltre a finanziare progetti, la politica del turismo della SECO mira a sostenere l’adattamento ai cambiamenti climatici, per esempio attraverso lo sviluppo e il trasferimento di conoscenze nell’ambito del «Forum Turismo Svizzera».
Innotour promuove l’innovazione, la collaborazione e lo sviluppo delle conoscenze nel settore del turismo. Il programma concentra la promozione a livello nazionale. Questo significa che la maggior parte dei mezzi a disposizione è impiegata per finanziare progetti e compiti di coordinamento di portata nazionale. Parallelamente, con lo strumento dei progetti modello vengono promossi anche progetti di portata regionale e locale.
Interreg offre la possibilità di realizzare progetti transfrontalieri concreti per lo sviluppo delle regioni. La cooperazione è finanziata in numerosi settori dall’UE, dai Paesi confinanti, dai Cantoni, dalla Confederazione e da privati. La partecipazione della Svizzera è finanziata nel quadro della Nuova politica regionale (NPR). I contributi della Confederazione provengono dal Fondo per lo sviluppo regionale e devono essere utilizzati per progetti che contribuiscono a rafforzare la competitività delle regioni. I contributi dei Cantoni, di importo equivalente, possono invece essere destinati anche a progetti che non servono direttamente a creare valore o a sviluppare l’economia regionale.
Con la Nuova politica regionale (NPR), la Confederazione e i Cantoni sostengono lo sviluppo economico delle regioni di montagna, delle aree rurali e delle regioni frontaliere. Nel 2024 ha preso il via il terzo programma di attuazione pluriennale della NPR (2024–2031). Se da un lato le attuali priorità di promozione tematiche («industria» e «turismo») sono mantenute, dall’altro è prevista la possibilità di sostenere, a determinate condizioni, piccoli progetti infrastrutturali con contributi a fondo perso. Inoltre, tra i temi trasversali verrà dato particolare risalto all’economia locale, che andrà a completare l’orientamento alle esportazioni della NPR, allo sviluppo sostenibile e alla digitalizzazione.
Serquet, G., Rebetez, M. Relationship between tourism demand in the Swiss Alps and hot summer air temperatures associated with climate change. Climatic Change108, 291–300 (2011). https://doi.org/10.1007/s10584-010-0012-6
Giornate dell’apicoltura a Lucerna: riflettori puntati sulla filiera delle api e del miele
I prodotti dell’apicoltura sono tanti: miele, propoli e cera d’api sono quelli più conosciuti. Per dare visibilità all’intera filiera, l’associazione lucernese degli apicoltori (Verband Luzerner Imkervereine) ha organizzato a Sempach la prima edizione delle giornate lucernesi dell’apicoltura. L’evento si è articolato in due parti, una destinata a un pubblico di specialisti (apicoltori e attori economici), l’altra al grande pubblico con un’ampia offerta di informazioni e prodotti apistici regionali.
L’evento dedicato all’apicoltura organizzato a Sempach (Lucerna) ha attirato un folto pubblico. Se la prima giornata congressuale era rivolta agli specialisti (apicoltori e attori economici), la seconda ha attirato un largo pubblico di ogni età. I circa 600 visitatori hanno potuto sperimentare in prima persona l’importanza delle api per la nostra vita e la grande varietà di temi e di prodotti che ruotano attorno a questi preziosi insetti. L’evento ha anche offerto l’occasione per ribadire in modo inequivocabile il loro ruolo centrale di impollinatori di piante naturali e coltivate. Se ci pensiamo bene, le api sono gli animali da allevamento più importanti in assoluto, poiché con la loro attività di impollinazione non solo promuovono la biodiversità ma sostengono anche indirettamente la diversità delle specie.
«Le giornate dell’apicoltura di Lucerna sono state un successo su tutta la linea, tanto che abbiamo deciso di riproporle anche l’anno prossimo. Vi aspettiamo!»
Beat Lichtsteiner, responsabile del progetto «Giornate dell’apicoltura di Lucerna»
Le giornate dell’apicoltura di Lucerna hanno offerto tante occasioni per scoprire, degustare e imparare:
colonia di api in un’arnia in plexiglas con griglia di protezione (voliera)
degustazione di diversi tipi di miele
ricette a base di miele o idromele (vino di miele)
degustazione di birra, brandy e whisky al miele
produzione di fogli cerati
cosmetici e rimedi naturali a base di prodotti apistici
apiterapia per la cura dell’asma e la desensibilizzazione
giardini seminaturali
installazione e manutenzione di casette per api selvatiche.
Prodotti regionali, sostenibili e rispettosi dell’ambiente
Con un approccio orientato alla sostenibilità e alla consapevolezza ambientale, l’evento per il largo pubblico («Bienenzauber») si è concentrato sulla presentazione di prodotti regionali, caratterizzati da un consumo minimo di energia grigia. La loro produzione, il trasporto e il consumo diretto sul posto hanno un impatto ambientale nettamente inferiore rispetto ai prodotti che arrivano da lontano. Inoltre, il consumo di prodotti regionali rafforza l’economia locale e sostiene le piccole imprese a conduzione familiare.
L’idea di organizzare un congresso per rafforzare la filiera apistica è stata realizzata grazie ai fondi della Nuova politica regionale (NPR) e a fondi e prestazioni propri dei promotori. Il progetto prevede uno sviluppo graduale a tre fasi che permetterà di acquisire preziose conoscenze e ottimizzare costantemente l’organizzazione. La prima fase, attuata con successo nel 2024, prevedeva lo svolgimento di due giornate congressuali: una destinata al target principale della filiera, ossia gli apicoltori, e volta a fornire conoscenze approfondite a un pubblico specializzato; l’altra intesa quale festival destinato a un largo pubblico.
Incentivare i partenariati locali
Nella seconda fase è prevista una terza giornata che permetterà di mettere in rete il gruppo target principale degli apicoltori con attori economici regionali e imprese, allo scopo di promuovere la cooperazione, dare maggiore visibilità alla filiera e facilitare potenziali joint venture o partenariati. In questa giornata verrà inoltre promosso il dialogo con gli attori politici.
Nella terza fase di sviluppo verrà organizzata una quarta giornata destinata a sensibilizzare bambini e adolescenti su temi quali la diversità delle specie animali e vegetali, il mondo degli insetti, la sostenibilità e la produzione regionale. A tempo debito si cercheranno partner in grado di contribuire all’organizzazione di questa quarta giornata.
«Grazie al contributo NPR abbiamo potuto realizzare l’idea in tempi brevi e con un alto livello qualitativo. In questo progetto l’effetto leva di un contributo relativamente modesto è enorme».
Beat Lichtsteiner, responsabile del progetto «Giornate dell’apicoltura di Lucerna»
Negli scorsi anni non è sempre stato facile viaggiare. L’evoluzione prima e dopo la pandemia mostra però che in Svizzera si tende a intraprendere viaggi sempre più lunghi e sempre meno sostenibili. Una tendenza che l’Accademia della mobilità del Tcs ha voluto contrastare lanciando il progetto «bleib hier» (resta qui), sostenuto anche dall’Ufficio di coordinamento per la mobilità sostenibile (como). Il progetto promuove una mobilità più lenta, più leggera e più locale e propone diverse offerte: vacanze a casa, microavventure nella regione e possibilità di campeggio con bici cargo. Il campeggio con bici cargo è la proposta che ha riscontrato maggiore successo.
Una gita in camper, un viaggio in autobus in Ungheria per far visita ai parenti, una giornata di sci o un viaggio in aereo in Irlanda: sono gli spostamenti che facciamo nel tempo libero a rappresentare la fetta più consistente del traffico totale in Svizzera e non tanto quelli quotidiani per andare al lavoro. Nel settore della mobilità, l’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante, responsabile di ben il 18 % delle emissioni totali di gas serra in Svizzera. I viaggi a scopo di vacanza (escluso il traffico del tempo libero quotidiano) rappresentano il 55 % del totale delle distanze percorse nel tempo libero. Una percentuale in costante aumento.
Rispetto alla mobilità pendolare che è contraddistinta da tragitti sempre identici, quella ricreativa è estremamente diversificata, spontanea, e dipende molto dall’attività che si intende praticare o alla quale si vuole partecipare. È quindi molto difficile sviluppare strategie e pianificazioni per rendere sostenibile il traffico del tempo libero. C’è però una costante: la mobilità del tempo libero è dominata dal traffico individuale motorizzato, utilizzato praticamente per tutte le attività. La buona notizia è che si stanno delineando nuove tendenze nel comportamento di viaggio: gli svizzeri scelgono sempre più spesso di trascorrere le vacanze in Svizzera o nei Paesi confinanti.
Alla luce di queste considerazioni e degli sviluppi osse- rvati, l’Accademia della mobilità, una filiale del Tcs di Berna, ha lanciato nel 2020 il progetto «bleib hier» («resta qui») con l’obiettivo di sviluppare entro tre anni (fase pilota) modelli commerciali sostenibili per la mobilità del tempo libero. La domanda che i promotori si sono posti era come promuovere un approccio più frugale e più sostenibile, ma comunque arricchente, alla mobilità e al consumo nel tempo libero. Il motto del progetto era «più lento, più leggero, più locale».
Il primo elemento del motto si riferisce alla necessità di rallentare e promuovere la mobilità lenta come forma di viaggio a basso consumo di risorse. Si aggiungono poi gli altri due aspetti: quello del viaggiare più leggeri riducendo i materiali e consumando in modo più frugale, e quello del viaggiare locale focalizzato su brevi distanze e offerte regionali. Jonas Schmid, responsabile del progetto, dichiara che per essere interessanti le attività del tempo libero non devono per forza implicare lunghe distanze e alti consumi.
Vacanze a casa e campeggio con bici cargo
Il progetto è iniziato nel 2020 con una serie di interviste a esperti e inchieste sul comportamento della popolazione svizzera nel tempo libero. In base ai risultati sono state sviluppate tre offerte principali: vacanze a casa (Homelidays), microavventure di prossimità e campeggio alternativo nella regione. L’offerta Homelidays è stata abbandonata durante la fase pilota per mancanza di domanda.
L’attenzione si è quindi concentrata sulle microavventure con bici cargo elettriche (carvelo) e su possibilità di campeggio alternativo nella regione. Il progetto ha puntato tutto sulla ciclomobilità elettrica (bici e bici cargo): l’offerta comprendeva tour in bici cargo elettrica attraverso la Svizzera, offerte per vacanze in famiglia con pernottamento, campeggio con bici cargo e microavventure con bici elettriche. In collaborazione con alcuni negozi della città di Berna sono state approntate bici cargo «a tema», come per esempio con stand up paddle gonfiabile, con attrezzatura da campeggio, con tutto il necessario per una grigliata o con rimorchio. Sono state testate almeno una dozzina di offerte.
In collaborazione con il campeggio Eymatt di Berna sono state proposte anche bici cargo elettriche con microcaravan con attrezzatura da campeggio e consigli di itinerario e pernottamento. Secondo Jonas Schmid, l’offerta di campeggio con bici cargo elettriche è stata senza dubbio il maggiore successo del progetto.
Emanuel Freudiger, TCS
Bilancio
Dopo la conclusione del progetto, nell’autunno 2022, è stato stilato un bilancio in base ai risultati e alle esperienze maturate. Ad eccezione dell’offerta di campeggio e di alcune offerte con bici cargo prenotabili per attività ricreative, durante la fase pilota non è stato possibile sviluppare nuovi modelli commerciali. Di positivo c’è però che l’offerta di campeggio con bici cargo è stata accolta molto bene. Questa iniziativa verrà estesa e ulteriormente sviluppata nei campeggi tcs di tutta la Svizzera.
La fase pilota si è svolta in piena pandemia. Secondo Jonas Schmid la situazione particolare ha avuto un enorme impatto sul progetto. «Da un lato ci offriva dei vantaggi, dall’altro però imponeva enormi restrizioni», racconta. A causa delle limitazioni imposte dalla pandemia le persone hanno dovuto ripiegare sulle offerte regionali, ma allo stesso tempo la concorrenza è aumentata in modo massiccio. Inoltre, era difficile promuovere il progetto nei media perché l’informazione era tutta focalizzata sui temi legati alla pandemia. Finita la crisi, la bilancia è tornata a pendere dall’altra parte: «Non appena è stato possibile viaggiare e volare senza restrizioni, la gente ha ripreso a farlo».
Emanuel Freudiger, TCS
Interessante per le città
A mo’ di insegnamento per progetti futuri, Schmid sottolinea quanto sia centrale la comunicazione: «Senza una presenza mediatica e senza piattaforme per diffondere le offerte, è estremamente difficile far decollare un progetto». È importante anche un intenso lavoro di messa in rete tra offerte turistiche e fornitori di mobilità attiva condivisa, per esempio tra offerte locali per il tempo libero e servizi di bici e monopattini elettrici condivisi, già ampiamente utilizzati nelle città.
«Ci siamo impegnati a fondo per creare partenariati con gli operatori turistici», spiega Schmid. Le organizzazioni di marketing turistico sono poco interessate a promuovere offerte locali destinate alla popolazione residente. «Devono generare pernottamenti, mentre per noi sono interessanti i piccoli partner locali, come quelli di Berna che offrono bici cargo per il tempo libero». L’elemento centrale del progetto «bleib hier» è la prossimità tra utenti e offerta. Anche la cooperazione diretta con le città è particolarmente interessante: «Le città vogliono essere e rimanere attrattive non solo per i residenti ma anche per i turisti. E poi, le offerte come quelle del nostro progetto sono interessanti per le città perché permettono loro di raggiungere gli obiettivi climatici». Un aspetto che diventerà sempre più importante nei prossimi anni.
Economia circolare, un’opportunità anche per le regioni
Pirmin Schilliger & Urs Steiger
L’economia circolare figura da decenni nell’agenda per la transizione ecologica. Negli anni è divenuta un modello integrato e maturo che punta a rendere sostenibili le attività economiche. Ora si tratta di applicarlo all’economia nel suo insieme, e quindi anche allo sviluppo regionale, integrandolo per esempio nella Nuova politica regionale (NPR).
Nell’economia globale il 90 per cento dei materiali proviene da materie prime di nuova estrazione e, tra queste, il 40 per cento è costituito da fonti energetiche fossili. Da questi semplici dati emerge in tutta la sua evidenza la necessità di adottare un modello economico che utilizzi le risorse con parsimonia. Il concetto di economia circolare offre un approccio basato su un sistema di energie rinnovabili e cicli dei materiali chiusi. Le sostanze inquinanti e nocive per la salute andrebbero inoltre sostituite con sostanze non pericolose.
Il principio dell’economia circolare
Il concetto di economia circolare è stato introdotto agli inizi degli anni 1990 dall’economista britannico David W. Pearce a partire dai principi dell’ecologia industriale. Successivamente, Michael Braungart, chimico tedesco e professore di ingegneria di processo, e l’architetto americano William McDonough hanno sviluppato ulteriormente quest’approccio tra la fine degli anni 1990 e l’inizio degli anni 2000. Nel loro libro «Cradle to Cradle. Remaking the Way We Make Things»1 auspicano l’adozione di un sistema di produzione profondamente nuovo nel quale i materiali non vengono più conferiti in discarica o inceneriti e le sostanze non biodegradabili sono riutilizzate per produrre nuovi oggetti.
In base al principio «cradle-to-cradle» (C2C, letteralmente «dalla culla alla culla») l’economia circolare distingue tre categorie di sostanze:
➊ i beni di consumo – come detergenti, shampoo o materiali di imballaggio – devono essere sistematicamente prodotti con sostanze biologiche in modo da essere compostabili e degradarsi nell’ambiente senza lasciare alcuna traccia inquinante;
➋ i beni durevoli – come auto, lavatrici o televisori – costituiti da componenti e materiali «tecnici» vanno progettati in modo tale che alla fine del loro ciclo di vita possano essere completamente scomposti in elementi riutilizzabili; in tal modo i materiali sono ripetutamente reimmessi nel sistema di produzione industriale;
➌ sostanze considerate rifiuti che vengono inceneriti o conferiti in discarica: nell’economia circolare questa categoria di sostanze non esiste praticamente più.
Michael Braungart, uno degli ispiratori dell’economia circolare, sottolinea che questa non punta semplicemente a ridurre o minimizzare i rifiuti, quanto piuttosto a evitarne la produzione. Nel caso in cui i materiali impiegati per i beni durevoli non possano (ancora) essere sostituiti da materiali riciclabili, bisogna almeno ridurre il consumo di risorse e prolungare la durata di vita dei prodotti.
L’eliminazione graduale dei combustibili fossili è un presupposto imprescindibile per realizzare un’economia circolare. Se politicamente la Svizzera è sulla buona strada nella promozione della transizione energetica, l’inclusione di tutti i flussi di materiali in un ciclo rappresenta un’enorme sfida. Affinché la trasformazione abbia successo, è necessario fare ulteriori passi avanti, anche a livello politico. Secondo Braungart, fintanto che i contribuenti saranno disposti a pagare per lo smaltimento dei rifiuti in costosi impianti di incenerimento, non vi è alcuna ragione che spinga i produttori ad applicare volontariamente il principio C2C (dalla culla alla culla).
La trasformazione dell’economia lineare in economia circolare è un progetto globale interdisciplinare che deve coinvolgere tutti gli attori e tutte le fasi del ciclo di vita dei prodotti, dall’estrazione delle materie prime allo sviluppo e al design dei prodotti, passando per la produzione, la distribuzione/logistica, il consumo e la gestione dei rifiuti. Quest’ultima permette di evitare di smaltire i materiali, reimmettendoli nel ciclo produttivo come materie prime secondarie. L’economia circolare concerne però anche le modalità di fruizione dei prodotti e quindi anche i modelli di business. Gli imperativi sono noleggiare (anziché acquistare), condividere (anziché possedere), riparare/ricondizionare/rinnovare (anziché gettare). Con le loro abitudini e i loro comportamenti, i consumatori e le consumatrici possono contribuire in misura determinante al cambio di paradigma.
Successo economico grazie alla circolarità
Nell’ambito della produzione, la circolarità chiama in causa soprattutto le aziende. Con prodotti come sedie, scarpe da ginnastica o moquette, diverse aziende pioniere hanno già dimostrato che i modelli di business circolari possono rivelarsi redditizi. La Forster Rohner di San Gallo, per esempio, ha sviluppato imbottiture rivestite compostabili per sedie d’ufficio e sedili degli aerei. Solo poche aziende sono però in grado di soddisfare le rigorose esigenze del label «C2C». Uno degli esempi è rappresentato dalla Vögeli Druck di Langnau, la prima tipografia al mondo ad aver ottenuto, nel 2016, la certificazione C2C Gold.
Nell’industria metallurgica e meccanica, la transizione verso l’economia circolare passa generalmente da un percorso di ottimizzazione articolato in più fasi. Grazie ai miglioramenti apportati ai processi, per produrre i lavelli da cucina oggi la ditta Franke consuma tre quarti di energia in meno e solo la metà dell’acciaio inossidabile rispetto ad alcuni anni fa. Nell’industria è ormai prassi corrente riciclare molti metalli, in particolare il platino, l’oro e il palladio, semplicemente perché sono troppo preziosi per finire tra i rifiuti. Inoltre, molti metalli possono essere facilmente rilavorati per poi essere utilizzati in un successivo ciclo di produzione senza perdite di qualità. Ogni anno, in Svizzera, circa 1,6 milioni di tonnellate di rottami di ferro e acciaio vengono trasformati in acciaio da costruzione e acciaio inossidabile e 3,2 milioni di tonnellate di rifiuti urbani raccolti in modo differenziato sono rimessi in circolo. Nell’edilizia e nell’ingegneria civile, quasi 12 milioni di tonnellate di materiali di demolizione come cemento, ghiaia, sabbia, asfalto e muratura – ovvero i due terzi del totale – vengono riciclati. Secondo David Hiltbrunner della sezione Cicli delle materie prime dell’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), 5 milioni di tonnellate di materiali da demolizione e 2,8 milioni di tonnellate di rifiuti urbani sfuggono (ancora) ogni anno al riciclo.
Le fibre tessili, le plastiche e i materiali compositi, i rottami elettronici, le sostanze chimiche e alcuni rifiuti biogenici restano complessi da gestire in un’ottica di economia circolare. Si tratta infatti di materiali che possono essere scomposti e riciclati solo con un enorme dispendio. Tuttavia, il numero di aziende che sviluppano modelli di business innovativi basati sui principi dell’economia circolare sta crescendo anche nei settori più difficili. Alcuni esempi: la ditta Mobili Pfister propone dal 2018 una collezione di tende con la certificazione C2C Gold, la start-up TRS (Tyre Recycling Solutions) con sede a Yvonand (VD) rigenera o ricicla vecchi pneumatici e la Bauwerk di St. Margrethen (SG) ricondiziona vecchi pavimenti in parquet.
Per rendere riciclabili anche i beni di consumo più complessi, come lavatrici, computer o automobili, occorre però creare condizioni quadro adeguate. La direttiva UE sulla progettazione ecocompatibile (direttiva Eco-Design) e la direttiva quadro (sempre dell’UE) sui rifiuti, per esempio, esigono esplicitamente la promozione di modelli di produzione e consumo sostenibili, in particolare una progettazione orientata alla durabilità, la riparabilità degli apparecchi elettrici, misure contro lo spreco alimentare e campagne di informazione per la popolazione. In alcuni Paesi europei l’attuazione è già molto avanzata. Da dieci anni i Paesi Bassi privilegiano la circolarità nelle procedure di appalto pubbliche e acquistano beni e servizi che soddisfano il principio C2C per un valore di diverse decine di miliardi di euro. Con il Piano d’azione per l’economia circolare adottato nel 2020, l’UE ha ulteriormente intensificato i propri sforzi. Attualmente si sta discutendo di estendere la direttiva Eco-Design a tutti i beni di consumo: l’Europa vuole abbandonare definitivamente il modello di economia lineare fondato sull’usa e getta. Le direttive europee si applicano anche a tutti i produttori svizzeri che vogliono esportare prodotti nei Paesi dell’UE.
Non è un caso che la progettazione ecocompatibile sia al primo posto nel piano d’azione dell’UE: fino all’80 per cento dell’impatto ambientale dei prodotti è determinato nella fase di progettazione, così come la loro durata di vita e la loro riparabilità. Inoltre, vale la regola ecologica della sufficienza, secondo cui bisogna prolungare la vita utile degli oggetti il più a lungo possibile prima di riciclarli. Un uso parsimonioso delle risorse limitato allo stretto necessario evita il funzionamento a vuoto e ulteriori costi successivi. Secondo Hiltbrunner, tutte le strategie che vanno nel senso di un utilizzo delle sostanze e dei materiali più economico, efficiente e duraturo contribuiscono all’economia circolare.
L’agenda svizzera
Anche in Svizzera l’economia circolare rappresenta una delle priorità dell’agenda politica. La ragione è semplice: in nessun altro Paese la quantità di rifiuti urbani prodotta pro capite è così elevata, e questo nonostante l’alto tasso di riciclo.
Attualmente gli interventi depositati in Parlamento che concernono l’economia circolare sono almeno otto. Il più importante è l’iniziativa parlamentare 20.433 «Rafforzare l’economia circolare svizzera» con il relativo rapporto della Commissione dell’ambiente, della pianificazione del territorio e dell’energia del Consiglio nazionale dell’11 ottobre 2021. Questa primavera il Consiglio federale ha fatto il punto della situazione e intravede un enorme potenziale per l’economia circolare nei settori delle costruzioni e delle abitazioni, dell’agricoltura e dell’industria alimentare, della mobilità, dell’ingegneria meccanica e dell’industria chimica. L’Amministrazione federale ha identificato una serie di prescrizioni e norme che ostacolano l’economia circolare e sta valutando in che modo eliminare gli ostacoli. Appare chiaro che gli aspetti dell’economia circolare, approccio che presuppone un uso parsimonioso delle risorse, dovranno essere integrati nelle politiche settoriali della Confederazione. Il Consiglio federale ritiene che la strada migliore sia un coordinamento con la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 della Confederazione e con le strategie nazionali di lungo periodo in materia di clima, economia e agricoltura.
Finora la promozione dell’economia circolare non è stata una priorità esplicita della NPR, ma ne diventerà parte integrante a partire dal prossimo periodo di programmazione. È quanto auspica anche Romed Aschwanden, direttore del Centro di studi «Culture delle Alpi» dell’Università di Lucerna con sede a Altdorf, secondo cui la NPR dovrebbe orientarsi in modo radicale al principio della sostenibilità. A detta di Aschwanden, presto il problema principale nelle regioni periferiche non saranno tanto le disparità salariali quanto i cambiamenti climatici. Gli uffici competenti, primo fra tutti la SECO, e i servizi cantonali responsabili della NPR hanno già avviato i necessari lavori preparatori. Il quadro di riferimento è rappresentato dai diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite che sono parte integrante dell’Agenda 2030, un programma d’azione globale su cui poggia anche la Strategia per uno sviluppo sostenibile 2030 adottata dal Consiglio federale. La Direzione per la promozione della piazza economica della SECO potrà partire da questa base per integrare le idee e gli obiettivi dello sviluppo sostenibile nella NPR. Secondo Ueli Ramseier, che per conto della SECO coordina i lavori per l’integrazione della dimensione della sostenibilità nella NPR, l’economia circolare svolgerà un ruolo importante per l’ambito tematico prioritario «consumo e produzione sostenibili». Inoltre, da anni la NPR promuove le energie rinnovabili e la progettazione di insediamenti sostenibili e resilienti nell’ambito del tema prioritario «clima, energia e biodiversità».
L’allineamento della NPR con gli obiettivi di sviluppo sostenibile va inteso come un’evoluzione e un completamento della NPR piuttosto che come un cambiamento di sistema. Nel periodo di programmazione 2024-2027, i contributi agli aspetti sociali ed ecologici dello sviluppo sostenibile saranno ampliati e avranno un peso maggiore. La NPR continuerà a focalizzarsi sull’economia regionale, ma i servizi cantonali responsabili e la SECO saranno chiamati a cofinanziare un numero maggiore di progetti NPR incentrati sull’economia circolare. Ueli Ramseier conferma comunque che la NPR manterrà i propri obiettivi generali, ossia rafforzare la competitività delle regioni, creare posti di lavoro, mantenere l’occupazione decentrata del territorio ed eliminare le disparità regionali.
Sfruttare i punti di forza della politica regionale
Anche se a prima vista non si direbbe, le regioni svolgono un ruolo importante nella promozione dell’economia circolare. Lo scorso anno regiosuisse ha deciso di cogliere la sfida. Lorenz Kurtz, capoprogetto, spiega che regiosuisse intende costruire un know-how in questo campo, diffondere le conoscenze necessarie e sviluppare ausili concreti per le regioni. Nell’ambito della comunità delle conoscenze «Economia circolare e sviluppo regionale», regiosuisse ha messo a punto un toolbox nel quale sono raccolte le conoscenze acquisite con esempi di buona prassi, ausili pratici e possibili approcci. Per favorire l’implementazione di questo tema complesso nelle regioni, nel marzo 2022 regiosuisse ha organizzato un workshop online (RegioLab Economia circolare) su come integrare l’economia circolare a livello strategico.
Si schiudono quindi opportunità concrete per le regioni che si focalizzano già su temi e ambiti strutturati a livello regionale piuttosto che globale – agricoltura e silvicoltura, produzione alimentare, lavorazione del legno, energie rinnovabili, infrastrutture, servizi regionali e quindi anche turismo. Un’analisi sistematica dei flussi di materiali e delle catene di produzione in questi settori mostra che il potenziale regionale per l’economia circolare è enorme. Oltre alla formazione e al trasferimento di conoscenze, per promuovere l’economia circolare occorrono ulteriori incentivi finanziari. Servono fondi non solo per i progetti in sé, ma anche per il loro accompagnamento professionale e per l’elaborazione di strategie regionali di sviluppo dell’economia circolare. Secondo Ramseier, si potrebbe ampliare la promozione per i progetti particolarmente impegnativi che raggiungono il massimo livello in fatto di sostenibilità e aumentare i finanziamenti da parte della Confederazione.
Norman Quadroni, responsabile della politica regionale presso arcjurassien, vede nell’economia circolare una grande opportunità per utilizzare meglio le risorse naturali delle regioni rurali, di confine e di montagna e per valorizzarne altre, che in una prospettiva di sviluppo puramente orientata all’esportazione sarebbero trascurate. Inoltre, alcune attività economiche attualmente organizzate a livello internazionale potrebbero, secondo Quadroni, essere riportate nella regione e inserite in cicli corti. Grazie a qualità strutturali, come la prossimità e le dimensioni ridotte e controllabili, le regioni si prestano particolarmente per l’attuazione di processi circolari. La cooperazione interdisciplinare e interaziendale in rete, attuata da sempre dalla NPR, risulta infatti essere particolarmente preziosa in un’ottica di economia circolare.
Oltre a regiosuisse, varie altre organizzazioni offrono agli attori interessati know-how, conoscenze e coaching in materia di economia circolare:
Go for impact associazione creata in collaborazione con l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM) con l’obiettivo di promuovere politicamente ed economicamente l’economia circolare in Svizzera e contribuire alla sua realizzazione.
Circular Economy Switzerland movimento che promuove l’economia circolare e che gode di un ampio sostegno economico, politico e sociale. Gestisce una piattaforma rivolta a tutte le organizzazioni, aziende e persone interessate all’economia circolare. Ha redatto una Carta per l’economia circolare e sostiene una serie di iniziative fornendo conoscenze, organizzando workshop e portando attività di lobbying a livello politico.
CircularHubpiattaforma aperta di conoscenze e di messa in rete per promuovere l’economia circolare in Svizzera, che propone alle start-up e alle imprese innovative offerte di formazione, consulenza e accompagnamento di progetto.
Rete Svizzera per l’efficienza delle risorse (Reffnet) rete di esperti che forniscono consulenza e supportano le aziende in vista dell’elaborazione di un piano di misure con interventi concreti volti ad aumentare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse.
Ressource pressure design method metodo di progettazione basato sulla pressione sulle risorse e sviluppato da un gruppo di ricerca dell’EMPA nell’ambito del PNR 73 «Economia sostenibile», con il quale si vuole contribuire all’adozione di decisioni più sostenibili nella progettazione di prodotti e di servizi.
PRISMA comunità di interessi delle aziende dell’industria alimentare, dei beni di consumo e degli imballaggi che si impegna per implementare l’economia circolare nel settore del confezionamento.
Prozirkula centro di competenza per gli appalti pubblici circolari che promuove l’integrazione dei principi dell’economia circolare nelle procedure di gara pubbliche e private. Offre consulenza, trasferimento di conoscenze e networking (vedi anche articolo Verso appalti pubblici circolari).
PAP piattaforma di conoscenze sugli appalti pubblici sostenibili.
Kompass Nachhaltigkeit piattaforma di conoscenze finanziata dalla SECO e gestita congiuntamente dalla fondazione Pusch e dall’associazione öbu (associazione per l’economia sostenibile in Svizzera).
Idee, iniziative e progetti riguardanti l’economia circolare
Agricoltura/alimentari
Star’Terreiniziativa intercantonale nella regione del Lago Lemano che promuove la produzione e la commercializzazione regionale di prodotti agricoli e alimentari e cicli di produzione e consumo corti (vedi articolo Tra agricoltura e start-up).
Azienda di orticultura Gebr. Meier Primanatura AG, Hinwil ZH l’azienda possiede serre a zero emissioni di CO2 riscaldate grazie al calore recuperato dal vicino impianto di incenerimento dei rifiuti. Anche il CO2 utilizzato per favorire la crescita degli ortaggi proviene dall’inceneritore o viene aspirato e filtrato dall’aria.
Acquaponicatipologia di agricoltura mista ad allevamento sostenibile basata su una combinazione di acquacoltura e coltivazione idroponica. La Scuola universitaria di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) studia questo settore e offre workshop e corsi per le persone interessate.
«Kreislaufwirtschaft im Seeland» (progetto NPR 2021–2023)progetto con il quale ristoranti, panetterie e mense scolastiche della regione del Seeland cercano, insieme ad altri attori (produttori di ortaggi, consumatori), di chiudere i cicli della catena del valore.
Centravo AG, Lyss (BE)azienda che da 25 anni ricicla sottoprodotti e materiali residui di origine animale risultanti dai processi di macellazione.
Finge Funghi AGazienda zurighese che produce funghi bio da sottoprodotti della macinazione (crusca di grano).
RethinkResourcestart-up che ha creato «Circado», un mercato B2B che favorisce il recupero e il riciclo di sottoprodotti dell’industria alimentare.
Ricoter Erdaufbereitung AG azienda fondata nel 1981 con sedi a Aarberg (BE) e Frauenfeld (TG) che produce terra per giardini a partire da rifiuti organici di raffinerie di zucchero.
Eberhard Bau AGazienda da 40 anni pioniera del riciclaggio di materiali edili, che trasforma rifiuti da costruzione e demolizione in materie prime secondarie senza perdite di qualità.
Neustark, Bernaazienda bernese specializzata nella cattura del CO2 atmosferico nel granulato di calcestruzzo riciclato.
Pianificazione integrata e gestione congiunta di zone industriali e artigianali progetti a Le Locle (NE), St-Imier (NE) , Val-de-Ruz (NE), Sensebezirk BE (zone di attività), Sierre VS (Ecoparc di Daval, vedi articolo Meno è di più), Schattdorf (UR) ecc.
enoki, Friburgostart-up friborghese che progetta e pianifica quartieri e città circolari.
Terrabloc, Ginevraazienda ginevrina che produce materiali di costruzione e isolanti a partire dall’argilla.
VADEMEprogetto Interreg che punta a una soluzione coordinata per il riciclo degli inerti minerali nella regione di Ginevra e Annecy (vedi articolo VADEME, ridare vita ai rifiuti minerali).
ORRAPprogetto Interreg (2016–2019) per il riciclo dell’asfalto nella regione di Basilea.
Iniziative, progetti, strategie
AlpLinkBioEcoprogetto Interreg conclusosi nell’aprile 2021 nell’ambito del quale è stato ideato un generatore di catene di valore e un masterplan per un’economia circolare basata su materie prime naturali locali nello Spazio alpino.
Sharelystart-up che gestisce una piattaforma per noleggiare oggetti d’uso quotidiano.
Make furniture circulariniziativa della fondazione Pusch e del Fondo pionieristico Migros per promuovere la fabbricazione di mobili con materiali riciclati.
Riparazione, riuso, ricicloiniziative regionali per promuovere la riparazione, il riuso e il riciclo di oggetti, tra cui Second hand Day, negozi dell’usato, officine/caffè riparazione, centri di riciclo e riuso ecc.
Economia circolare nel Parc Naturel Régional Chasseralrilocalizzazione di catene del valore, conservazione e valorizzazione di risorse naturali locali.
Plattform 1PECborsa delle idee per promuovere l’economia circolare in Vallese.
Kreislaufwirtschaft Oberwallis progetto per promuovere l’economia circolare in una regione rurale (sostenuto dal programma «Sviluppo sostenibile», ARE, 2022).
Share Gallenrete e piattaforma di condivisione a San Gallo (progetto sostenuto dal programma «Sviluppo sostenibile», ARE, 2018).
Programma «Promozione della filiera legno» del Cantone di Vaud (progetto NPR): promozione della filiera regionale del legno, quale materia prima e vettore energetico rinnovabile, con l’obiettivo di aumentare il valore aggiunto in tutte le fasi di produzione e trasformazione.
Come si può integrare la circolarità nell’economia regionale e nella società? Come si può promuoverla in modo mirato? Secondo Tobias Stucki, professore di economia e codirettore dell’Istituto per il business sostenibile della SUP di economia di Berna, la transizione circolare presuppone un ripensamento – e se del caso una riorganizzazione – delle catene di approvvigionamento globali. Il problema maggiore non è tanto la logistica, quanto i prodotti stessi. La questione fondamentale è decidere quali materiali e quali sostanze utilizzare.
Secondo Antonia Stalder, direttrice di Prozirkula, si dovrebbe limitare la circolazione globale delle merci: in futuro ricondizioneremo, ripareremo e condivideremo molti più prodotti e apparecchi sia su scala regionale che locale. Per quanto sia da tempo un tema di discussione, la transizione dall’economia lineare a quella circolare si trova tuttora allo stato embrionale.
Marie-Amélie Dupraz-Ardiot, sustainability manager nonché responsabile per il Canton Friburgo della strategia per lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare, è convinta che la circolarità diventerà un elemento fondamentale dell’economia perché è un importante fattore di abbattimento dei costi, di competitività e di resilienza e aiuta in particolare le regioni a rafforzare la loro capacità di resistenza economica. Le attuali condizioni quadro normative, per esempio la revisione della legge federale sugli acquisti pubblici, offrono già un certo margine di manovra per promuovere l’economia circolare. A livello internazionale, però, l’UE è molto più avanti e ha già adottato basi normative vincolanti.
Marie-Amélie Dupraz-Ardiot spera che la revisione della legge sulla protezione dell’ambiente darà presto lo slancio necessario anche in Svizzera. Sottolinea inoltre che occorre avviare un’ampia campagna di formazione e aggiunge che per implementare con successo l’economia circolare servono persone capaci che dispongano delle conoscenze e delle competenze necessarie. La conclusione unanime è che a tutti i livelli c’è tuttora un forte bisogno di formazione teorica e pratica, consulenza e sviluppo.
Fine marzo, tempo di fioritura, anche per i ciliegi della fattoria della famiglia Meier a Rotkreuz (ZG). La coltivazione di ciliegie è un affare di famiglia iniziato dal padre dell’attuale titolare, nel pieno rispetto della tradizione della regione. Se Peter Meier può coltivare ciliegi ad alto fusto – che richiedono interventi e trattamenti onerosi – e produrre coprendo i costi, lo deve tra l’altro a un progetto di sviluppo regionale (PSR). I PSR sono promossi dall’Ufficio federale dell’agricoltura (UFAG) e mirano a promuovere la creazione di valore nell’agricoltura e la collaborazione regionale.
Il PSR «Zuger Rigi Chriesi», che interessa il Cantone di Zugo e la regione del Rigi, ha creato i presupposti per rivalorizzare il ciliegio nell’agricoltura. Nell’ambito del progetto sono stati piantati nuovi ciliegi ad alto fusto. Il lavoro principale è stato però quello di individuare canali di vendita per quantitativi consistenti sia nel commercio al dettaglio che nella ristorazione, avvalendosi di un marketing professionale. Le ciliegie prodotte nella regione possono così essere vendute dalla grande distribuzione e come ciliegie industriali, in un mercato fino a quel momento dominato dai prodotti importati a basso prezzo. Un successo: i coltivatori sono tornati a vendere più ciliegie a un prezzo pressoché doppio.
Tra il 2011 e il 2018 sono stati piantati oltre 2500 nuovi ciliegi ad alto fusto. Un modesto rimpiazzo per i quasi 70 000 alberi scomparsi nella seconda metà del 20° secolo. I ciliegi esaltano la bellezza del paesaggio e sono una fonte di nutrimento per le api, ma soprattutto forniscono frutti utilizzati nella fabbricazione di prodotti locali e tradizionali. Un esempio emblematico è la torta al kirsch (Zuger Kirschtorte), che dal 2008 figura nell’Inventario del patrimonio culinario della Svizzera e per la cui produzione possono essere utilizzate solo ciliegie locali. Le ciliegie hanno quindi un futuro assicurato!
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